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L’amante inglese – La recensione in anteprima

L’amante inlgese (Partir) di Catherine Corsini con Kristin Scott Thomas, Sergi Lopez, Yvan Attal.Suzanne, non più giovanissima ma sempre affascinante, è moglie di uno stimato professionista dai modi molto conservatori e madre di due ragazzi adolescenti. La sua vita trascorre nella routine della sua bella casa dove non mancano gli agi della vita borghese. Annoiata

pubblicato 23 Febbraio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 05:18

L’amante inlgese (Partir) di Catherine Corsini con Kristin Scott Thomas, Sergi Lopez, Yvan Attal.

Suzanne, non più giovanissima ma sempre affascinante, è moglie di uno stimato professionista dai modi molto conservatori e madre di due ragazzi adolescenti. La sua vita trascorre nella routine della sua bella casa dove non mancano gli agi della vita borghese. Annoiata da un matrimonio che ormai non le riserva più alcuna emozione, Suzanne si lancia in una bruciante passione con Ivan, un operaio spagnolo che sta lavorando alla ristrutturazione di una parte della villa. Ivan è taciturno e rude, ma riesce a far sentire Suzanne viva e desiderata come non le accadeva da anni, tanto da farle perdere ogni interesse in quelle sicurezze, soprattutto economiche, che la hanno tenuta ancorata per anni al tetto coniugale. Motivata a inseguire il suo sogno, Suzanne inizia una dura lotta contro il marito, deciso invece a farla rimanere al suo posto.

Se c’è una cosa che mi fa incazzare al cinema è quando esci dalla sala con la sensazione di essere stato preso in giro dal regista. Non sto parlando di blockbuster da cine-popcorn e nemmeno dei nostri panettoni nazionalpopolari. Questi sono film che dichiarano esplicitamente il loro essere prodotti (spesso, ma non sempre) praticamente privi di valore artistico e spessore culturale. Sono frutto dell’industria culturale, come la chiamavano Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, e ne seguono le leggi. Le loro promesse sono dichiaratamente indirizzate verso l’intrattenimento leggero che piace al grande pubblico e per la maggior parte delle volte sono mantenute. Il loro successo non può prescindere dal contesto in cui viene collocato, difficilissimo attribuire loro un valore assoluto da critica cinematografica, per questo spesso chi il critico cinematografico lo fa per mestiere si rifugia nell’analisi sociologica.

Il meccanismo non funziona però quando il testo alla base dell’analisi è un film che si fregia di uno status “d’autore” che pretende di veicolare messaggi elevati e universali. Chi frequenta il mondo dei festival cinematografici sa che questi spesso sono dei piccoli mondi antichi, delle oasi di cinema in cui non esistono le stesse regole che invece imperano nei multisala dove i film incontrano il vero pubblico, quello pagante. Inutile negarlo, esistono temi e modalità narrative che il mondo festivaliero ama particolarmente, tanto quanto è risaputo che una commedia ha pochissime possibilità di vincere un premio a scapito di un drammone esistenziale. Si potrebbe stilare quindi un vademecum del perfetto film da festival, strumento che però potrebbe essere usato in modo improprio per dar vita a un film costruito a tavolino giusto per conquistare le platee dei festival internazionali. Questo è il caso di L’amante inglese, film della francese Catherine Corsini costruito sul corpo decadente di Kristin Scott Thomas.

Gli ingredienti sono facilmente estrapolabili: ambiente medio borgherse retrivo, donna di mezza età imprigionata nella prigione coniugale, noia di vivere, fascinoso straniero con passato torbido di cui innamorarsi perdutamente. Il meccanismo è presto spiegato, la donna fugge da un tetto sicuro verso una passione trascinante priva però di ogni certezza. La storia è un pretesto per mettere in mostra come sia possibile riscoprire il proprio fascino, trovare una seconda occasione per sentirsi vivi e desiderati, travolti in una passione irrazionale. La critica più evidente che la Corsini vuole comunicare è legata alla meschinità di quei rapporti in cui i sentimenti vengono sottomessi alle sicurezze economiche e alle consuetudini sociali.

Tra pretestuosi echi del cinema di Truffaut (le musiche sono “rubate” a Finalmente domenica e La signora della porta accanto), Catherine Corsini è brava ad approfittare di un’autodistruttiva Kristin Scott Thomas, donna matura disposta a sacrificare tutto per il rude Ivan (Sergi Lopez), nonostante l’irrazionalità di questa scelta. Ogni passo è un modo per avvicinarsi al baratro, la sfida tra marito e moglie riesce a trasformarsi in una drammatica parodia de La guerra dei Roses in chiave francese.

L’amante inglese, anche grazie a un finale decisamente spiazzante ed estremo, potrebbe risultare (a uno spettatore medio) come un film d’autore interessante ma l’occhio smaliziato ne può smascherare una furbizia di fondo che non può far altro alimentare la sensazione di essere stati presi in giro per oltre un’ora e mezza con un frappè dei i soliti temi borderline. Ecco perché un film così può realmente farti incazzare.

L’amante inglese uscirà nei cinema il 5 marzo 2010.

Voto Carlo 4