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Il mio amico Eric – La recensione in anteprima

Il mio amico Eric (Looking for Eric) Regia di Ken Loach. Con Eric Cantona, Steve Evets, John Henshaw, Stephanie Bishop, Lucy-Jo Hudson, Gerard Kearns, Stefan Gumbs, Justin Moorhouse, Des Sharples, Greg Cook, Mick Ferry, Smug Roberts.Eric è un uomo di mezza età e lavora per le poste di sua maestà. La sua vita sta andando

pubblicato 3 Dicembre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 12:37

Il mio amico Eric (Looking for Eric) Regia di Ken Loach. Con Eric Cantona, Steve Evets, John Henshaw, Stephanie Bishop, Lucy-Jo Hudson, Gerard Kearns, Stefan Gumbs, Justin Moorhouse, Des Sharples, Greg Cook, Mick Ferry, Smug Roberts.

Eric è un uomo di mezza età e lavora per le poste di sua maestà. La sua vita sta andando a rotoli, la sua famiglia è piuttosto complicata da gestire e il mondo sembra avercela con lui. Per fortuna ci sono gli amici, la birra al pub e il Mancherster United. Un incidente automobilistico però lo spinge a riflettere sulla sua condizione e a ripensare ai motivi per cui aveva abbandonato la donna che amava. Un segreto tormenta Eric da trenta anni. Di tanto in tanto, nei suoi momenti peggiori, l’unica persona con cui riesce a parlare è il suo amico immaginario, il grande calciatore Eric Cantona.

Ken Loach ride”. Si potrebbe mutuare il celebre slogan con cui fu lanciata Ninotchka con Greta Garbo per descrivere il nuovo film di Ken Loach, forse il regista che maggiormente si è interessato ai drammi dell’esistenza umana, ai problemi degli operai britannici e a tutti quelli che subiscono sfruttamenti e soprusi. Loach riesce a costruire una commedia con risvolti esilaranti mantenendo perfettamente il controllo sui suoi temi classici. Il personaggio di Eric è un carattere complesso e problematico ma capace di rappresentare un intera gamma di sfumature dell’essere umano. Eric è un uomo di mezza età, un padre che ha abbandonato una figlia che stava per nascere, un innamorato fuggito dalla donna che ama per il panico, un tifoso del Manchester, un postino, un amico e compagno di bevute al pub, ma Eric è soprattutto un uomo alla ricerca di se stesso.

Come spesso accade il titolo italiano riduce, per necessità di traduzione, il significato di quello originale. Looking for Eric, letteralmente Alla ricerca di Eric, gioca su un doppio senso legato proprio al nome del protagonista e al suo percorso di ricerca di se stesso, ma anche alla presenza di uno spirito, un fantasma, un amico immaginario. Nei momenti di solitudine infatti il protagonista dialoga amabilmente con uno dei calciatori più amati, chiacchierati e discussi che abbiano mai indossato la maglia del Manchester, il francese Eric Cantona. Loach contamina così il suo stile intriso di realismo sociale, suo marchio di fabbrica, con un tocco di magica immaginazione. Eric Cantona si presta al gioco, recita nel ruolo di se stesso sfornando citazione (vere o presunte) di saggezza popolare francese che diventano esilaranti nei surreali dialoghi con il suo omonimo.

Il percorso interiore di Eric sembra non portarlo in alcun dove e l’occasione del riscatto sembra arrivare quando la speranza sembra abbandonarlo. Quello che sembrava un uomo finito e che aveva perso tutto, compreso la fiducia in se stesso, riesce così a trovare il modo per comprendere di poter salvare tutto quello a cui tiene, ma per fare ciò la necessità è quella di non essere solo. L’olistica ci insegna che l’uomo è parte di una massa quando condivide degli elementi in comune, quindi cosa potrebbe esserci di meglio dei compagni dello stadio per cavarsi da un impiccio totalmente inaspettato? Il tutto grazie a Cantona e al Manchester United. Il calcio quindi diventa un collante fondamentale, una traccia di un romanzo collettivo capace di coinvolgere la collettività, di spingerla ad agire pur senza toccare direttamente la vita di ciascun tifoso. Curiosamente solo il cinema inglese ha saputo raccontare in questo modo la fede e la passione calcistica, mentre per esempio in Italia il tema è sempre stato relegato a macchiette comiche, parodistiche o di docu-fiction.

Gran parte del valore del film è merito della brillante sceneggiatura di Paul Laverty, tanto ricca di incroci, di tematiche e di idee che potrebbe bastare per numerosi film. Steve Evets è perfetto nel ruolo di un uomo disilluso ma che ancora possiede una luce nello sguardo. Meraviglioso e incredibilmente autoironico Eric Cantona, attore dal carisma quasi pari a quello dimostrato sul campo.

Da non perdere, nei titoli di coda, il filmato d’archivio di una delle più celebri conferenze stampe mai rilasciate da Cantona, e in generale da un calciatore!

Uscita in sala: 4 dicembre 2009

Voto Carlo: 8,5
Voto Gabriele: 9