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Under the Skin: Recensione in Anteprima del film di Jonathan Glazer

Scarlett Johansson nei panni di una brutale creatura aliena cacciatrice di uomini nell’ultimo film del britannico Jonathan Glazer, che porta al Lido il controverso Under the Skin

pubblicato 4 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 10:07

Un occhio in dettaglio, dopo alcuni brevissimi passaggi stranianti, ci osserva sbarrato. Solo a posteriori realizziamo essere noi, sin dall’inizio, oggetto della visione anziché il contrario; osservati, studiati, in qualche modo compresi. Under the Skin stabilisce immediatamente quell’atmosfera inquietante che ci accompagna per l’intera visione, senza svelare mai troppo la terribile verità che giace dietro quell’accozzaglia di immagini. In alcuni casi davvero potenti, il film essenzialmente vive di questi passaggi repentini ed angoscianti tra una dimensione e l’altra.

Protagonista Scarlett Johansson, nei panni di una creatura aliena che adesca uomini da cui si fa accompagnare a casa: superfluo dire che da lì non faranno più ritorno. Così come in parte accennato sopra, il film mette subito le carte in tavola circa la sua progressione, che per intero si dipana instillando sensazioni, senza mai entrare nel merito di ciò che mostra. Mostrare, definizione che a tanti sfugge, specie a chi non riesce proprio a staccarsi, fosse anche provvisoriamente, da certi schemi ruffiani, profondamente ancorati al testo. Il regista britannico qui dimostra di aver rimuginato parecchio sulla lezione impartitaci da Kubrick allorché girò 2001: Odissea nello Spazio, che si impose proprio come film-esperienza prima di ogni altra cosa.

Un patto tacito, questo, che vale assolutamente anche per Under the Skin. Non importa che si accetti o meno, perché tale presupposto s’impone da sé dopo poco tempo. La trama, in sé davvero essenziale, vede questa creatura aggirarsi per le fredde strade scozzesi a bordo di un van, mentre avvicina uomini di tutti i tipi. È l’oscuro e pericoloso fascino dell’ignoto, quel gioco potenzialmente mortale da cui in nessun caso si esce così come si è entrati. E per illustrarci questo mutamento, Glazer cosa fa? Affida tutto ad alcune immagini d’impatto notevolissimo, quasi a mo’ di cinema sperimentale. Tale è Under the Skin, sia per narrazione che per ambientazione. Alla fredda e monocromatica monotonia di quelle strade semi-deserte, il film oppone questa dimensione altra, spiccatamente neutra, il cui scopo non è quello di essere necessariamente interpretata bensì assimilata, recepita.

Cinema delle immagini, dunque, che contrappone questo ostentato realismo nel vagabondare della seducente creatura, alla fantascienza più sfrenata nelle fasi in cui il tutto assume una piega disturbante. Disturbante come lo è la formidabile colonna sonora, da cui per forza di cose passa buona parte di ciò che quel tetro contesto deve trasmettere. Ammaliante, si relaziona allo spettatore esattamente come la bella Scarlett fa con le sue prede. Perché in fondo il proposito è quello di accalappiare anche noi, letteralmente trascinandoci giù in quella palude trasparente da cui le vittime, fagocitate, non possono più fare ritorno. In tal senso la musica ci parla, colmando quel vuoto lasciato dalle parole ma soprattutto dall’assenza di un qualsiasi tipo di spiegazione inequivocabile: così avviene, per esempio, quando notiamo il cambiamento in atto nell’alieno. La brutalità con cui porta a termine il suo lavoro, in maniera chirurgica, lascia un po’ alla volta sedimentare dentro di lei qualcosa. Per ogni vita che si prende, ognuna di queste pare imprimere un’impronta, per quanto minuscola. Quale e cosa è la fiamma che si accende nella glaciale creatura? Quale meccanismo si sta consumando sotto quelle sembianze prese temporaneamente in prestito?

Qui ognuno potrebbe dire la sua, anche se alcuni richiami a tematiche tipiche di certa fantascienza speculativa sono palesi. La razza a cui appartiene l’accattivante protagonista denota un’anaffettività disarmante, alla quale di riflesso si uniforma l’intera atmosfera nonché il tenore del film, per lo più freddo all’inverosimile, distante. Finché qualcosa non si muove, quando comincia a farsi strada il già citato cambiamento della donna/alieno, visibilmente spiazzata da qualcosa che non riesce in alcun modo a decifrare. Da questo momento anche Under the Skin cambia pelle, passando ad un registro meno scontroso, ridimensionando la sua radicale enigmaticità con alcune scene che puntano dritto al cuore. È questo il caso dell’episodio in cui vediamo la bella ma impacciata donna ingoiare un pezzo di torta per poi sputarlo immediatamente dopo; oppure, seppur in maniera diversa, quello in cui tenta per la prima volta di portare a termine un rapporto sessuale, in una cornice nonostante tutto squallida, salvo avere una sorpresa.

Emerge in questo frangente, sebbene in maniera piuttosto velata, quella ciclicità che azzera costantemente tutto, quando il soggetto è costretto ad imparare daccapo tutto, anche come si fa ad imparare. Anche qui interviene prepotentemente la colonna sonora, che sovrappone al brano portante del film un tema musicale vagamente romantico, generando un misto di sensazioni destabilizzanti. Entra inoltre in gioco quella sottile dolcezza, tipica di una creatura alle prese con i linguaggi e le movenze base, la cui goffaggine risulta tenera, quasi adorabile. Nondimeno, si tratta per lo più di una parentesi, utile all’intensificazione di quell’agghiacciante finale, quando Under the Skin ci regala un’ultima immagine fortissima, prima di congedarci in maniera violenta.

Si capisce bene che un’opera come quella di Jonathan Glazer esige un’immersione totale, tanto più piena quanto più coinvolgente. Ciò implica che non riuscire a salire a bordo in qualche punto lì nei pressi dei primi venti minuti finisce col fare la differenza tra la percezione di una pellicola pretenziosa, insensata e quella, invece, stimolante e d’effetto. In ogni caso è difficile non avvertire l’impatto, per quanto si faccia fatica ad estrapolare con precisione le sensazioni da cui si viene investiti. Un film che richiede senz’altro una seconda visione almeno, utile più che altro a definire meglio certi concetti, lavorando maggiormente di testa, visto che cuore e pancia rischiano pericolosamente di cristallizzare quanto sperimentato al primo giro. L’impressione è che sotto la pelle di Under the Skin qualcosa si muova; ed è qualcosa che tendenzialmente atterrisce anche se per il momento non convince in toto.

Voto di Antonio: 6.5 (8 dopo seconda visione)
Voto di Gabriele: 8.5

Under the Skin (UK, Fantascienza, 2013) di Jonathan Glazer. Con Scarlett Johansson, Antonia Campbell-Hughes, Paul Brannigan, Krystof Hadek, Robert J. Goodwin, Scott Dymond, Michael Moreland, Jessica Mance e Jeremy McWilliams.

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