Home Torino Film Festival C.O.G.: recensione in anteprima del film con Jonathan Groff

C.O.G.: recensione in anteprima del film con Jonathan Groff

Torino Film Festival 2013: prima trasposizione di un’opera di David Sedaris, C.O.G. è un romanzo di formazione, un coming-of-age queer, un’opera sulla ricerca della spiritualità e un film sull’insanabile abisso tra due anime degli States. Buona la prima parte, poi si perde un po’, fino al bel finale. In concorso.

pubblicato 25 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:57

Sin dalla sua presentazione al Sundance, C.O.G. ha scatenato una specie di putiferio tra chi ha letto le opere di David Sedaris e chi no. I primi hanno subito impugnato la forca e urlato ai quattro venti che la prima trasposizione cinematografica dello scrittore cult è un fallimento che non rispetta lo spirito dell’autore.

Dall’altra parte, chi manco conosceva Sedaris pare abbia apprezzato un filino di più. Kyle Patrick Alvarez, regista e sceneggiatore qui alla sua opera seconda, mette le mani avanti dicendo che la storia breve da cui è tratto C.O.G. è solo uno spunto per raccontare il suo punto di vista sul percorso del personaggio. E dovrebbe essere così sempre.

David parte dall’East Coast alla volta dell’Oregon per passare l’estate a raccogliere mele con la sua amica Jennifer. Ma la defezione di quest’ultima lo lascia solo in un ambiente che per lui, arrogante e di buona famiglia, è decisamente inusuale e sconosciuto.

La frequentazione dei colleghi, alcuni apertamente ostili, altri ben disposti, darà inizio a un processo di crescita inatteso. In particolare l’amicizia con Jon, fervente protestante e cercatore di pietre preziose, gli indicherà un nuovo percorso di vita.

L’inizio di C.O.G., ad iniziare dalla prima sequenza in pullman, è ottimo, grazie anche ad una presentazione secca e intelligente del percorso che David andrà ad affrontare. Il ragazzo parte da un lato degli States per raggiungere l’altra costa in pullman: chi ha un po’ ha viaggiato in America sa cosa vuol dire, sia a livello di tempi che di “personaggi” che si possono incontrare nei vari viaggi.

David viene da una formazione universitaria importante, ha una certa cultura ed è dichiaratamente ateo. “Cos’hai contro la Bibbia?”, gli chiede uno dei vari figuri che incontra nel suo viaggio verso l’Oregon: “È scritta male”, risponde con una punta di snobismo. Snobismo che però vuole togliersi di dosso, lavorando la terra e stando a stretto contatto con la “gente vera”.


Però non è che David sia spinto solo dalla ricerca di sé stesso a cambiare stato e stile di vita. Alle spalle ha una non precisata brutta situazione con i genitori, che ha abbandonato in fretta e furia dopo un litigio. Finisce a raccogliere le mele per uno scorbutico signore delle zone rurali vicino a Portland, affiancato da decine di immigrati messicani con cui non riesce a legare perché non parla lo spagnolo (ma sa il giapponese, che ha studiato…).

C.O.G. si regge meravigliosamente fino all’arrivo di Curly, interpretato da Corey Stoll. L’uomo diventa presto l’unico amico di David, ma fra i due potrebbe esserci qualcosa di più. Poi ci si sposta da Jon, grande sostenitore dell’acronimo che dà il titolo al film, e che significa Child Of God, “figlio di Dio”: e il film da questo momento in avanti sembra iniziare a girare a vuoto attorno alle sue tematiche.

Coming-of-age queer, film sulla scoperta e i dubbi della religione e della spiritualità, tutto questo e molto di più. Tutto legato assieme e catalizzato nel personaggio protagonista interpretato benissimo da Jonathan Groff, in balia degli eventi. David dopotutto è davvero una persona che prova a trasformarsi rispetto al contesto in cui viene inserito, forse per paura di ammettere ciò che è davvero.

Si sbadiglia però un po’ in questo percorso di autoco(no)scienza, anche perché dal momento che David incontra Jon la pellicola perde mordente. Tutto sembra poi avvenire un po’ per caso, e forse è voluto, visto che gli eventi irrompono nella vita del protagonista in modo brusco.

Si nota infine che sotto sotto c’è una certa cruda acidità nella trama e nella descrizione della vita dei personaggi, quasi sicuramente proveniente dall’opera di riferimento. Viene fuori soprattutto nel finale, che a freddo è bello e amaro, e conferma l’insanabile abisso che c’è fra due diversi mondi degli States…

Voto di Gabriele: 6.5

C.O.G. (USA 2013, drammatico 92′) di Kyle Patrick Alvarez; con Jonathan Groff, Denis O’Hare, Carey Stoll, Dean Stockwell, Casey Wilson, Troian Bellisario, Dale Dickey, Eloy Méndez. Qui il trailer.

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