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Wolf Creek 2: recensione del film horror di Greg McLean

Festival di Venezia 2013: Greg McLean dirige il sequel del suo fortunato film del 2005. Wolf Creek 2 è bello come il precedente, ma anche molto diverso. Un film che farà felici i fan del genere ed esamina ciò che di disturbante si nasconde nell’anima dell’Australia. Ecco la recensione.

pubblicato 7 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 10:27

“I’m Mick Taylor, nice to meet ya!”

Grazie al primo Wolf Creek, l’Outback australiano non era mai stato così terrificante. Dopo il successo del 2005, Greg McLean si è dedicato ad altro e non è mai più tornato a raccontare le folli gesta di Mick Taylor, il sadico killer del film. Fino ad oggi, otto anni dopo. Il regista rispolvera il suo assassino e ritorna letteralmente sul luogo del delitto: la mattanza ricomincia.

A scanso di equivoci, Wolf Creek è uno degli horror più interessanti degli ultimi anni. Il fatto che McLean abbia voluto girarne un sequel non poteva che farci piacere, anche se i seguiti nel cinema horror sono sempre a rischio. Però McLean è uno che sa il fatto suo, e poi ha deciso di riprendere il mano il personaggio ben otto anni dopo. Tempo per ragionare e valutare il da farsi l’ha avuto.

E infatti Wolf Creek 2 non delude le aspettative e si rivela all’altezza dell’originale. Eppure è un film molto diverso, che riprende molto dal primo capitolo (ad iniziare ovviamente dalle ambientazioni e dal killer), ma rimescola le carte in tavola. Qualcuno ha spiegato il concetto con una breve proporzione: Wolf Creek sta a La casa dei 1000 corpi come Wolf Creek 2 sta a La casa del diavolo. Confermiamo.

Annoiati dal cosiddetto turismo commerciale della città, i viaggiatori giovani e idealisti Rutger e Katarina desiderano esplorare la “vera” Australia e si mettono in viaggio verso la bellezza ossessionante ma desolata del Parco nazionale di Wolf Creek. Lontani dalla civiltà, i panorami mozzafiato e i vasti spazi aperti celano un pericolo in agguato nell’ombra. Il cacciatore di maiali psicopatico Mick Taylor è l’ultimo uomo che un viaggiatore possa aver voglia di incontrare nell’outback e adesso il suo atteggiamento di irriverenza nei confronti della vita umana si è innalzato a un nuovo livello di sadismo.

Il film si apre con una scritta che richiama i dati che già sapevamo grazie al capitolo precedente. Ogni mese in Australia scompaiono in media 30.000 persone. 9 su 10 vengono ritrovate. Dell’ultima persona invece si perdono le tracce per sempre. Due persone scompaiono per sempre nel giro di 10 minuti dall’inizio della pellicola; si tratta di due poliziotti che hanno deciso di fare i gradassi con l’uomo sbagliato…


Un paio di dialoghi brillanti, un coltello che non si sa se verrà usato o meno, un colpo di fucile, una testa spappolata ed una macchina bruciata e si è già dentro al film. Comincia così con un cambio di testimone la storia della coppietta tedesca, che va in giro in autostop e ovviamente incontra chi sapete voi. Ma non è mica finita qui…

McLean ha deciso di fare le cose in grande, ed ha organizzato per l’appassionato del genere una vera festa. C’è roba in abbondanza, e per qualcuno forse sarà o troppa o un po’ indigesta. Tenendosi sempre in bilico tra torture porn e ironia, Wolf Creek 2 sorprende grazie al continuo cambio di registro. Si passa dallo slasher al film d’inseguimento alla Duel, dal solito richiamo a Non aprite quella porta e Le colline hanno gli occhi fino ai film di Rob Zombie.

L’effetto finale è quello di un’opera con un ritmo a tratti furioso, anche se volutamente discontinuo. Tutta la parte finale, poi, è una goduria come poche se ne sono viste ultimamente. Al di là del puro intrattenimento di genere e del gore, che c’è ed è copioso, Wolf Creek 2 prova anche a fare un ragionamento sul dna dell’Australia. Ciò che ne viene fuori è un ritrattino piuttosto disturbante…

Se Tracks è il “film da cartolina” che invita lo spettatore a godere delle bellezze dell’Australia, Wolf Creek 2 è il suo esatto opposto. McLean, che ha studiato tutto l’horror americano che conta, sembra dirci costantemente che anche all’interno dell’Australia, così come in quello degli States, si nasconde un cuore di tenebra, reso tale da conflitti sociali del passato.

In questo il personaggio di Mick Taylor, interpretato ancora una volta alla grande da John Jarratt, è fenomenale. Non solo perché la sua iconografia horror è perfetta, ma anche perché rappresenta alla grande che cosa può essere la deriva del rancore storico. Con coerenza e anche una certa dose di coraggio, McLean chiude poi il film come meno te l’aspetti. E, a ben vedere, pure nel modo più inquietante possibile. Chissà quanti Mick Taylor si aggirano involontariamente per le strade e i deserti dell’Australia…

Voto di Gabriele: 8
Voto di Antonio: 7.5

Wolf Creek 2 (Australia 2013, horror 107′) di Greg McLean; con Phillipe Klaus, Shannon Ashlyn, John Jarratt, Ryan Corr, Gerard Kennedy, Annie Byron, Shane Connor, Ben Gerrard, Chloé Boreham, Sarah Roberts.

Festival di Venezia