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Post Tenebras Lux: recensione in anteprima

Il diavolo in persona è al centro di Post Tenebras Lux, l’ultimo film del messicano Carlos Reygadas. Un’opera sullo scontro tra Natura e Uomo, diretta in modo sublime. Ma anche risaputa, e francamente banalotta. Un cinema che divide da sempre, quello di Reygadas: prendere o lasciare. La nostra recensione dal Festival di Cannes 2012.

pubblicato 6 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:01

“It’s a dream. Only a dream”
Neil Young

Juan vive assieme alla sua piccola famiglia di città nella campagna del Messico. Qui vivono le gioie e le sofferenze di un mondo che concepisce la vita in un modo diverso. Juan si chiede se questi mondi siano complementari o se, in realtà, si combattano per eliminarsi a vicenda…

Ci sono film ai festival che nascono per dividere. Non solo per mera provocazione, ma perché è la loro natura di cinema diverso, forse ostile, a far sì che le reazioni del pubblico (e soprattutto della critica) siano diametralmente opposte. Di sicuro Carlos Reygadas è un provocatore, ancora di più del secondo provocatore del concorso di Cannes 2012, Ulrich Seidl, e il suo film segue la scia di pellicole “differenti” della selezione come Paradies: Liebe o Holy Motors.

La sequenza iniziale è di bellezza straniante. Una bimba corre e gioca in un campo pieno di animali (mucche, cavalli, cani…). Con un’estetica che a tratti ricorda il cinema di Terrence Malick, grazie ad alcuni movimenti di macchina e certi colori, vediamo semplicemente questa bambina in mezzo alla natura. Il formato è 4:3, ed alcune inquadrature sono messe a fuoco solo nella parte centrale delimitata da un cerchio, mentre i bordi sono sfocati, creando una sensazione strana ed inquieta.


Poi arriva un terribile temporale. Cala il buio, e la scena viene illuminata per pochissimi istanti solo dai fulmini. Stacco, e siamo dentro all’interno di una casa. Da una porta entra letteralmente il diavolo, una silhouette completamente colorata di rosso fosforescente: in mano ha una cassetta degli attrezzi. Cammina lentamente. Un bimbo, dalla sua camera da letto, lo vede. Così Reygadas fa cominciare il suo film, che d’ora in avanti segue soprattutto le vicende della famiglia del citato Juan, composta anche dalla moglie Natalia e dai figli piccolo Eleazar e Rut, andando avanti e indietro con la narrazione e introducendo altri personaggi e altre micro-storie.

C’è da usare poco la razionalità con Post Tenebras Lux. Reygadas consiglia di viverlo come un quadro espressionista, in cui l’autore esprime le sue sensazioni ed emozioni (in parte il film è autobiografico). La forma è a suo modo sorprendente, come sempre con Reygadas: basterebbe solo la composizione del tappeto sonoro, costruito da un insieme di suoni e rumori mixati divinamente, per dare punti al film. Che però, sotto la sua superficie di grande opera d’autore, nasconde sinceramente pochissimo, ed una visione del mondo assai discutibile.


Ancora più “autoriale” ed ermetico di Battaglia nel cielo, Post Tenebras Lux porta sul grande schermo, sotto forma di ricordi e scene montate cronologicamente in modo volutamente confuso (un personaggio importante “esce di scena” con un colpo di teatro narrativo-temporale verso il finale), un affresco inquieto sulla Natura e sull’Uomo. Ma che la natura fosse maligna, e che ci “abitasse” il diavolo, lo si sapeva già, e che l’Uomo diventando adulto perdesse la sua innocenza, in cambio di responsabilità troppo grandi e vizi, altrettanto.

Perché questo è, senza troppi giri di parole, Post Tenebras Lux: gli uomini descritti da Reygadas non sanno aiutarsi tra loro, e vivendo immersi nella natura della campagna sono ancora più soggetti alla sua crudeltà (e le inquadrature “sfocate” potrebbero essere benissimo le soggettive del diavolo). Per molti infatti finirà malissimo. La frase che chiude il film in questo senso mi pare ironica e decisiva. Poi, le parole di Juan pronunciate alla moglie sul ruolo dei genitori, sulla felicità spensierata dell’essere bambini e il suo essersi riconciliato con Tutto, lasciano a bocca aperta per il loro didascalismo.

Condito da “provocatorie” scene di nudo, di sesso (c’è una sauna dove si fa quel che si fa) e anche di atti orribili (Juan non può patologicamente fare a meno di picchiare a morte i suoi cani), e decorato con scelte che non si sa come prendere (un uomo si auto-stacca la testa alla vista degli alberi della foresta che cadono, e dopo essersi ricordato del diavolo: era lui il bimbo?), Post Tenebras Lux è una delle grandi delusioni di Cannes 2012.

Va da sé che questo è un cinema che, come si diceva all’inizio, è pronto a dividere tutto e tutti. C’è chi magari ne resterà affascinato ed ipnotizzato, o chi lo odierà ma fuori dalla sala avrà il film che gli ronzerà in testa per giorni. Però la base non è delle migliori. Che Reygadas fosse ostile lo sapevamo, ma che fosse capace anche di discorsi di rara pochezza questo no, non ce l’aspettavamo.

Voto di Gabriele: 4

Post Tenebras Lux (Messico / Francia / Olanda / Germania 2012, drammatico 120′) di Carlos Reygadas; con Nathalia Acevedo, Adolfo Jiménez Castro, Willebaldo Torres, Rut Reygadas, Eleazar Reygadas. Uscita in sala il 16 maggio 2013.

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