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Torino 2011: L’arte di vincere (Moneyball) – La recensione in anteprima e il trailer italiano

Non solo sport per Brad Pitt e la sua squadra di baseball: L’arte di vincere esce nei cinema il 27 gennaio 2012.

pubblicato 27 Novembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 06:10

Il general manager della squadra di baseball degli Oakland Athletics, Billy Beane, è costretto a far fronte alla situazione critica in cui versa il team dopo che i giocatori migliori se ne sono andati attirati da contratti più vantaggiosi. Durante un incontro con i Cleveland Indians, conosce Peter Brand, un giovane laureato in economia a Yale che ha idee innovative su come valutare la qualità dei giocatori. Nonostante le opposizioni, le teorie di Peter, appoggiate da Billy, portano a risultati insperati rivoluzionando le vite di tutti…

Esordire alla regia con un film “importante” ed essere subito nominato agli Oscar. Era il 2005 quando Bennett Miller portava sul grande schermo il primo biopic su Truman Capote, bruciando sul tempo il successivo Infamous di Douglas McGrath, guadagnandosi 5 nomination e regalando il primo Oscar a Philip Seymour Hoffman. Con un pedigree del genere la carriera di Miller avrebbe dovuto essere subito lanciata, eppure il regista c’ha messo un bel po’ per tornare dietro la macchina da presa.

C’è da dire che a suo modo, almeno all’inizio, sembrava che salire al timone di Moneyball non fosse una scelta poi tanto “sicura” per il regista. Il progetto, infatti, risale almeno a sette anni fa ed è andato incontro a tanti cambiamenti. Scritto prima da Stan Chervin, poi da Steve Zaillian, e passato prima dalle mani di David Frankel e poi di Steven Soderbergh, il progetto è finito poi nelle mani di Miller con una sceneggiatura (ri)scritta da Aaron Sorkin, intanto premiatissimo ed acclamato per The Social Network.

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Insomma: tutti questi cambiamenti e la gestazione problematica potevano facilmente riversarsi sulla qualità del film. Che invece è un solido film hollywoodiano che usa il pretesto del baseball per parlare di altro. Ecco: se andate in sala con l’idea di vedere un film sportivo siete ampiamente fuori strada. Anche perché di partite se ne vedono proprio poche: il giusto per “giustificare” l’argomento, e il giusto a livello narrativo. Niente di più e niente di meno.

Basato sul libro del 2003 scritto da Michael Lewis, basato su statistiche e cifre, Moneyball si fonda su un’idea “semplice” ma che ha rivoluzionato il mondo del baseball: quella di creare una squadra di giocatori “difettosi”, con piccoli problemi fisici dovuti soprattutto ad incidenti durante partite, o con caratteristiche “bizzarre”, ma che avessero qualità superiori offuscate però proprio dai precedenti difetti. Una squadra di sottovalutati, sostanzialmente, la cui somma dei fattori risulta essere però più potente della media.

Un’idea bizzarra nata dalla mente di Peter Brand (interpretato da Jonah Hill), uno studente di economia di Yale che Beane prende subito alla prima occasione buona per rilanciare la sua squadra. L’idea, già rischiosissima sulla carta, è comunque “sperimentale”, e i risultati si potranno vedere solo lungo il cammino. Non a caso, il progetto all’inizio è un disastro e crea soltanto problemi a Brand, Beane, al nuovo allenatore Art Howe (Philip Seymour Hoffman, di nuovo con Miller) e agli altri componenti del team. Ma quando si iniziano a vincere le partite…

Graziato da un ritmo sostenuto e da interpretazioni sempre convincenti, Moneyball è senz’altro il trampolino di lancio definitivo per il suo regista, già salutato in patria con ottime recensioni e pronto ad essere nominato ai premi “pesanti”. Ma è anche vero che se un film così rischioso, per tutte le motivazioni elencate finora, può dirsi stranamente riuscito, è anche e soprattutto merito di Sorkin, che dopo The Social Network compie ancora una volta un piccolo miracolo.

Innanzitutto riesce a lasciare incollati sullo schermo tutti gli spettatori, anche quelli che di baseball non capiscono proprio nulla (e chi scrive ammette la sua pura ignoranza in materia). Basterebbe citare la scena dell’ultimo giorno di mercato, con Pitt e Hill che si destreggiano tra varie telefonate con altri team avversarsi per accaparrarsi gli ultimi giocatori, per riconoscere ulteriormente allo sceneggiatore la sua bravura nel costruire dialoghi splendidamente verosimili, cinematografici e divertenti.

Ma Sorkin fa anche molto di più. Intrattiene e scrive un’altra brillante sceneggiatura hollywoodiana, certo, ma dall’altro lato fa uscire tra una statistica, una battuta e un litigio tutta l’umanità del suo protagonista. Un uomo che compie una parabola tutta sua, in una sfida “impossibile” contro tutto e tutti, contro un sistema rigido e ottuso che non guarda al di là dei propri criteri. Il tutto all’interno di una visione “romantica” del baseball, come dice lo stesso Brand durante il film. E forse anche della vita stessa, come dimostra il finale, didascalie comprese…

Voto di Gabriele: 7.5
Voto di Federico: 7

Voto Carla: 7

Dal 27 Gennaio 2012 al cinema, ecco il trailer italiano.

L’Arte di Vincere (Moneyball – Usa 2011 – Sportivo/Drammatico – 133′) regia di Bennett Miller con Brad Pitt, Jonah Hill, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Chris Pratt.

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