Home Festival di Venezia Venezia 2011: Poulet aux Prunes – recensione in anteprima del film Pollo alle Prugne

Venezia 2011: Poulet aux Prunes – recensione in anteprima del film Pollo alle Prugne

Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi portano al cinema Pollo alle Prugne (Poulet aux Prunes): ecco la recensione di Cineblog

pubblicato 4 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:46

Teheran, 1958. A Nasser Ali Khan, celeberrimo virtuoso del violino, hanno rotto lo strumento prediletto. Non riuscendo a sostituirlo con nessun altro strumento che possa essere all’altezza, la vita senza musica gli risulta intollerabile. Rimane a letto indugiando sempre più in pensieri che vanno dalla sua giovinezza al futuro dei figli. Nel corso della settimana che segue, e col dispiegarsi di questa storia avvincente, comprendiamo il suo toccante segreto e la profondità della sua decisione di abbandonare la vita per la musica e per amore.

In molti si sarebbero aspettati che, per il loro secondo lungometraggio, Paronnaud e la Satrapi avrebbero optato nuovamente per un film d’animazione. Le motivazioni erano più che valide: il grande e meritatissimo successo di Persepolis, e poi la natura dello stesso Poulet aux prunes, romanzo a fumetti dell’autrice iraniana conosciuto da noi come Pollo alle prugne. Un romanzo basato ancora una volta su ricordi autobiografici, certo, ma anche pieno di digressioni, flashback, fantasia. Il film è quindi un live action, ma di certo non ordinario e che deve molto al cinema di Jean-Pierre Jeunet.

Si entra nel vivo della storia di Poulet aux prunes dal momento in cui Nasser Ali, non avendo trovato dopo varie ricerche uno strumento adatto a sostituire il suo adorato violino, decide di farla finita e di lasciarsi morire in casa. Ci viene detto subito che all’ottavo giorno l’uomo morirà per davvero, ma non è certo questo “colpo di scena” che interessa ai due autori: a loro interessa invece farci entrare nella mente e nei ricordi del protagonista, nella sua vita che fu e che non sarà mai più, alla ricerca del motivo scatenante di tanta disperazione.

POULET-AUX-PRUNES

La pellicola è se possibile ancora più giocosa di Persepolis, come se Paronnaud e la Satrapi abbiano timore di perdere in partenza il confronto con lo stile animato del precedente lavoro. Giocano parecchio i due autori con gli episodi più significativi della vita di Nasser, soprattutto a livello stilistico. Sono molti i momenti in cui la fantasia vola alta, e le intuizioni formali non si contano. Non vale neanche la pena mettersi ad elencarle, ma vi basti sapere per ora che c’è (ovviamente) anche una sequenza girata in animazione.

Ma non bastano solo i flashback, visto che ci sono anche un paio di notevoli flashforward, ovvero momenti in cui si va a dare un’occhiatina nel futuro. In questo caso i due registi vanno a curiosare nella vita futura dei due figli del protagonista e della moglie, per vedere come diventeranno e cosa faranno. Entrambe le risposte si trovano a metà strada tra il comico e il tragico, e anche in questo caso vengono applicate due tonalità di stili differenti a seconda della storia raccontata: noi segnaliamo il “futuro” del bambino, che dall’Iran emigrerà negli States e diverrà il tipico americano doc.

In mezzo c’è di tutto e di più, dall’incontro con l’Angelo della Morte ad un momento di citazionismo pittorico con la Morte di Socrate. Si ride molto con Poulet aux prunes, grazie ad una comicità spesso grottesca ed esagerata. Ma si provano diverse emozioni con il film anche grazie alla sua anima più drammatica. Perché i ricordi di Nasser riguardano anche la madre, sulla cui tomba si è formata una perenne piccola nube (perché fumava tanto?, ci si chiede), e riguardano soprattutto un amore chiamato Iran.

I due autori sono decisamente abili nell’amministrare gli 8 giorni che restano da vivere al protagonista, e di conseguenza ad amministrare il materiale dei ricordi. Non svelano tutto subito ma lasciano delle belle cosette per la parte finale, regalando qualche bel colpo di scena emotivo. Certo, poi Poulet aux prunes dà l’idea spesso di essere troppo lavorato, di avere uno stile troppo saturo e carico, e di essere forse un po’ ruffiano: ma i momenti di tenerezza, le risate, le lacrime e le emozioni sono autentiche. Un film ben confezionato che saprà entrare nei cuori di chi è disposto ad accettare un piatto come il pollo alle prugne, per alcuni in partenza forse troppo dolce ed indigesto, per altri un piatto da mangiare senza troppi pensieri.

Voto Gabriele: 7

Poulet aux prunes (Poulet aux prunes – Francia, Germania, Belgio 2011 – Drammatico 90′) di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi con Isabella Rossellini, Maria de Medeiros, Golshifteh Farahani, Mathieu Amalric, Jamel Debbouze, Chiara Mastroianni, Edouard Baer, Eric Caravaca, Frédéric Saurel, Dustin Graf.

Al momento in cui pubblichiamo la recensione non sappiamo l’eventuale data di uscita nei cinema italiani.

Trailer e foto del film
La recensione di Persepolis

Festival di Venezia