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I Cultissimi di Cineblog Regalo di Natale di Pupi Avati: foto e recensione

Regalo di Natale (id. Italia 1986) con Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, George Eastman, Gianni Cavina Quattro amici d’infanzia, quattro giocatori di poker, si ritrovano dopo anni attorno al tavolo circolare coperto da un panno verde per spennare, come ai vecchi tempi, il pollo della situazione. Potrebbe concludersi così, in maniera facile facile

8 Ottobre 2008 14:30

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Regalo di Natale (id. Italia 1986) con Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, George Eastman, Gianni Cavina

Quattro amici d’infanzia, quattro giocatori di poker, si ritrovano dopo anni attorno al tavolo circolare coperto da un panno verde per spennare, come ai vecchi tempi, il pollo della situazione. Potrebbe concludersi così, in maniera facile facile la sinossi delle avventure di Franco (Abatantuono), Lele (Haber), Stefano (Eastman) e Ugo (Cavina); ma così facendo non si terrebbe conto di molti aspetti di questo film.

Dai meno riusciti, seppur interessanti, come i sognanti flashback sovraesposti che raccontano allo spettatore qualcosa in più dei difficili rapporti che in realtà intercorrono fra il quartetto di amici, specialmente fra Ugo e Franco. Ma soprattutto ci si scorderebbe di menzionare, dimenticandoli in un deleterio limbo del non detto, gli episodi che hanno fatto di questo lavoro uno dei più amati di un regista prolifico (e anche per questo motivo a volte mediocre) come Pupi Avati.

A farla da padrona è, ovviamente, dopo tutta una prima parte interlocutoria e preparatoria, la spettacolare partita all’ultima fish (la puntata minima è mezzo milione di lire. Nel sequel del 2004, “La Rivincita di Natale”, l’inflazione ha alzato la minima sino a mille euro. Sic). Partita in cui Franco, quello ricco e quello bravo del gruppo, sembra riuscire nell’intento prepostosi: spennare l’abbiente pollo. Non foss’altro che il pollo si rivela essere faina che, affiancata da un traditore nella cerchia di amici, finisce per sbranare Franco.

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La faina, o avvocato Santelia che dir si voglia, è interpretata in maniera profonda e veritiera da un veterano caratterista del cinema italiano, attore sottovalutato se ce n’è uno (al pari degli altri quattro protagonisti d’altronde), attore da rivalutare all’istante se ce n’è uno: Carlo Delle Piane. Esordisce dodicenne nel ’48 grazie a De Sica, che lo premia proprio per il suo riconoscibilissimo profilo elefantiaco, per anni macera da mestierante in un cinema che non gli riconosce il grande talento che effettivamente possiede. La situazione procede fino all’arrivo di San Pupi Avati, protettore di caratteristi allora, di personaggi televisivi oggi; sempre alla ricerca di volti nuovi per il suo cinema bulimico, Avati ingaggia Delle Piane nel ’77 per “Tutti defunti… tranne i morti”. La proficua collaborazione continuerà costante nel corso degli anni fino a culminare nell’avventura pokeristica natalizia del 1986 che frutterà un Leone d’Oro alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia come Miglior Attore al piccolo interprete, bruttino e fino ad allora considerato insignificante.

L’avvocato Santelia, peraltro, oltre a essere ottimamente recitato è stato anche ottimamente scritto. Dei cinque personaggi principali, anche grazie a Delle Piane, sembra essere il più vivo. Più dell’isterico Lele, del serafico e gaio Stefano, del viscido Ugo e del supereroe Franco, l’avvocato risalta per la sua tridimensionalità, sdogandosi in fretta dalla nomea di macchietta. Maniaco sessuale, proprietario di una fabbrica di giocattoli a Lamezia Terme, assiduo tuberovoro, baro di professione per passione, un personaggio del genere difficilmente si incontra non risulta originale e irripetibile.

L’altra gigantesca beneficiata di San Pupi si porta dietro il nome e l’ingombrante chassis di Diego Abantantuono, qui alla sua prima esperienza cinematografica che esulasse dalle avventure del terrunciello; esperienza che, negli anni a venire, gli consentì di farsi notare anche agli occhi di gente come Luigi Comencini, Carlo Mazzacurati o Gabriele Salvatores. In “Regalo di Natale” l’imponente baffo di Abantuono rivaleggia col padrone per bravura, ma in buona sostanza l’attore milanese dà prova di essere interprete di razza.

Cinque attori, quindi, cinque ottimi interpreti rivalutati da Avati costituiscono la colonna portante di questa pellicola. A loro va ad aggiungersi, e ci mancherebbe altro, il fascinoso gioco del poker, da sempre amato dal cinema (“Butch Cassidy”, “California Poker”, “La Casa dei Giochi”). Qui, il nostro poker all’italiana regge splendidamente il confronto spettacolare con le più iconografiche versioni americane (Hold’em, Omaha, Stud) grazie all’impegno e alla passione di Avati, che con semplicità filma in maniera ficcante questa curiosa e drammatica disfida di natale, sospinto a spron battuto dalla solita, riconoscibile partitura del fido Riz Ortolani.

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