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La bella e la bestia: Recensione in Anteprima

Léa Seydoux e Vincent Cassel alla corte di Christophe Gans per il rifacimento de La bella e la bestia. Un sforzo tecnico degno di nota a servizio però di una narrazione non altrettanto coinvolgente

pubblicato 21 Febbraio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 04:01

Una famiglia molto agiata, a seguito del naufragio di alcune sue navi cariche di ogni bene, finisce in rovina. In quelle stive, infatti, c’era quanto solitamente garantiva loro, prima ancora che ricchezza, uno status sociale. Passa spesso in sordina questo incipit de La bella e la bestia, qui però per certi aspetti rimarcato da Christophe Gans, uno che film non ne faceva dai tempi del primo, apprezzabile Silent Hill.

Siamo pur sempre nell’ambito della fiaba, senza quindi il ricorso a denuncie di vario tipo. La storia resta quella di una bellissima fanciulla che, a causa di un patto al quale è stato costretto il padre, si ritrova segregata all’interno di un maestoso castello il cui proprietario è, per l’appunto, una bestia.

In questa ulteriore versione Gans mescola parecchi elementi. Anzitutto propende per uno sviluppo a due dimensioni; sì perché da un lato abbiamo il tempo in cui si svolgono gli eventi noti della fiaba, mentre dall’altro troviamo un’ulteriore epoca, precedente alla prima, all’interno della quale sono contenuti i fatti che hanno essenzialmente portato la bestia a divenire tale. Una sorta di progressione binaria, sebbene non si tratti di una vera e propria sovrapposizione. Il passato al quale si fa più e più volte riferimento affiora a tratti, giusto per conferire consistenza ad un contesto altrimenti privo di retaggio.

L’idea – o meglio, la sua gestione sulla carta – è sotto certi aspetti felice, nonostante ahinoi non riesca a risultare incisiva. Creando un ponte cronologico di questo tipo ci si aspetterebbe un incremento dell’intensità, mentre invece si viene per lo più attraversati da quel pelo di indifferenza che il dipanarsi della trama purtroppo non riesce quasi in nessun caso a smuovere. E sì che non si tratta certo di un prodotto di serie B o addirittura inferiore. Una produzione europea di questa portata è difficile scorgerla, per via di una serie di effetti speciali il cui buon utilizzo trasuda moneta da tutte le parti. A Gans, peraltro, non manca nemmeno un certo occhio nel fissare immagini notevoli, come quelle che si osservano durante il risveglio dei giganti di marmo (di cui non vi diciamo altro chiaramente).

Si ha insomma la costante sensazione che questo ulteriore rifacimento de La bella e la bestia si fondi su componenti che, prese a sé stante, entusiasmano per la loro tenuta; salvo poi doverle mettere insieme… e lì son dolori. Né aiuta il contesto, per esempio in termini di recitazione, talvolta forzata, rotta da certi estemporanei eccessi di teatralità che sanno più di telenovela che non di cinema. In tal senso poco può fare Léa Seydoux, vera protagonista del film, se non altro per il tempo in cui la troviamo davanti alla macchina da presa. Laddove il resto si trascina, snocciolando a fatica eventi e situazioni, non resta che setacciare il materiale che abbiamo davanti nel tentativo di scorgere qualcosa di interessante. Che sono in fondo gli elementi su cui ci siamo soffermati poco sopra.

Una storia ulteriormente depotenziata da certe forzature, su tutte quella pregnante, ossia le dinamiche che portano Belle ad innamorarsi del proprio carceriere. Un processo stranamente accelerato, se vogliamo eccessivamente criptico. In tal senso Gans si serve del binario aggiunto di cui sopra, quello che riconduce agli eventi pregressi, quando la bestia era ancora un avvenente e ricco signore che regnava su una terra prosperosa. Come? Senza spingerci troppo in là, semplicemente facendo per così dire “rivivere” quel periodo alla giovane fanciulla, che nel frattempo ha modo di familiarizzare con il passato di quelle terre e di quella spaventosa creatura, oramai ombre dei fasti di un tempo. Ma poiché un certo vigore di questa storia passa essenzialmente attraverso il legame tra i due, tocca ammettere che tale relazione su schermo appare debole, priva di mordente. Specie riguardo alla bestia, il cui sviluppo è pressoché piatto, al di là di urla, minacce e quant’altro.

Lascia perplessi, inoltre, la scelta di dotare il castello di certe strane ed innocue creaturine che vagano per quei locali sempre impaurite, mentre seguono Belle nascondendosi sempre dietro un angolo. Spaventate, accompagnate da certe tonalità sia visive che sonore inspiegabilmente infantili, quasi a volersi concedere una licenza che per lo più stona. Certo, dopo un po’ si riesce agevolmente a risalire alla reale identità di tali creature, tendenzialmente adorabili; tuttavia la domanda relativa al perché siano state inserite, in quel modo tra l’altro, resta irrisolta, dato che non funzionano nemmeno ad un livello tutt’altro che razionale.

Che si può dunque dire de La bella e la bestia? Qualcuno dirà che si tratta di un’occasione mancata, e forse non avrebbe tutti i torti. O forse avrebbe ragione a metà. Perché tecnicamente rappresenta una merce più unica che rara all’interno del panorama cinematografico europeo, che grazie al cielo si sta comunque risollevando negli ultimi tempi quanto alla qualità dei cosiddetti effetti speciali. Da qui si arriva dritti al secondo punto: per fare film di questo tipo serve innegabilmente una certa quantità di pecunia, dunque dei produttori e degli investitori coraggiosi che, anche in tempi come questi, scommettano sul e con il cinema.

Diciamo allora che da un lato si ha la conferma di un mercato, quello francese, senz’altro in salute – ed effettivamente questa è tutto fuorché una novità. Ma se a questa affermazione la reazione è cui prodest?, diciamo allora che ad una sana ambizione non ha fatto seguito un prodotto in linea con le premesse. Perché La bella e la bestia è a conti fatti inconsistente, cedevole sotto più aspetti, primo su tutti riguardo alla sua incapacità di coinvolgere. Ché poi dovrebbe pure essere l’obiettivo principale. E di una fiaba il cui racconto risulta asettico davvero si fatica a scorgerne l’utilità.

Voto di Antonio: 5
Voto di Federico: 5
Voto di Gabriele: 3

La bella e la bestia (Francia, 2014) di Christophe Gans. Con Vincent Cassel, Léa Seydoux, André Dussollier, Eduardo Noriega, Myriam Charleins, Audrey Lamy, Sara Giraudeau, Jonathan Demurger, Nicolas Gob, Louka Meliava, Yvonne Catterfeld, Dejan Bucin, Other cast, Richard Sammel, Gotthard Lange e Dennis Oestreich. Nelle nostre sale dal 27 febbraio.

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