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Unforgiven (Yurusarezaru mono): Recensione in Anteprima

Sensibilità americana per un contesto spiccatamente giapponese. Da questo azzardoso connubio nasce Yurusarezaru mono, remake de Gli spietati, con Ken Watanabe nei panni di Clint Eastwood. Tra le nevi del Giappone di fine ‘800, un ex-mercenario cerca redenzione per un passato le cui macchie restano indelebili

pubblicato 6 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 09:57

Troppo telefonata la definizione Gli spietati in katana in riferimento a questo rischioso remake. Forse, ma di fatto siamo da quelle parti lì: un rifacimento idolatrante la fonte, da cui Unforgiven trangugia il più possibile per poi ingoiare il boccone senza nemmeno masticarlo. Durante la proiezione queste sono state le sensazioni che ci hanno attraversato, mentre assistevamo ad un’operazione che, siamo onesti, ci ha lasciati tiepidi.

Perché Unforgiven è sì un film ben confezionato, in tal senso di alto livello; il punto è che oltre quello non si riesce ad andare, il che è comunque davvero poco se si pensa a quanto ardito sia stato inoltrarsi in questo progetto. Siamo in Era Meiji, quando oramai i samurai sono storia ed i più reticenti tra loro non hanno vita facile sotto il nuovo regime vigente in Giappone. Gli eventi si collocano sul finire del XIX secolo, in Hokkaido.

Sebbene la storia sia, né più né meno, quella del film di Clint Eastwood, un veloce ripasso non fa mai male. Jubei (Ken Watanabe, unica nota colorata) è un ex-mercenario in cerca di redenzione che si rifugia in un tugurio presso una campagna insieme ai due figli. In un’altra zona un gruppo di prostitute ha posto una taglia su due tizi. Quando l’amico Kingo si recherà presso Jubei per chiedere aiuto al fine di riscuotere la somma per questa taglia, ha inizio il viaggio dei due. Ci fermiamo qui.

Come abbiamo riportato poco sopra, Unforgiven non si limita a prendere spunto, bensì ricostruisce intere sequenze tratte dall’opera originale, senza però riuscire ad infondere in quel contesto la giusta linfa vitale. Per esempio, era più che legittimo aspettarsi di più dalla nuova location, e a più livelli. In tal senso, invece, quasi mai si riesce ad entrare in quel mondo, tanto rimane ancorato a Gli spietati questo remake. E sia chiaro, il problema in sé non sarebbe neanche questo: ciò che manca è uno scenario robusto all’interno del quale traslare questa storia che, a dispetto della sua connotazione spiccatamente western, non risente di alcun confine temporale o territoriale. E’ il mito, mezzo universale per eccellenza. Non bastano però alcuni scorci da bosco nipponico innevato, una locanda con porte scorrevoli anziché le classiche da far west, né un kimono al posto degli ingombranti abiti che erano tenute ad indossare le donne all’epoca. Lo sporco, il lercio di quell’ambientazione che tanto si apprezza ne Gli spietati non viene replicato né tanto meno sublimato; nulla al suo posto, se non quella leggerissima patina da pellicola esosa che di certo non aiuta.

Un lavoro, quello di Sang-il Lee, che si attesta sui lidi del minimo sindacale. Campi lunghi, lunghissimi, primi e primissimi piani, insomma, buona parte della grammatica da western è lì, solo che si ha l’idea che la lezione, anziché essere stata debitamente assimilata, sia stata appresa a pappagallo. E si sente, poiché il film non riesce, a dispetto di una storia così forte, a tenere desta l’attenzione suscitando il giusto interesse. Ma soprattutto, e forse anche in conseguenza di quanto appena evidenziato, sembra quasi sadico in quel suo inseguire così affannosamente l’originale; tentazione, quella del confronto, che per tutto il film si cerca di fuggire come la peste, salvo poi doversi arrendere a questo eccesso di stima che sfocia in quella che in più punti altro non è che sterile imitazione.

E’ un peccato, perché sarebbe “bastato” condurre l’operazione con una sensibilità diversa, orientale se non proprio giapponese. Ed invece questo remake di Unforgiven si risolve sostanzialmente in quanto segue: Hollywood che si trasferisce temporaneamente in Sol Levante e gira un film esattamente come lo avrebbe girato in patria. Superfluo, alla luce di tale considerazione, chiedersi cosa sia andato storto e dove sia la forzatura che vizia dalle fondamenta la resa del film.

Voto di Antonio: 5
Voto di Gabriele: 5

Unforgiven (Yurusarezaru mono, Giappone, 2013) di Lee Sang-il. Con Ken Watanabe, Jun Kunimura, Koichi Sato, Akira Emoto, Yuya Yagira. Shioli Kutsuna ed Eiko Koike.