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Venezia 2011: trailer e recensioni di Café de flore e The Sorcerer and the White Snake

recensioni e trailer di Café de flore e The Sorcerer and the White Snake

pubblicato 4 Settembre 2011 aggiornato 28 Agosto 2020 16:25

Café de flore – Jean-Marc Vallée (Giornate degli autori)

Siamo a Parigi, nel 1969. La trama si sviluppa attorno alla storia di Jacqueline, madre devota di un bambino affetto dalla sindrome di Down. Ci troviamo poi nella Montréal dei giorni nostri. Qui si sviluppa la storia di Antoine Godin, un DJ di successo che sta andando incontro ad un duro divorzio. Le due storie s’intrecciano assieme in un racconto sulle emozioni e sul destino.

Jean-Marc Vallée torna alle Giornate degli Autori a 6 anni di distanza dalla presentazione di C.R.A.Z.Y., un’opera che aveva sorpreso per freschezza, capacità tecniche e sguardo (sui personaggi e sull’epoca in cui era ambientato il film). Vinto il premio come miglior film canadese a Toronto, vinto il Giffoni Film Festival e altre decine di premi in giro per il mondo, Vallée viene subito addocchiato e “spedito” in Inghilterra, con capitali americani, per dirigere The Young Victoria: altro budget, altri attori.

Torna quindi in patria e ci regala questo Café de flore: tutt’altro che un brutto film, ma che non ci ha colpito così tanto come a molte altre persone qui al Lido, purtroppo. Vallée intanto riconferma che il suo cinema è costruito soprattutto su sensazioni, pure emozioni, immagini, colori, suoni e musica. In Café de flore, molto più che in C.R.A.Z.Y., è importante lo “stile” rispetto alla storia. Il regista ha confessato di essere partito dall’omonima canzone, e dopo di aver trovato la trama giusta: però un po’ si vede, ammettiamolo.

Il film è senz’altro abile nel passare da una storia all’altra con un montaggio precisissimo, molto spezzettato ed eterogeneo, con una varietà di stili che rimanda al videoclip. Immagini straordinarie regalano grandi momenti per gli occhi, la scelta accuratissima delle musiche dall’altra parte è un piacere per le orecchie. In mezzo però ci sono più di due ore di emozione discontinua, in cui l’attenzione va e viene, e ogni tanto esce da non si sa dove un po’ di noia.

Certo, dentro a Café de flore ci sono cose bellissime, a tratti pazzesche. Bastano un’altalena e un ripetuto “Verso il cielo!” a far venire i brividi, oppure bastano due bimbi che non si vogliono più separare a far ridere in modo tenero. Ci sono poi interpretazioni meravigliose, tra cui quella della Paradis. Dall’altra parte c’è uno stile così ricco e saturo spalmato per tutta la durata del film che il rischio vero è quello di soffocare tutto il lavoro. Ci mangiamo le mani per non poter sapere cosa sarebbe stato l’amatissimo Café de flore con un pelino in meno di stile e un po’ più di linearità…

Voto Gabriele: 6.5

The Sorcerer and the White Snake The Sorcerer and the White Snake – Tony Ching Siu-Tung (Fuori concorso)

Un giorno il giovane erborista Xu Xian va in montagna e cade in un lago. Il Serpente Bianco, nelle sembianze di una bella donna, lo soccorre. La sua passione per questo giovane è irrefrenabile e con l’aiuto del Serpente Verde si avventura nel regno degli umani e si sposa con Xu Xian. Fahai, del Tempio di Jinshan, la cui missione è domare i demoni e uccidere i mostri, arriva in città e percepisce un che di malefico nella medicina fornitagli da Xu Xian. Xu Xian fa bere al Serpente Bianco un vino al fiore di zolfo durante la Festa delle Barche-Drago, e la donna si trasforma immediatamente in un grande serpente bianco. Fahai arriva per cercare di domare il Serpente Bianco, ma nella confusione Xu Xian usa una spada sacra e ferisce l’amata…

Il regista della trilogia di Storia di fantasmi cinesi fa il suo ritorno con un fantasy che pone le sue radici nella tradizione del suo paese. The Sorcerer and the White Snake è infatti tratto da una celebre e amatissima favola cinese, che sul grande schermo diventano una storia epica fatta di combattimenti e amore. Tony Ching ritorna così anche in zona “trilogia dei fantasmi cinesi”, condendo il suo ultimo lavoro con una buona dose di ironia, a tratti anche riuscita.

Già Tsui Hark, produttore di quei tre film, ha recentemente diretto quasi la “sua versione”, la sua storia di fantasmi, ovvero Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma: di gran lunga superiore, soprattutto a livello stilistico, al film di Tony Ching. Purtroppo The Sorcerer and the White Snake ha dalla sua una pessima CGI che rende impossibile prendere sul serio quasi tutte le scene di combattimento, soprattutto quelle all’inizio e alla fine del film. Va bene che gli effetti speciali non fanno un film, ma gli animaletti parlanti in digitale non potevano essere proprio evitati (nonostante siano simpatici, certo…)?

Jet Li combatte come una furia, al suo solito, ma non è aiutato da un cast fenomenale, a cui purtroppo hanno scritto delle parti a tratti francamente ridicole. Si può ridere dall’inizio alla fine con The Sorcerer and the White Snake: un po’ perché la comicità di certe scene è volutamente ricercata, e a volte centrata, e un po’ perché il film cade nel ridicolo per colpa della sua realizzazione. Colpa solo degli effetti speciali, quindi? Non solo, ma anche dell’idea del montaggio (c’è in particolare una scena che viene mostrata tante, troppe volte). Un film che farà felice solo i “collezionisti”.

Voto Gabriele: 4