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Vijay – Il mio amico indiano: Recensione in Anteprima

7 anni dopo Irina Palm torna Sam Garbarski con la commedia Vijay – Il mio amico indiano

pubblicato 16 Gennaio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 05:09

Sono passati 7 anni dal boom internazionale del delizioso Irina Palm, film presentato in concorso al Festival di Berlino e in grado di lanciare la carriera del belga Sam Garbarski, poi visto al Festival di Roma nel 2010 con Quartier lointain ed ora di nuovo in sala con una curiosa commedia degli ‘equivoci’, Vijay and I, presentato a Locarno e in arrivo in Italia con il titolo Vijay – Il mio amico indiano. Una pellicola che ha preso vita partendo da un buon soggetto di fondo, da un’idea tutt’altro che originale ma ben pensata, per poi tirare eccessivamente la corda nel suo evolversi, stancamente e ripetutamente, tanto da sfiorare più e più volte le corde dell’assurdo.

Protagonista assoluto Will Wilder, attore dal talento innato decisamente inespresso e anche per questo motivo assai depresso, visto e considerato che la sua famiglia e i suoi amici sembrano proprio essersi dimenticati del suo 40° compleanno. Sconcertato dall’accaduto Will fugge via dal lavoro, per poi ritrovarsi vittima di un furto d’auto. Una sfortuna che diventa una benedizione. Un’inattesa via di uscita per provare a vivere una seconda vita, una nuova esistenza, reincarnandosi in qualcun altro. L’auto derubata viene infatti distrutta in un incidente, facendo credere a tutti che fosse proprio Will a guidarla. Il mondo che aveva imparato a conoscerlo in quanto colui che indossava il costume del verde Coniglietto della Sfortuna in uno show televisivo per bambini, piange la sua morte. E lui, incredibile ma vero, decide di approfittarne. Tanto dall’andare al proprio funerale vestendo i panni di Vijay Singh, distinto e galante Sikh, completo di barba e turbante, da lui inventato. Incredibilmente la moglie di Will, Julia, comincia a provare un certo interesse per l’affascinante straniero Vijay, perché incapace di vederne le somiglianze, mentre lui, Will, protetto dal suo stesso travestimento, si trova in poco tempo a corteggiare la propria vedova, iniziando pian pianino a conoscere delle verità imbarazzanti su di sé. Ed è qui che esplode il problema numero uno, perché Vijay piace molto di più di quanto sia mai piaciuto lui. E non solo ad amici, moglie e famigliari. Ma anche allo stesso Will.

Il tema della maschera che ritorna, l’uno, nessuno, centomila qui portato all’ennesima potenza, con un attore egocentrico ed insoddisfatto della propria professione che coglie al volo l’occasione di una vita. Quella di ‘recitare’ una parte per sempre. Da qui all’eternità. 24 ore su 24, fingendo di essere qualcun’altro, nei movimenti, nella voce, nella postura, nelle origini. Tanto da convincere e convincersi. Vijay – Il mio amico indiano parte con il piede giusto, somministrando con rapidità allo spettatore tutti gli ingredienti principali della pellicola. In pochi minuti Garbarski ha la capacità di far sua la nostra attenzione, strappando sorrisi e curiosità nei confronti dell’assurda trama, di fatto costretta ad un’evoluzione che ahinoi inciampa continuamente. Perché la necessaria evoluzione della sceneggiatura appare in questo caso troppo a lungo trascinata, senza dare respiro e scappatoie credibili alla strada senza uscita intrapresa. La commedia degli equivoci legati ad una personalità che cambia improvvisamente sdoppiando l’io del protagonista si fa così farsa, limitandosi inutilmente ad un piacevole e riuscito finale che non ha però la forza di sostenere quanto fatto e soprattutto non fatto in precedenza.

Il ripetersi degli eventi, e soprattutto del ridicolo equivoco che solo una moglie cieca come quella interpretata da Patricia Arquette poteva rendere fattibile, la limitata capacità di strappare un sorriso, l’abusata idea della maschera ‘fisica’ per diventare altri e fuggire dai propri problemi qui indossata peer 90 minuti e la pochezza dei protagonisti principali frenati da scarsa fiducia in se’ stessi (vedi Moritz Bleibtreu) e friabilità mentale (Patricia Arquette) hanno così finito per limitare un prodotto diretto con innegabile freschezza da Garbarski, purtroppo per lui in fase calante rispetto al passato e paradossalmente riuscito a dare il meglio di se’ solo nei minuti iniziali e in quelli finali. Ovvero con gli splendidi titoli di testa, animati ed accompagnati da una colonna sonora quasi alleniana, e la già citata parte conclusiva, che vede Vijay arrivare a quel tanto atteso ‘scatto’ evolutivo per 100 minuti a lungo cercato ma diventato realtà, tra cinisco e ironia ‘british’, con eccessivo e ingiustificabile ritardo.

Voto di Federico: 5+

Vijay – Il mio amico indiano (Vijay and I, Belgio, Commedia) di Sam Garbarski; con Moritz Bleibtreu, Patricia Arquette, Danny Pudi, James Michael Imperioli, Catherine Missal, Jeannie Berlin, Moni Moshonov, Hanna Schygulla, Michael Gwisdek – Officine Ubu uscita giovedì 13 febbraio 2014qui il trailer italiano.