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Venezia 2010: le recensioni di Barney’s Version (La versione di Barney) e Road to Nowhere

Barney’s Version (Concorso) di Richard J. Lewis con Dustin Hoffman, Paul Giamatti, Rosamund Pike, Minnie Driver, Rachelle Lefevre, Bruce Greenwood, Scott SpeedmanLa storia di Barney Panoksy, canadese, ebreo e ricco produttore televisivo. Superati i sessan’anni Barney decide di scrivere la propria autobiografia, che servirà soprattutto per mettere le cose in chiaro sulla morte dell’amico Boogie,

pubblicato 10 Settembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 20:38


Barney’s Version (Concorso) di Richard J. Lewis con Dustin Hoffman, Paul Giamatti, Rosamund Pike, Minnie Driver, Rachelle Lefevre, Bruce Greenwood, Scott Speedman

La storia di Barney Panoksy, canadese, ebreo e ricco produttore televisivo. Superati i sessan’anni Barney decide di scrivere la propria autobiografia, che servirà soprattutto per mettere le cose in chiaro sulla morte dell’amico Boogie, che tutti credono sia stato ucciso proprio da lui. Ma ritornando indietro nel tempo Barney ripercorre i suoi tre amori e tutta l’ultima parte della sua vita…

Barney’s Version è stato uno dei film più attesi della 67. Mostra del Cinema di Venezia per almeno due motivi. Il primo è l’appeal del prodotto, una produzione canadese e italiana (complice la Fandango, che trasferisce la parte del libro ambientata a Parigi a Roma), con grandi attori – anche se Dustin Hoffman ha dato forfait e non si è presentato al Lido -; il secondo è il romanzo da cui il film è tratto, l’amatissimo La versione di Barney di Mordecai Richler.

Quella di Barney è all’inizio la normale vita di un uomo qualunque, ma sin dal primo matrimonio si capisce che ci sono eventi straordinari da raccontare. In realtà il racconto si focalizza soprattutto sulle tre storie d’amore di Barney: oltre a Clara la seconda moglie, e soprattutto Miriam, il grande amore incontrato il giorno del secondo matrimonio.

Come il libro, il film è un continuo viavai tra presente e passato, tra continui flashback e ritorno ai giorni nostri. L’umorismo yiddish permea la prima parte del film, quella più brillante e solida, anche grazie al personaggio di Izzy, il padre del protagonista interpretato da Dustin Hoffman, che sin dalla prima cena con i futuri suoceri del figlio dimostra tutta la sua verve.

Richard J. Lewis, produttore e regista della serie tv CSI, dirige con sicurezza ma anche senza alcun guizzo una commedia abbastanza divertente, che ha il suo punto forte nei dialoghi e in una certa vena malinconica che da un certo punto inizia a permeare l’opera (ma è impossibile parlare troppo di quest’aspetto, pena rivelarvi troppo della trama).

La sua intenzione è soprattutto quella di sfornare un film che parli di amore, di rapporti e di possibili vie e conseguenze che si ripercuotono sulle relazioni. Ma è anche vero che l’ultima parte di Barney’s Version cede un po’ troppo la mano al patetico, cercando la lacrima e staccandosi nettamente dai minuti precedenti, decisamente più brillanti.

A reggere il tutto ci pensa però un bravissimo Paul Giamatti, in un ruolo che ha uno sviluppo notevole dall’inizio alla fine e che tocca diversi registri dell’interpretazione attoriale. Se fino ad ora tutti pensavano ad una Coppa Volpi assicurata per il Vincent Gallo di Essential Killing, ora i giochi sono ufficialmente ri-aperti…

Voto Gabriele: 6
Voto Simona: 7
Voto Federico: 7

Ancora sconosciuta la data di uscita in Italia ma il film sarà distribuito da Fandango.

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Road to Nowhere (Concorso) di Monte Hellman con Shannyn Sossamon, Dominique Swain, Cliff De Young, John Diehl, Waylon Payne, Tygh Runyan, Fabio Testi, Bonnie Pointer, Lathan McKay, Mallory Culbert, Gregory Rentis, Rob Kolar, Nic Paul

Il giovane regista Mitchell Haven si trova coinvolto in un crimine mentre è impegnato sul set del suo ultimo progetto. Un film, intitolato Road to Nowhere, per cui vuole assolutamente Lauren, un’attrice che ha visto in un mediocre horror, ma che l’ha colpito sin dal primo momento. Lei è la protagonista, e non può essere diversamente: assomiglia troppo alla vera protagonista della storia, tratta ovviamente da una storia vera…

Monte Hellman è stato uno dei registi cult del cinema americano degli anni ’70. Da anni non tornava dietro la macchina da presa per girare un lungometraggio. Succede oggi con questo Road to Nowhere, pensato da quel che si dice da almeno una decina d’anni, e scritto da Steven Gaydos, collaboratore abituale del regista sino all’ultimo Silent Night, Deadly Night III: Better Watch Out!, e oggi nella squadra di Variety (rivista che non a caso compare in una scena del film).

La storia è di quelle che vivono di metacinema sin dalla prima sequenza. Le immagini di Road to Nowhere, film di Hellman, si sovrappongono (o viceversa?) a Road to Nowhere di Mitchell Haven, con una scena all’inizio statica e che si conclude con il presunto incidente di un aereo che finisce in un fiume. Road to Nowhere prosegue costantemente questo gioco di realtà e finzione fino al colpo di scena finale, in un continuo dubbio sull’identità di Lauren, che alcuni sospettano essere la vera protagonista della vicenda (ma lei continua a ripetere “Non sono un’attrice”…).

Fa simpatia Monte Hellman, che ha avuto il coraggio e la voglia di ruggire e tornare dietro alla macchina da presa con un film che ragiona sul mezzo cinematografico, anche nei suoi aspetti più estremi. Che però in realtà risultano vecchiotti e un po’ banali. In una delle scene finali c’è poi il parallelismo tra macchina da presa e arma (da fuoco, in quel caso): un po’ didascalico ormai, o no?

Il film pullula di schermi, di macchine da prese ed oggetti per le riprese di audio e video, ma a non convincere fino in fondo sono anche il ritmo e la tensione, che avrebbero necessitato di una marcia in più. Così com’è, Road to Nowhere rischia di passare per un innocuo straight-to-dvd con alcune graffiate. Bravo il protagonista Tygh Runyan, ancora di più Shannyn Sossamon, che apprezziamo da tempo. Nel cast c’è anche Fabio Testi, giusto per la cronaca.

Presente in Sala Darsena alla primissima stampa c’era Tarantino, che di solito guarda i film con il resto della giuria in Sala Grande alla prima ufficiale. Il primo strappo alla regola da parte del regista è segno che Road to Nowhere ha già un premio in mano? Dopotutto Hellman era tra i produttori esecutivi de Le Iene. Chissà se Tarantino premierà il film con qualcosa di importante, o se deciderà di assegnare al maestro il Leone d’Argento per l’insieme dell’opera?

Voto Gabriele: 5/6

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