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Venezia 2010 – Ballata dell’odio e dell’amore: recensione del film di Alex de la Iglesia

Dopo vari problemi distributivi, arriva in sala il folle film spagnolo che ha sbancato Venezia 2010: leggi la recensione

pubblicato 8 Settembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 20:44

Il pagliaccio sorridente e il pagliaccio triste durante la guerra civile spagnola. La famiglia di Javier ha sempre lavorato in circo, e i maschi hanno sempre fatto la parte del pagliaccio. Il padre viene ucciso durante uno scontro con le forze militari. Javier da grande assume il ruolo del pagliaccio, ma vista la vita difficile che ha passato non può che recitare la parte del pagliaccio triste. Trovato lavoro sotto il tendone di un circo, diventa subito il rivale del pagliaccio Sergio. Anche nei confronti di una bella trapezista…

Non vi piace Alex de la Iglesia? Uno: ci dispiace davvero tanto tanto per voi. Due: state davvero alla larga da Ballata dell’odio e dell’amore. Perché questo è puro, purissimo de la Iglesia, con alcune novità ma con tutto il suo cinema, che ormai amiamo alla follia e che ogni volta ci diverte come matti, permettendoci anche di non staccare mai il cervello, anzi.

È incredibile come de la Iglesia riesca a dirci cose giuste ed importanti sul periodo in cui Franco ha tenuto sotto scacco il suo paese, e allo stesso tempo come sia riuscito a sfornare un altro film bellissimo, esagerato. Un film totalmente folle, senza per questo risultare monotono, tanto è pieno di trovate e tanta è la sua capacità di correre a 200 Km/h arrivando illeso alla meta.

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Quello che il regista ci narra in Balada Triste de Trompeta (titolo che viene da una canzone spagnola, e che viene utilizzata attivamente nel film) è l’eredità che la Spagna è costretta a raccogliere del periodo della dittatura. Ad un certo punto un personaggio dichiara apertamente che “stanno impazzendo tutti, proprio come la nostra nazione”. Niente di più vero: la lotta tra Javier e Sergio per la stessa donna è senza esclusione di colpi, e non si fa scrupoli di niente e nessuno.

Come per Post Mortem (sempre in concorso a Venezia 2010), chi vive nella cultura della morte non può che comportarsi di conseguenza. Ma la cosa davvero inquietante è che non c’è un cambiamento vero per nessuno dei personaggi: che fino alla fine mantengono le loro maschere. Chi ride è costretto a restare col sorriso stampato in faccia, chi piange continuerà a piangere. È la dura legge della realtà che supera la fantasia e colpisce duro…

“Perché fai il pagliaccio?”, “Perché altrimenti sarei un assassino”: se non la dice lunga un dialogo del genere in un contesto del genere… Irresistibile, colorato e mostruoso, pieno zeppo di creature, di freak, e permeato da una violenza a tratti allucinante, questa ballata macabra e delirante non può che avere tutta la stima di chi cerca nel cinema delle emozioni fortissime, e una capacità da parte dell’autore di scommettere ed osare. Anche quando si autocita: la parte conclusiva infatti altro non è che una variazione sul tema della lotta finale de La comunidad

Voto Gabriele: 9
Voto di Federico: 8

Ballata dell’odio e dell’amore (Balada triste de trompeta, Spagna / Francia, 2010, drammatico) di Alex De La Iglesia; con Carolina Bang, Santiago Segura, Antonio de la Torre, Fernando Guillen-Cuervo – Qui il trailer italianoUscita in sala l’8 novembre 2012.

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