Home Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino Lezioni d’Amore – Recensione in anteprima

Lezioni d’Amore – Recensione in anteprima

Lezioni d’amore (Elegy – Drammatico, USA 2008) Regia di Isabel Coixet, con Penelope Cruz, Ben Kingsley, Dennis Hopper, Patricia Clarkson, Peter Sarsgaard, Deborah Harry. David Kepesh, stimato e carismatico professore universitario alle soglie della terza età, ama vantarsi della propria completa indipendenza e delle numerose avventure con le sue studentesse, anche se si tratta di

di simona
29 Aprile 2009 12:43

Lezioni d\'amore locandina Lezioni d’amore (Elegy – Drammatico, USA 2008) Regia di Isabel Coixet, con Penelope Cruz, Ben Kingsley, Dennis Hopper, Patricia Clarkson, Peter Sarsgaard, Deborah Harry.

David Kepesh, stimato e carismatico professore universitario alle soglie della terza età, ama vantarsi della propria completa indipendenza e delle numerose avventure con le sue studentesse, anche se si tratta di rapporti in cui non si lascia mai veramente andare. A cambiare le cose e a far vacillare le convinzioni dell’uomo, che si scoprirà debole e pavido, nonostante l’apparenza di uomo cinico e sprezzante, arriverà la bellissima Consuela Castillo, giovane cubana dai capelli corvini. Fra il professore e la donna, di trent’anni più giovane, nascerà un’appassionata relazione capace di trasformarli, più di quanto avrebbero mai potuto immaginare.

Lezioni d’amore è tratto dal romanzo breve L’animale Morente, dello scrittore premio Pulitzer Philip Roth e diretto dalla spagnola Isabel Coixets, già apprezzata regista di La vita segreta delle parole. Presentato alla Berlinale del 2008, solo oggi approda sugli schermi italiani. Purtroppo la regia attenta, le presenze di due premi Oscar come Penélope Cruz e Ben Kingsley e l’ottima performance dell’intero cast, non sono sufficienti a rendere appassionante la vicenda che – pur essendo molto ben confezionata – non conquista e tende ad essere a tratti ridondante ed eccessivamente verbosa.


Lezioni d\'amore

Alla base di Lezioni d’Amore ci sono profonde riflessioni filosofiche sulla vecchiaia e sulla morte. E sul sesso visto come antidoto e via di fuga da entrambe, oltre che come veicolo per lo sbocciare di un sentimento profondo e vero. Tanto il personaggio del professor Kepesh, quanto quello di Carolyn, sua amante ‘occasionale’ per oltre vent’anni, sono terrorizzati dall’invecchiare e dal restare soli; ma allo stesso tempo rifuggono ogni prospettiva di rapporto di coppia. Entrambi ricorrono al sesso per sentirsi vivi e desiderati, offrono il proprio corpo ma precludono a chiunque la possibilità di arrivare al loro cuore. Kepesh, infatti, non è mai riuscito a stabilire un rapporto affettivo nemmeno con il proprio figlio, Kenny, frutto di un matrimonio fallito.

Quando, però, nella vita di Kepesh farà la propria comparsa la bellissima Consuela, le certezze dell’uomo cominceranno a vacillare. Per la prima volta nella vita, si ritrova innamorato, anche se non è disposto ad ammetterlo. E’ ossessivo, insicuro e geloso, ma non riesce a lasciarsi andare, è terrorizzato dall’idea di esporsi, di abbassare le proprie difese ed essere vulnerabile, dall’essere rifiutato. Preferisce restare solo piuttosto che affrontare i rischi che un impegno sentimentale comporta. Solo quando sarà troppo tardi capirà il valore di quello che ha perso.

Ben Kingsley, inutile dirlo, offre un’ottima prestazione nel dare vita al personaggio, riuscendo spesso ad esprimere i propri pensieri anche solo attraverso lo sguardo. Un plauso anche a Penelope Cruz che ci regala una Consuela forte e fragile allo stesso tempo, appassionata, onesta, complessa e profondamente orgogliosa (e, per la gioia del pubblico maschile, si mostra spesso e generosamente in top-less), come il personaggio portato sullo schermo in Non ti Muovere, di Sergio Castellitto.

A contornare i due protagonisti troviamo gli ottimi Dennis Hopper, nei panni del poeta vincitore del Premio Pulitzer, George O’Hearn; Peter Sarsgaard, nel ruolo di Kenny, il figlio di Kepesh, uomo di successo sul piano professionale ma profondamente instabile ed insicuro sul piano personale; e Patricia Clarkson in quello di Carolyn. Peccato che i personaggi non vengano maggiormente approfonditi, cosa che permetterebbe allo spettatore di appassionarsi maggiormente alla vicenda, immedesimandosi nei protagonisti.

Bellissima la fotografia di Jean-Claude Larrieu, nonostante sia spesso fredda e distante, in netto contrasto con le immagini che ci vengono mostrate e che dovrebbero essere invece trasudare passione e desiderio. Forse una regia più partecipe e meno stilisticamente ineccepibile sarebbe stata più funzionale alla storia.

Nei cinema da domani, 30 aprile.

Voto Simona: 5.5

Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino