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Giovani ribelli: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Il giudizio dei giornalisti Americani e Italiani sul film “Giovani Ribelli” con Daniel Radcliffe, diretto da John Krokidas

di carla
pubblicato 21 Ottobre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 08:19

Giovani Ribelli (in originale “Kill your darlings”) è uscito nei nostri cinema giovedì scorso, il 17 ottobre. L’avete visto? Vi è piaciuto? Oggi guardiamo le recensioni Americane e Italiane. Il film è diretto da John Krokidas e vede nel cast Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Michael C. Hall, Ben Foster, Jack Huston, Elizabeth Olsen, Jennifer Jason Leigh. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 71%. Mica male.

Tony Medley – Tolucan Times: il regista Krokidas ha uno stile di tagli veloci e salti che sono più fastidiosi che divertenti.

Witney Seibold – CraveOnline: Per un film che tratta di sessualità illecita, di criminalità, di poesia rivoluzionaria e di droga, è strano che non abbia grinta.

Leonard Maltin – Leonard Maltin’s Picks: Radcliffe è particolarmente bravo.

Todd Jorgenson – Cinemalogue.com: il film cattura le complessità morali dell’epoca attraverso ritratti intelligenti del suo cast.

Ethan Alter – Television Without Pity: Nonostante le solide performance, “Giovani ribelli” finisce per essere un preambolo di 100 minuti per la vera storia della Beat Generation.

Robert Levin – amNewYork: Il film è fondamentalmente uno sguardo a come Allen Ginsberg è diventato Allen Ginsberg, quindi è piena dell’emozione della scoperta artistica.

Christy Lemire – RogerEbert.com: Una sorta di versione Muppet Babies dei poeti beat …

Glenn Dunk – Glenn Dunk: terribilmente serioso.

Laura Clifford – Reeling Reviews: Se qualcuno dubitava della capacità di Radcliffe a muoversi in ruoli adulti e a lasciare Harry Potter, questo film dovrebbe convincerlo.

Elizabeth Weitzman – New York Daily News: Krokidas sviluppa un bel ritmo – cruciale per qualsiasi film sul movimento Beat – anche se la composizione è un po’ troppo meticolosa.

John Oursler – Paste Magazine: Il film funziona meglio quando il processo creativo a ruota libera dei personaggi viene incanalato nelle tecniche cinematografiche di Krokidas, vale a dire attraverso fotomontaggi esilaranti, dialoghi scattanti e frenetici, spettacoli carismatici.

Peter Travers – Rolling Stone: un film che entra dentro la vostra testa e vi rimane.

Emma Dibdin – Digital Spy: un’inebriante, istrionica, accattivante fetta di storia drammatizzata.

Lou Lumenick – New York Post: ottimamente recitato, una storia interessante con impressionanti dettagli d’epoca…

Betsy Sharkey – Los Angeles Times: troppo convenzionale.

Eric Hynes – Time Out New York: C’è un cuore qui, ma con tutto il rumore superficiale, è difficile sentirlo battere.

Brian Tallerico – Film Threat: il film è vivo in ogni fotogramma, con dialoghi frizzanti.

Meredith Borders – Badass Digest: è molto intelligente, divertente e frenetico.

Emily Estep – We Got This Covered: Incredibile performance di Daniel Radcliffe.

Jordan Hoffman – Film.com: C’è una chimica tra Daniel Radcliffe e Dane DeHaan che non è solo sessuale.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Un deb Krodikas sul giallo paleo omofono, raccontato in libro Adelphi, firma il suo attimo fuggente, ma inferiore a “Howl” e “On the Road”

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Se On the Road di Salles tentava di far emergere nella biografia di Kerouac il momento magico e indicibile della creatività, la pellicola di John Krokidas va a rievocare un periodo in cui i giovani ribelli Allen Ginsberg, Kerouac e William S. Borroughs non si erano ancora cimentati con l’arte (…) Dove a essere in primo piano sono i personaggi di Carr e Ginsberg, impersonati in chiave di esaltata affinità elettiva da Dane DeHaan e Daniel Radcliff.

Maurizio Acerbi – il Giornale: (…) O meglio, rottura c’è, ma per chi è in sala, costretto a sorbirsi, ironia, un imbalsamato piattume espressivo

Paolo D’Agostini – la Repubblica: Immotivatamente presentato alle Giornate degli Autori veneziane (fuori contesto per un film tutt’altro che innovativo) Giovani ribelli è un’irritante cartolina sugli anni formativi della futura Beat Generation. (…) Compagnia di goliardi cialtroni e velleitari e a anche delinquenti dalla quale, messa così, non può uscire niente di buono.

Roberto Escobar – L’espresso: Non è un film sulla beat generation ma sui primi empiti letterari e sui primi amori più o meno maledetti di tre fra i suoi maggiori esponenti: Jack Kerouac, William Burroughs e Allen Ginsberg. Il racconto procede per accumulo, più che per approfondimento. Nei panni di Ginsberg, Daniel Radcliffe porta ancora gli occhialetti tondi di Harry Potter.