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Brick Mansions: Recensione in Anteprima

Rocambolesco action che mescola parkour e cliché del genere in uno scontro tutt’altro che inedito tra ricchi e poveri. Brick Mansions va dritto al sodo, sacrificando pressoché ogni cosa sull’altare della spettacolarità coreografica

pubblicato 19 Aprile 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 02:25

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A Detroit, nel 2018, le cose non stanno messe per niente bene. Il vertiginoso tasso di criminalità ha costretto a misure drastiche, tra cui quella di isolare letteralmente un intero quartiere, che prende il nome di Brick Mansions. Una sorta di quarantena, con tanto di esercito a presidiare le vie d’ingresso e d’uscita. Zona franca, dove avviene di tutto e di più – anche se a beneficio nostro la situazione venga sintetizzata da uno sbrigativo reportage all’inizio del film.

Lino è un po’ l’eroe di questo buco abbandonato a sé stesso; un atleta avvezzo al parkour che, tra un salto e l’altro, sottrae intere partite di droga a gente poco raccomandabile per poi disfarsene in un bagno. Comincia così la storia di Brick Mansions, con questo rocambolesco inseguimento a piedi la cui spettacolarità è retta dalla performance dello sconsiderato paladino, che qui ricorda alla lontana un inesauribile Jackie Chan in corsa.

Remake del francese Banlieue 13, scritto e prodotto illo tempore da Luc Besson, trattasi di uno di quei progetti in cui tutto è affidato alle doti di uno o più protagonisti, laddove sceneggiatura e regia servono più che altro a collegare nella maniera più indolore possibile i vari numeri. Brick Mansions prova a fare al cinema ciò che per sommi capi tentò di fare in ambito videoludico Mirror’s Edge, sebbene il sottovalutato impatto innovativo del titolo targato DICE fosse di portata ben diversa. Nella controparte su grande schermo abbiamo un recidivo (Lino/David Belle), affascinante e ribelle, un agente sotto copertura (Damien/Paul Walker) che ha un conto in sospeso, e l’immancabile cattivo (Tremaine/RZA).

La struttura richiama un po’ quella del classico action anni ’80, con l’aggiunta della traccia sportiva ad offrire una leggera boccata d’aria. In fondo il film di Camille Delamarre è un gioco, che dunque si uniforma il più possibile a tale vocazione: la bella da salvare, lo “scagnozzo titano” da abbattere per passare al livello successivo e via discorrendo. Un esperimento, se così si può dire, che magari involontariamente coltiva un legame piuttosto solido col mondo dei videogiochi così per come il settore è evoluto negli ultimi anni, visto che a un occhio smaliziato non passa inosservata la dinamica cooperativa: nel film infatti Lino e Damien hanno bisogno l’uno dell’altro per portare a termine la missione, quantunque ciascuno abbia i suoi di motivi. Ecco allora che si aiutano, completandosi a vicenda; meccanica che culmina nel già evocato scontro con la bestia, un armadio di due metri e passa che emette mugugni anziché frasi di senso vagamente compiuto.

Eppure nel suo restare ancorato a certi cliché, che magari trascendono il genere stesso sfociando in altri medium, Brick Mansions intrattiene, diverte, puntando più ad un vivace dinamismo che alla tanto “inflazionata” coerenza. Innegabile merito della prova di David Belle, le cui coreografie danno un senso a quell’avvicendarsi in fondo banale perché inevitabilmente già visto di episodi; dove a darsele di santa ragione non ci si stanca troppo presto, con annessa scaramuccia tutta femminile, fan service per i maschietti a cui senz’altro non sfuggiranno certe palesi allusioni. Il telefonato rovesciamento della trama in chiusura – maturato d’emblée, merito per lo più di una sospetta intuizione in cui il fessacchiotto di turno, l’unico, è il poliziotto – non prende in contropiede lo spettatore, in questo scenario costellato di eventi a tratti velatamente grotteschi ma in linea con quadro che punta ad altro che non la credibilità.

Ciò non impedisce agli autori di giocarsi pure un’ultima carta sul finire, espressione di un’immaginario letterario (?) oramai sedimentato un po’ dovunque, cinema incluso, da romanzo dickensiano a là Racconto di due città. Senza prendersi affatto sul serio, giusto per arruffianarsi ancora un po’ un pubblico che ha ben compreso il senso dell’operazione e al quale è stato corrisposto né più né meno rispetto a ciò che era lecito aspettarsi: tanto che alla fine vi alzerete dalle poltrone senza porvi oltremodo il problema per quella forzatura di troppo nel plot o quella linea di dialogo fine a stessa. A che pro crucciarsene? Ultimo film (intero) con Paul Walker, fatto salvo il parziale contributo sul set di Fast and Furious 7.

Voto di Antonio: 6
Voto di Gabriele: 5

Brick Mansions (Francia/Canada, 2014) di Camille Delamarre. Con Paul Walker, Robert Maillet, Rza, Carlo Rota, Catalina Denis, David Belle, Ayisha Issa, Bruce Ramsay, Andreas Apergis, Kwasi Songui, Tristan D. Lalla, Gouchy Boy, Jade Hassouné, Carolina Bartczak, Richard Zeman, Frank Fontaine e Mizinga Mwinga. Nelle nostre sale da giovedì 1 maggio.