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Cogan – Killing Them Softly: La recensione del film con Brad Pitt

Nonostante il cast il film di Andrew Dominik non raggiunge la sufficienza. Peccato.

pubblicato 20 Ottobre 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 01:09

Cogan è uscito nei cinema il 18 ottobre. Il film con Brad Pitt è stato recensito dal nostro inviato a maggio 2012, in occasione del Festival di Cannes. Vi riproponiamo quel post. Che ci dite del film? Vi è piaciuto o no?

Jackie Cogan è un sicario professionista che viene chiamato ad investigare su un caso molto particolare per conto della mala. C’è infatti stato un colpo durante una partita di poker, simile ad un colpo altro avvenuto tempo prima. Solo che quel primo colpo ha già un colpevole, ed è proprio colui che conduce le partite, Markie. Ovviamente, è di nuovo lui il primo sospettato. Ma ai piani alti sanno che non può essere stato di nuovo Markie. Cogan deve quindi trovare la verità.

Il Drive di questa edizione del Festival di Cannes, dicono. Non esageriamo, visto che l’entusiasmo di alcuni attorno a Cogan – Killing Them Softly è vagamente eccessivo. Sia Nicolas Winding Refn che Andrew Dominik guardano al cinema che fu per rimodellarlo e ricostruirlo secondo i propri gusti, ma lì dove Drive trovava il suo punto di forza nell’azzeccare un mood innovativo, “puro” e unico utilizzando il solo mezzo cinematografico, Killing Them Softly decide di puntare sull’attualità della propria storia.

Il film, quindi, ha una sua identità. Il film incomincia con due ragazzi sbandati, Russell e Franky: quest’ultimo porta il suo amico da Johnny Amato, che avrebbe un lavoro per entrambi. Dovrebbero infatti fare irruzione durante una partita di poker coordinata da Markie Trattman per rubarne i soldi: l’uomo sarebbe facilmente il primo sospettato, avendo proprio lui in prima persona organizzato un colpo in precedenza durante una sua partita per intascare i soldi.

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Da questo momento in poi, Killing Them Softly segue la sua trama. Trama tutt’altro che complicata, comunque. La storia è piena di ingressi (e scomparse) di vari personaggi, tra cui ovviamente Jackie Cogan, interpretato da un fascinoso Brad Pitt – che entra in scena con The Man Comes Around di Johnny Cash -. Un sicario con una particolarità: non ama particolarmente uccidere le sue vittime, soprattutto quelle che conosce. Non gli piace vederle soffrire, sentirle urlare il nome della madre o lasciarle che si piscino addosso: “Preferisco ucciderli in modo delicato”, confessa al segretario dei mafiosi che controllano le partite.

Entra quindi in scena Mickey (James Gandolfini: nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista?), che viene da New York, ed è un amico di Jackie e un altro sicario. Non si vedono da un po’, e la loro chiacchierata seduti al tavolo di un bar rivela parecchie carte del film. Che è molto dialogato, con battute “saporite” e dirette, in cui si parla di sesso e droga, e in realtà poi poco di “lavoro”: di quello si parla spesso alla fine, e lo si risolve in quattro e quattr’otto. I personaggi sembrano usciti da un film dei Coen, mentre alcuni accorgimenti tecnici sono tipici di Tarantino.

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Ma molti elementi tecnico-artistici potrebbero derivare sia dai Coen che da Tarantino, segno che la loro natura postmoderna ha fatto non solo scuola, ma è un marchio che in molti si sentono in “diritto” di poter usare. Nulla di male, Andrew Dominik non è né il primo e non sarà di certo l’ultimo. Anche perché sembra essere decisamente conscio dello stile che userà: e quindi, per dare un’impronta personale ad una storia che già di per sé risulta semplice, e girata con stile “derivativo”, porta le vicende del romanzo Cogan’s Trade di George V. Higgins, targato 1974, nel 2008.

Come ben ricorderete, il 2008 è stato l’anno della campagna elettorale per l’insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, e la lotta era tra Obama e McCain. Nell’ultimo anno di Bush Jr. incominciava un periodo terribile a livello finanziario per gli States e il mondo intero. Possiamo dire che Killing Them Softly è a tutti gli effetti il primo “gangster” movie dell’epoca di crisi. Tutta la vicenda non solo ruota attorno al denaro, ovviamente, ma è letteralmente infarcita delle dichiarazioni dei già citati Obama, McCain e Bush Jr. sulla situazione economica e sulle loro manovre.

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Peccato che Dominik ci tenga a ricordarcelo ogni dieci minuti, inserendo questi discorsi, sentiti attraverso radio e televisori, all’interno delle scene stesse. Il problema sta forse nella durata del film, che è un vero e proprio concentrato con il quale ci si può anche divertire, ma che alla fin fine risulta frammentario e compresso. La mia personale impressione è che ci siano stati molti tagli voluti dagli Weinstein, come conferma la voce che il film inizialmente dovesse durare 150 minuti. Forse, dopo il flop de L’assassinio di Jesse James, nessuno se l’è sentita di dare totale carta bianca a Dominik, ma così credo possa essere stato rovinato un potenziale bel film.

Per dare un giudizio definitivo, quindi, bisognerà aspettare un po’, e vedere se esiste per davvero una director’s cut. Per ora, “questo” Killing Me Softly resta un film dalle potenzialità non sfruttate. Tecnicamente impeccabile, con solo alcuni ma efficaci momenti di vera e cruda violenza, a tratti marcati da uno stile che vuole essere a tutti i costi raffinatissimo (si veda l'”ultima scena” di Ray Liotta, tutta musica e rallenti), ma anche deludente rispetto alle aspettative, nonché sfacciato e pretenzioso nel maneggiare il tema politico. “L’America non è un paese. È un business”: lo spettatore è infarcito.

Voto di Gabriele: 5.5
Voto di Federico: 6,5

Killing Them Softly (U.S.A. 2012 – Thriller 104 minuti) di Andrew Dominik con Brad Pitt, Scoot McNairy, Ben Mendelsohn, James Gandolfini, Richard Jenkins, Vincent Curatola, Ray Liotta. Ecco il trailer italiano.

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