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Zero Dark Thirty: Recensione in Anteprima

Come è stato trovato Osama Bin Laden? Kathryn Bigelow, in Zero Dark Thirty, risponde al quesito

pubblicato 22 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:12

Le voci del dolore, della disperazione. Di chi era sugli aerei che si schiantarono sulle Torri Gemelli. Di chi era nelle Torre Gemelli. Di chi chiamava il 911 in cerca di aiuto. E’ proprio l’11 settembre del 2011, nel buio accecante delle voci dei protagonisti, a dare il ‘via’ a Zero Dark Thirty, discusso, contestato, atteso e bellissimo film di Kathryn Bigelow.

3 anni dopo la pioggia di Premi Oscar con The Hurt Locker, l’ex signora Cameron prova a riannodare i fili di un decennio, che ha segnato la storia recente dell’umanità. Da Ground Zero all’Afghanistan, passando per Guantánamo, una sanguinosa e costosa guerra, e la caccia all’uomo del terrore. Osama Bin Laden.

Rinviato in sala per ‘volere’ dei repubblicani, che temevano una pellicola pro-Barack Obama in piena campagna elettorale, Zero Dark Thirty pennella fatti e verità, fino ad oggi taciute, sull’operazione militare che ha segnato l’apparente fine di Al Qaeda. Per riuscire nell’impresa, Kathryn e Mark Boal hanno attinto da una quantità infinita di materiale, ‘segreto’ fino a pochi mesi fa, tanto dal dover tagliare oltre 3 ore di girato dal risultato finale finalmente approdato in sala. Ciò che ne è uscito fuori, è un capolavoro di tensione.


Nel 2009 The Hurt Locker arrivò alla Mostra del Cinema di Venezia senza lasciar particolari tracce. Il film uscì nei cinema di mezzo mondo raccogliendo poche briciole. Fino all’arrivo della stagione dei premi, che iniziò a sommergere la pellicola di riconoscimenti. Di Premi Oscar, alla fine, ne arrivarono 6, tra i quali Miglior Film, Regia e Sceneggiatura. Sconfitti, Avatar, Bastardi senza gloria, Up, Tra le Nuvole e A Serious Man. Uno scandalo, a detta del sottoscritto, che diede ancora più slancio al nuovo progetto firmato Bigelow. Un film sulla caccia ad Osama Bin Laden.

Migliaia di interviste sbobinate, documenti in mano alla Casa Bianca ‘prestati’ alla produzione, e soprattutto 10 anni di ‘storia’ da far diventare Cinema. Perché la cattura dell’uomo più ricercato del mondo, che ha coinvolto due Amministrazioni Presidenziali americane e causato una guerra, si deve ad un gruppo ristretto di agenti CIA e alla ferrea volontà di una donna, all’epoca inviata in Pakistan senza aver mai fatto nessun altro tipo di missione.

Prima di arrivare alla ‘fatidica’ notte del ritrovamento (in gergo militare Zero Dark Thirty rappresenta qualsiasi ora compresa nel buio della notte, in questo caso le 12:30 a.m.), tesa come una corda di violino, avvincente e girata in modo straordinario dalla donna più muscolare del cinema, Zero Dark Thirty ‘descrive’ gli eventi accaduti nei 10 anni precedenti. Le enormi difficoltà di una missione considerata ‘impossibile’ dagli stessi uomini CIA. Ma così non è stato. Per dar forza all’impresa, la Bigelow impone uno stile quasi ‘documentaristico’. Ciò che vediamo sembra autentico, è dettagliato, minuzioso. La cascata di nomi islamici che ci invade nella prima ora e mezza di film è spaventosa, ma decisiva per capire le varie svolte che passo dopo passo porteranno al ritrovamento di Osama. Dalle terribili torture dei primi anni, appoggiate dall’amministrazione Bush, si passa ai ‘normali’ interrogatori voluti da Barack Obama. Un cambio netto ed evidente, perfettamente rappresentato da un’unica scena, in cui la voce del primo Presidente nero scrive la parola fine alle barbarie delle precedenti Amministrazioni.

