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Venezia 2010: La solitudine dei numeri primi – La recensione del film di Saverio Costanzo

La solitudine dei numeri primi (Italia, Francia 2010 – Drammatico) di Saverio Costanzo con Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Maurizio Donadoni, Luca Marinelli.Dal best seller di Paolo Giordano, la storia di Alice e Mattia, dall’infanzia alla maturità. Due solitudini che nascondono segreti e dolori del passato, con i fantasmi pronti a tornare perennemente nelle

pubblicato 9 Settembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 20:40

La solitudine dei numeri primi (Italia, Francia 2010 – Drammatico) di Saverio Costanzo con Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Maurizio Donadoni, Luca Marinelli.

Dal best seller di Paolo Giordano, la storia di Alice e Mattia, dall’infanzia alla maturità. Due solitudini che nascondono segreti e dolori del passato, con i fantasmi pronti a tornare perennemente nelle loro vite. Le due esistenze s’incrociano e sono destinate a farlo più e più volte…

I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per sé stessi. E’ questa la filosofia di fondo, la spiegazione del titolo e la linea guida principale per capire i protagonisti del nuovo film di Saverio Costanzo, a qualche anno di distanza dal suo bellissimo e sottovalutato In memoria di me, un film non facile e di grande complessità.

C’era tanta attesa per La solitudine dei numeri primi qui al Lido, vista l’importanza del libro (che, mea culpa, ammetto di non aver mai letto), la bravura del suo regista e soprattutto perché si tratta del quarto ed ultimo film italiano del concorso. Il risultato però ha visto qualche applauso tra fischi e boati alla fine della proiezione stampa in Sala Darsena.

Alba Rohrwacher La solitudine dei numeri primi

La scelta di Costanzo è quella di trattare la storia a disposizione come un thriller a tinte orrorifiche, un film fortemente psicologico in cui non dominino i dialoghi, che il regista ammette di usare poco anche perché convinto di non essere troppo bravo a scriverli, ma bensì l’aspetto visivo e sonoro. Ambientato in gran parte negli anni ’80, il film acquista i colori, le musiche e i suoni dei sintetizzatori del periodo.

E’ filologicamente corretto quindi, questo La solitudine dei numeri primi. Che però mette a nudo quello che qualcuno va dicendo da tempo: Costanzo forse punta troppo in alto, e in questo caso cade rovinosamente. Il suo quarto lungometraggio procede per accumulo, lynchanamente, tra ossessioni, ferite, fantasmi, addirittura doppi, in una costruzione non-cronologica che salta continuamente da una parte all’altra.

Ma c’è ancora bisogno di dover usare tanta nebbia e tanta pioggia torrenziale per trasmettere l’angoscia interiore dei personaggi? Alice e Mattia infatti vivono attraverso le ambientazioni e i colori, e attraverso le musiche. Ad esempio il tema principale de L’uccello dalle piume di cristallo e alcune note da Profondo Rosso, giusto per ribadire il concetto che il regista si è rifatto anche al cinema di Dario Argento.

Isabella Rossellini e Alba Rohrwacher - La solitudine dei numeri primi

Per non parlare dei pezzi musicali, usati spesso e senza sosta, soprattutto quelli pop. Nella lunga sequenza in discoteca che incomincia con Alice e l’amica bisessuale Viola che scendono a ballare in pista, fino al tentativo di Mattia di togliere letteralmente il tatuaggio dal corpo della protagonista, il martellamento non smette un attimo.

Anche la bellissima Bette Davis Eyes di Kim Carnes sembra usata come riempitivo di un’emozione che non arriva: e non è l’unico caso di musica diegetica, giustificata dal fatto che sono i personaggi ad ascoltarla. Costanzo difende la scelta con la scusa di voler sottolineare lo scarto tra tutto il film e gli ultimi minuti, dove a dominare è il silenzio…

Sagra della psicologia spicciola e catalogo di presunzioni d’autore, con risultati da cortometraggio sperimentale e videoclip, La solitudine dei numeri primi spreca anche un’Alba Rohrwacher dimagrita per l’occasione quasi fino a scomparire (peccato appaia così solo nell’ultimissima parte) e un bravo Luca Marinelli al suo esordio come attore cinematografico. Cosa ricorderemo quindi del film? Un Filippo Timi vestito da clown, inquietante e terribile: lui sì capace di ricordarci in pochi secondi cos’è il brivido.

Voto Gabriele: 3
Voto Federico: 6,5

Il film sarà nelle sale dal 10 settembre, qui il trailer.

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