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Act of Valor: la recensione del film di Mike McCoy e Scott Waugh

Act of Valor – recensione del film di guerra girato con veri Navy Seals

pubblicato 10 Aprile 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 02:27

È arrivato proprio nella settimana della santa Pasqua il film americano più militaresco dell’anno, girato con la partecipazione di veri Navy Seals, sofisticate armi attuali e tattiche di guerra realistiche. Un film affrontato con un ristretto budget di 12 milioni di dollari, capace di racimolare cinque volte tanto con le proiezioni in patria.

La trama parte da una programmatissima missione di salvataggio, dentro al covo di pericolosi narcotrafficanti sudamericani, per poi svelare il classico complotto terroristico che potrebbe minacciare le principali città degli Stati Uniti. Situazione che costringe gli uomini del plotone “Bandito” ad una altrettanto classica corsa contro il tempo.

Lo slogan di Act of Valor parla di guerra vera, sottolineando che questa volta non ci troviamo assolutamente di fronte ad un “gioco”. Paradossale, quindi, che il dinamismo della regia strizzi l’occhio a famosi videogame bellici come Call of Duty, Battlefield o Metal Gear Solid. La pellicola, sostenuta anche dal colosso videoludico Electronic Arts, utilizza visuali da sparatutto in soggettiva (FPS), schede con il profilo dei personaggi sbattute in sovrimpressione e una struttura che procede per livelli, fino all’immancabile boss finale.

Act of Valor

Visivamente parlando non ci si può davvero lamentare perché i registi Scott Waugh e Mike McCoy, ex stuntmen passati ai documentari, hanno lavorato in modo molto genuino, tra location realmente affascinanti e sommergibili presi in prestito, invece di mettere i protagonisti davanti ad uno schermo verde. La fotografia curata da Shane Hurlbut (Terminator Salvation) gioca con le sfumature cromatiche per energizzare l’atmosfera e rendere tutto più “cool”.

Quello che latita in Act of Valor è il coinvolgimento. Il fatto di utilizzare attori non professionisti aggiunge una punta di freschezza alla produzione ma appiattisce la recitazione. Lo svolgimento della vicenda è piuttosto telefonato e l’intrattenimento perde quota sempre di più, superata la prima e adrenalinica missione di recupero.

Dopo aver adattato per il cinema la graphic novel 300, con un semplicistico lavoro di copia e incolla, lo sceneggiatore Kurt Johnstad continua a sforzarsi il minimo indispensabile. Lo script è fiacco, infarcito di dialoghi risibili e vecchi cliché alla Audie Murphy. Quello descritto è comunque un mondo “bidimensionale”, fatto di personaggi piuttosto banali, perché non esistono vie di mezzo tra buoni e cattivi. Fattori che remano contro la tanto sbandierata “originalità” e finiscono con l’ammazzare il realismo di un’operazione che voleva prendere le distanze da “fumettoni” come The Expendables.

A conti fatti, il valore dell’opera cinematografica supera a malapena la sufficienza e chi si aspettava un Black Hawk Down 2.0 rimarrà piuttosto deluso. Il vero problema è che il lungometraggio dei “Bandito Brothers” nasce come gigantesco spot delle Forze Speciali USA. Tra una sparatoria e l’altra bisogna quindi sorbirsi una massiccia dose di frasi fatte sui valori “giusti”, che spaziano tra libertà e onore, arrivando a tirare in ballo anche le perle di saggezza dei vecchi capi Indiani. Non è certo la prima volta che il cinema a “stelle e strisce” spinge su ideali e cameratismo per cerca di reclutare combattenti (chi ha detto Top Gun?) ma una propaganda così esplicita e insistente potrebbe far sbadigliare anche i fan più agguerriti del genere.

Voto di Roberto: 6,5

Act of Valor (Act of Valor – guerra, drammatico – USA 2012) Regia di Mike McCoy e Scott Waugh. Con Roselyn Sanchez, Alex Veadov, Jason Cottle, Nestor Serrano, Gonzalo Menendez, Ailsa Marshall, Drea Castro, Alexander Asefa, Sonny Sison, Emilio Rivera