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Un matrimonio da favola: recensione in anteprima del film dei Vanzina

Una sceneggiatura più “costruita” (si fa per dire) non migliora il risultato: Un matrimonio da favola ha lo stesso immaginario di sempre, tra maschilismo e deleteri tentativi di “normalizzare” l’omosessualità. Vecchio Cinema Vanzina, al solito.

pubblicato 8 Aprile 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 02:47


C’è chi ha tirato in ballo Il grande freddo: per carità, perdonateli, non sanno quello che fanno. Il nuovo film di Carlo ed Enrico Vanzina (regista e sceneggiatore, per chi non sapesse o si confondesse ogni volta) è il remake del loro ultimo film (qualunque loro ultimo film). Che, con qualche eccezione, è a sua volta il remake di un loro film precedente.

E che quindi promulga un immaginario da mani nei capelli, che però fa sempre paura e timore pensare come la radiografia piuttosto verosimile dell’Italietta contemporanea. Come se gli anni 80, o ancora peggio i 90, non fossero mai davvero finiti. Lo vorrebbero i Vanzina stessi, e Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata e Sapore di te non stanno lì a caso.

Guarda un po’, tutto inizia nel 1990. Cinque compagni di liceo inseparabili: arriva la maturità e si perdono di vista. Vent’anni dopo si ritrovano tutti per il matrimonio di Daniele, l’unico ad aver fatto carriera anche se all’epoca era stato bocciato. Lavora in una banca a Zurigo, dove ha conosciuto la sua futura moglie, Barbara, la figlia del ricco banchiere per cui lavora.

Gli altri quattro amici sono tutti vagamente insoddisfatti delle loro vite. Luca, incallito sciupafemmine, voleva viaggiare per il mondo e si limita a fare da guida al Colosseo. Giovanni si è sposato con Paola, temibile avvocato divorzista; ovviamente l’uomo ha un’amante, la bella e giovane Sara, che però non sa manco che è sposato.

Alessandro è stato costretto dal padre a seguire la carriera militare e tiene nascosto a tutti non solo che è gay, ma anche che convive con un uomo. Luciana, unica donna del gruppo, puntava alla carriera sportiva ma ha dovuto abbandonarla; oggi è sposata con un emerito idiota, ma non ha mai scordato il suo primo amore, Alessandro…

Parte ovviamente la solita sequela di tradimenti, fraintendimenti, elementi da commedia degli equivoci e via dicendo. Per dire: Giovanni si ritrova in albergo con l’amante e poi con la moglie, che gli ha fatto una “sorpresa” raggiungendolo all’ultimo momento. Quasi un’autocitazione da Luna di miele in tre, il primo film di Carlo Vanzina.

Tutti tradiscono tutti e tengono nascosto qualcosa a qualcuno. Si potrebbe pensare che la sceneggiatura di Un matrimonio da favola sia più complessa della media dei film dei Vanzina. Ma si tratta solo di pensierini e ideine unite assieme con la colla su un foglio A4, in cui il caso e le cose a caso abbondano alla grande.

Le scene più divertenti sono quelle con Roberta Fiorentini e Max Tortora, rispettivamente madre burina e zio ladro di Daniele. Ma il loro essere così “italiani medi” e completamente fuori luogo rispetto all’ambiente chic della villa dei genitori di Barbara ricorda il Sordi in vacanza intelligente con la moglie di Dove vai in vacanza?. Son passati più di 35 anni.

Il maschilismo è presente in dosi massicce. Per difendersi i Vanzina potrebbero dire che i maschietti non ci fanno una gran figura nel film proprio come le donnine, ma poi hanno pur sempre il cuore d’oro. Lo stesso Luca dichiara che non toccherebbe mai la donna di un amico. Le donne invece si dividono al solito in tre categorie: le mamme, le racchie e i “mignottoni”. E la scelta finale di Sara, che – povera! – si sveglia alle 6 e prende tre autobus per andare al lavoro per 1000 euro al mese, è la cosa più ridicola del film, visto che è una scelta in nome dell’amore.

Ma attenzione, perché oggi in realtà i Vanzina si scoprono progressisti: inseriscono l’ennesimo personaggio gay ma lo trattano “meglio” rispetto ai precedenti (ricordate il “Frocio? Bisex… moderno!” di De Sica in Vacanze di Natale?). Però innanzitutto bisognerebbe spiegar loro la differenza tra coming out e outing, e poi magari si può pensare di trovare qualcosa di meglio rispetto a quello che abbiamo visto.

Se è vero che i Vanzina hanno sempre ridato allo spettatore la propria immagina riflessa (quindi in fondo ciò che lo spettatore vuole, per essere rassicurato), lo fanno anche in questo caso: quindi “normalizzano” il personaggio di Alessandro. Le modalità e i risultati ovviamente ve le consigliamo. Vi basti pensare che, se va bene, Alessandro “schecca”, se va male finisce a letto… con una donna. E la prestazione parrebbe pure ottima.

Un matrimonio da favola finisce poi com’era iniziato, con una partita di calcio. L’Italia dei ’90 come quella del 2014. Se fosse fatto apposta e con un minimo di sforzo critico, sarebbe praticamente un horror. Chi pensa che il film sia potabile, o persino “divertente”, si merita questo cinema a vita. E pure qualche stagione in più dei Cesaroni: la differenza c’è, ma è solo la variante dello stesso prodotto.

Voto di Gabriele: 1

Un matrimonio da favola (Italia 2014, commedia 91′) di Carlo Vanzina; con Adriano Giannini, Ricky Memphis, Paola Minaccioni, Andrea Osvart, Giorgio Pasotti, Stefania Rocca, Riccardo Rossi, Emilio Solfrizzi, Ilaria Spada, Max Tortora, Luca Angeletti, Teco Celio, Roberta Fiorentini. Uscita in sala il 10 aprile 2014.