Ciò a cui assistiamo è un mirabolante racconto di ‘finzione’, straordinariamente credibile. Attraverso gli occhi scavati, preoccupati ma forti di Maya, interpretata da una magnifica Jessica Chastain, assistiamo alla voglia di riscatto di un’intera nazione. Nell’arco di 10 anni solo questa minuta ed elegante donna non abbandonò il ‘sogno’ di catturare Osama Bin Laden. Una donna contro tutti. Contro la CIA, i suoi capi, contro la stessa Casa Bianca, che farà passare 150 interminabili giorni prima di dare il via all’operazione ‘Zero Dark Thirty’.

Se alla Bigelow bisogna dare il merito di aver realizzato un’opera che con il passare dei minuti toglie sempre pià il respiro, a Boal non si possono non fare i complimenti per aver dato vita ad un difficilissimo script che vaga continuamente tra investigazione ed action, tra dramma e realtà. Nelle due ore e mezza di durata ammiriamo l’evolversi di un’operazione complessa ed articolata. Kathryn Bigelow non cede dinanzi all’orrore delle torture americane inflitte ai ‘terroristi’ catturati in Afghanistan. Il ‘waterboarding’, tecnica controllata di annegamento, toglie il fiato, per quanto brutale, umiliante e disumano.

Gli occhi inorriditi di una Chastain di ferro, praticamente Premio Oscar certificato, si tramutano scena dopo scena, con il passare degli anni, vissuti in quel Pakistan da lei odiato. Ma c’è una missione da compiere, e un mostro da catturare, un’ossessione da soddisfare. Uomini più robusti e forzuti di lei abbandonano il campo, perché esausti e consapevoli delle difficoltà. Ma non Maya. Una storia ‘da film’, per quanto clamorosamente romanzata, con una giovane donna al comando in un mondo fatto di soldati tatuati e palestrati, in cui a ‘vincere’ la sfida impossibile è proprio lei, e senza dover mai alzare un dito, mai premere un grilletto. Solo tecnica, intelligence, forza di volontà e coraggio. Una donna ‘uomo’, perché apparentemente priva di sentimenti, incapace di crollare, praticamente casta per 10 anni e certa di esser stata incaricata dal ‘destino’ nel dover compiere quella folle missione, forse suicida. Se dal punto di vista ‘propagandistico’ Zero Dark Thirty è quanto di più americano si sia visto in sala negli ultimi decenni, perché pensato e realizzato per raccontare un pezzo di storia di quel Paese, 11 anni fa ‘preso d’assalto’ via cielo, tecnicamente parlando il film della Bigelow è ineccepibile, inattaccabile. Spaventosamente avvincente, grazie ad un montaggio frenetico, una presenza ‘fisica’ della sua autrice, che è costantemente addosso ai suoi protagonisti, una sceneggiatura ad incastri praticamente perfetta e una fotografia che spazia, dal buio temibile della notte pakistana al sole penetrante delle lande afgane. 157 minuti per rivivere 10 anni di paura, morti ed orrore, per provare a chiudere una pagina nera di Storia moderna.

Se 3 anni fa Kathryn Bigelow entrò nella Leggenda di Hollywood in quanto prima donna regista a vincere un Oscar, tra 2 mesi esatti l’ex signora Cameron potrebbe seriamente fare il bis. Clamoroso, rumoroso, forse scontato, e perché no, probabilmente più che meritato.

Voto di Federico: 8,5
Voto di Simona: 8
Voto di Gabriele: 10

Operazione Zero Dark Thirty (Zero Dark Thirty, Usa, 2012, storico) di Kathryn Bigelow; con Taylor Kinney, Jessica Chastain, Mark Strong, Joel Edgerton, Scott Adkins – uscita giovedì 7 febbraio 2013 qui il trailer italiano