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Lo spazio bianco – di Francesca Comencini: recensione in anteprima

Lo spazio bianco (Italia, 2009) di Francesca Comencini; con Margherita Buy, Salvatore Cantalupo, Guido Caprino, Gaetano Bruno, Maria Paiato, Antonia Truppo, Giovanni Ludeno.Da Milano a Napoli, lo sguardo di Francesca Comencini è decisamente interessato al modo in cui la città viene mostrata e anche filtrata attraverso gli occhi dei personaggi. Non è certo un caso:

pubblicato 10 Ottobre 2009 aggiornato 2 Agosto 2020 10:17

Lo spazio bianco (Italia, 2009) di Francesca Comencini; con Margherita Buy, Salvatore Cantalupo, Guido Caprino, Gaetano Bruno, Maria Paiato, Antonia Truppo, Giovanni Ludeno.

Da Milano a Napoli, lo sguardo di Francesca Comencini è decisamente interessato al modo in cui la città viene mostrata e anche filtrata attraverso gli occhi dei personaggi. Non è certo un caso: se in A casa nostra la Milano (non) da bere era la gabbia di tante vite, la Napoli popolare de Lo spazio bianco diventa il perfetto scenario per trasporre su pellicola l’idea del tempo e dell’attesa.

Il soggetto che la Comencini ha tratto dal romanzo di Valeria Parrella è costruito infatti sull'”attendere”, azione passiva che la protagonista Maria è costretta a compiere dal momento che sua figlia, nata prematura, dovrà stare tre mesi in incubatrice. Maria continua quindi la sua gravidanza, ma con una figlia non più dentro di sé: ed ecco che la maternità si trasforma in un sottilissimo incubo da vivere in attesa di una notizia che potrebbe anche non essere positiva.

Un film al femminile, Lo spazio bianco, ma non solo questo, quindi. Quello che la Comencini traccia di Maria è un bel ritratto a tutto tondo, che tiene conto di tutti i fattori che fanno vivere un personaggio su pellicola. E così la maternità si trasforma in apnea. Un momento in cui Maria, abituata a prendere sempre in mano la propria vita, viene forzata per tre mesi a reinventarsi, a scoprire dentro di sé un modo per sopravvivere: ne va della sua vita, e di conseguenza della vita della sua bambina.

E’ Napoli stessa ad essere bianchissima nel film, quasi un involucro materico che rappresenta metaforicamente l’attesa costante e infinita di Maria. Proprio come Milano era lo sfondo perfetto di un film discusso come A casa nostra, e il motore della narrazione era il denaro, qui è ancora un’idea più astratta a dare il via alla storia e ad accomunare Maria ad altri personaggi: ovviamente altre “madri interrotte”.

La regista è ancora alla ricerca di un’umanità tenuta assieme da uno stesso motore, e va a cercare questa umanità con delicatezza, e senza dimenticare la confezione del suo prodotto. Che grazie alla fotografia del solito Luca Bigazzi è degna, in più anche caratterizzata da un’azzeccata colonna sonora che si permette di usare Call Me di Blondie in apertura.

Non tutto funziona per il verso giusto, a cominciare forse da un inserto abbastanza onirico, oppure la veloce storia d’amore con il medico che comunque viene schernita dalla stessa sceneggiatura. Eppure Lo spazio bianco resta un film onesto, capace di offrire allo spettatore con intelligenza uno spunto concreto sulla femminilità, che “rossellinianamente” (Viaggio in Italia?) non può prescindere dallo sguardo della protagonista sulla città. Che, a sua volta, influisce sul suo sguardo. Una reciproca alimentazione che la Comencini coglie con abilità.

A dare un forte contributo c’è ovviamente l’interprete principale, Margherita Buy, che scampa al solito ruolo femminile tutto stress e urla per trovare un personaggio su cui ben lavorare. La sua Maria è forse tra i personaggi da lei interpretati che teoricamente dovrebbero essere più disperati, ma le sue lacrime, i suoi silenzi, le sue speranze la fanno apparire decisamente reale, più umana, quindi più vicina allo spettatore.

Voto Gabriele: 7
Voto Simona: 7

Dal 16 ottobre al cinema.

Festival di Venezia