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Saw IV: la recensione

Saw IV (Saw IV, USA, 2007) di Darren Lynn Bousman; con Tobin Bell, Costas Mandylor, Scott Patterson, Betsy Russell, Lyriq Bent, Athena Karkanis, Justin Louis, Simon Reynolds, Donnie Wahlberg, Angus MacFadyen.Attenzione: consigliamo di leggere la recensione solo se avete visto Saw IV, se avete visto magari gli altri episodi della serie e, se siete interessati

3 Maggio 2008 10:36

Saw IV - Darren Lynn Bousman Saw IV (Saw IV, USA, 2007) di Darren Lynn Bousman; con Tobin Bell, Costas Mandylor, Scott Patterson, Betsy Russell, Lyriq Bent, Athena Karkanis, Justin Louis, Simon Reynolds, Donnie Wahlberg, Angus MacFadyen.

Attenzione: consigliamo di leggere la recensione solo se avete visto Saw IV, se avete visto magari gli altri episodi della serie e, se siete interessati a vedere il film, consigliamo di abbandonare la lettura.

Tutto era iniziato in una sottospecie di gabinetto, con due sconosciuti incatenati, una sega e un cadavere. Dopo un anno, le vittime da due diventavano otto. Con il terzo capitolo si arrivava a rimettere in discussione gli episodi accaduti precedentemente. Saw IV si apre con l’autopsia di Jigsaw, morto alla fine del capitolo precedentemente. Ma nulla è finito: dal suo stomaco spunta l’ennesimo nastro che riaprirà i giochi.

E Saw IV si apre con una scena che qualcuno potrebbe accostare a Stan Brakhage. Ma The Act of Seeing with One’s Own Eyes c’entra poco o nulla. Qui l’atto di vedere coi propri occhi (l’autopsia stessa) è messo a dura prova da una regia che ha solo lo scopo di colpire lo stomaco e i nervi di chi non può resistere alla visione dello smembramento di un corpo umano. La scena è impressionante, e segna un altro piccolo record del neo-torture porno commerciale.

Si noti comunque una cosa: là dove Saw III giocava con gli altri due episodi, aggiungendo novità, spiegazioni e colpi di scena, Saw IV continua a giocare con la serie e mette ancora più in discussione fino all’ultimo la capacità dello spettatore di stare dietro ai tranelli della sceneggiatura ad incastro che è ormai un marchio di fabbrica di questo franchise.

Chi va a vedere il quarto capitolo della saga di Jigsaw avendo perso un “appuntamento” o avendo le idee poco chiare sulle precedenti vicende, potrebbe capirci poco. E potrebbe paradossalmente non capire che la prima sequenza, appunto quella dell’autopsia, è in realtà l’ultima. In sostanza, Darren Lynn Bousman ha diretto la “seconda parte” del suo Saw III, raccontandoci una vicenda parallela accaduta mentre erano in corso i macelli e gli inganni del terzo episodio.

Chi infatti va a vedere il film preparato, si aspetta l’entrata in scena più o meno immediata di Jeff, sopravvissuto protagonista di Saw III ancora alla ricerca della bambina rapita da Jigsaw. E invece, abilmente, gli sceneggiatori prendono un’altra via, sviluppano le storie dell’agante Strahm e di Rigg, che verrà sottoposto in prima persona ad una serie di prove infernali, facendoci dimenticare proprio di Jeff.

La sua entrata in scena ormai verso l’epilogo è velocissima e clamorosa, e lo spettatore non può che riniziare a comporre mentalmente i pezzi: il tranello più grande di Saw IV è quello di aver creduto che questo fosse cronologicamente un sequel. E invece la visione di Jigsaw nella stessa stanza dove si svolgeva il capitolo precedente, con la gola tagliata e le altre vittime accanto (Amanda e la moglie di Jeff, con la testa spappolata), è davvero spiazzante.

Visto che la sceneggiatura di ogni episodio ha intrapreso anche la strada della spiegazione, si capisce come alcuni tranelli tra i più complicati siano stati potuti essere messi in atto, grazie all’aiuto di Hoffman, detective apparso per la prima volta nel terzo capitolo: Amanda certi lavori non avrebbe mai potuto farli, come sollevare il corpo di Kerry fino al marchingegno che l’avrebbe uccisa strappandole la cassa toracica.

Numerosi ancora una volta i flashback, questa volta per raccontarci di più della storia di Jigsaw / John, per renderlo più “umano”, e per farci capire com’è nato l’odio. Di mezzo, un po’ banalmente, c’è una storia di vendetta, di risentimento per chi ha fatto sì che il bambino che la moglie portava in grembo morisse a poche settimane dalle nascita. Il cancro, alla fine, è stato solo il rafforzamento di un’idea che era nata precedentemente: alla faccia del moralismo.

C’è da dire che, nonostante delle morti sanguiolente, sempre fantasiose, e alcune torture davvero niente male (quella dei coltelli in faccia fa impressione, ma c’è spazio anche per capelli tirati fino a strappare l’attaccatura o per occhi infilzati), questa volta l’ingranaggio dimostra sempre più di essere simile ad un serial tv, comunque impossibile da portare in tv per la sua carica volutamente sadica ed esagerata. Il rischio tuttavia, almeno all’inizio, è quello di annoiare, salvo riscattarsi nell’ultima divertente mezz’ora.

Non siamo dalle parti dell’intento politico, alla Hostel per intenderci, e Darren Lynn Bousman è ben più videoclipparo di Eli Roth, ma questo è ormai chiaro. Saw IV è la conferma che il primo Saw fu un inatteso successo, ed un caso a parte rispetto ai suoi seguiti, costruiti sul suo modello e che hanno creato una saga che continua ad allargarsi. Per ora possiamo dire “game over”, ma aspettiamo adesso il vero sequel di Saw III, ossia quello cronologico. Forse…

Voto Gabriele: 6