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Tutti pazzi per Rose: Recensione in Anteprima

Dalla Francia una nuova commedia leggera che ci immerge negli anni ’50, periodo di transizione tra due epoche. Diretto da Régis Roinsard, ecco la nostra recensione in anteprima di Populaire, ossia Tutti pazzi per Rose.

pubblicato 28 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:04

Passato fuori concorso all’ultimo Festival di Roma, questa spensierata commedia a tinte color pastello è passata pressoché inosservata. Eppure trattasi di un progetto gradevole, in nessun caso serioso o anche solo in cerca di una qualche verosimiglianza. Eppure, in Tutti pazzi per Rose, emerge il lavoro svolto per calarci completamente in un’epoca, quella a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, attraverso una ricostruzione quanto più possibile fedele anzitutto in termini fotografici.

È qui che il film coltiva un certo anelito di realismo, laddove tale ambizione è maggiormente rivolta a come venivano filtrati quegli anni lì attraverso i vari media che andavano sempre più affermandosi. Se da un lato, dunque, si è attinto al cinema di istituzioni come Billy Wilder e Douglas Sirk, dall’altro apprendiamo che per colmare l’inevitabile gap cromatico ci si è rifatti ad un illustratore che all’epoca ideò parecchie copertine di dischi, Alex Steinweiss. Il risultato è notevole, perché esteticamente si assiste a frangenti in cui l’impressione di trovarsi dinanzi ad una pellicola girata a suo tempo è piuttosto alta (un esempio su tutti, la scena in cui le varie candidate aspettano di essere intervistate per il primo colloquio).

Ma Tutti pazzi per Rose non è solo colori ed atmosfera (anche se è soprattutto questo). All’imprinting manifestamente classico, oseremmo dire tradizionale, Roinsard integra abilmente una traccia abbastanza originale a livello narrativo. Rose Pamphyle (Déborah François) è infatti una ventunenne venuta dal paese in cerca di realizzare quello che ci viene presentato come il sogno di ogni sua coetanea, ossia diventare una segretaria. Per riuscirci si reca presso l’agenzia di un assicuratore, Louis Echard (Romain Duris), dove sostiene il colloquio che le cambierà la vita. Louis, da persona altamente competitiva quale è sempre stata, scorge in Rose un potenziale tremendo: batte a macchina ad una velocità disarmante. Anziché impiegarla, dunque, come segretaria, decide di farsi carico della giovane per allenarla in vista del torneo locale di dattilografia. Da qui comincerà la scalata che la porterà in vetta.

Premessa, come dicevamo, alquanto particolare, che dà adito a parecchi registri. Andando avanti, infatti, vengono mescolati spunti afferenti a più filoni, quando per esempio emerge che l’ossessione di Louis per il successo di Rose altro non è che la naturale conseguenza di una carriera sportiva frustrata. Ricco di cliché, il protagonista maschile finisce con l’assumere il ruolo dell’ex-campione tanto dotato quanto fallito, per di più a causa di sé stesso; da lì il riversare la sua verve spietatamente agonistica sull’allievo, in questo caso Rose. La dattilografia come sport, dunque, e come tale ci viene presentato mediante un tenore da film che ci incalza attraverso l’iter classico: allenamento, crescita, paura, consapevolezza ed infine vittoria.

È qui che si insinua una seconda chiave di lettura, quella più zuccherosa. Nonostante sia piuttosto agevole cogliere le prime avvisaglie già nelle prime battute, è la vicinanza tra i due che li porta a maturare questa attrazione che, col tempo, va trasformandosi in qualcosa di sempre più serio. Serietà che in fondo manca in Tutti pazzi per Rose, che predilige invece l’ironia e un humor a tratti un po’ più sofisticato. Qualcosa che per lo più resta ancorato al rapporto tra Louis e Rose, sebbene non manchino personaggi secondari interessanti, come la coppia di amici del primo, composta da Bérénice Béjo e Shaun Benson, il cui peso si avverte lungo tutto il corso del film – specie alla fine, quando il luogo comune raggiunge simpaticamente l’apice sotto i colpi di un «America for business, France for love».

Nel complesso trattasi quindi di un lavoro in un certo senso affascinante, che gioca molto su certe peculiarità del passato, così per come si sono, a torto o a ragione, imposte nel corso degli anni. Troverete quindi le immancabili fan urlanti con voce sguaiata, le capigliature impomatate degli uomini, il mito del modernismo incalzante ed altre tematiche che qui vengono rievocate in maniera interessante e con una voluta delicatezza. Una commedia zuccherina che procede in maniera talmente fedele a certi consolidati schemi di talune commedie afferenti al cinema classico, che se non fosse per la lingua quasi la si equivocherebbe per una produzione americana. E dato che l’intento pare fosse questo, si può dire che il nostro sia senz’altro un complimento.

Voto di Antonio: 6,5

Tutti pazzi per Rose (Populaire: Commedia, Francia, 2012) di Régis Roinsard. Con Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo, Shaun Benson e Mélanie Bernier. Qui il trailer italiano. Nelle nostre sale dal 30 Maggio.