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It Follows: recensione in anteprima del film horror presentato a Cannes 2014

Festival di Cannes 2014: cambio di rotta per David Robert Mitchell, che nel 2010 aveva esordito con il rarefatto coming-of-age The Myth of the American Sleepover. Invece la sua opera seconda, It Follows, è un film di genere che guarda a Carpenter e agli anni 80, ma restando fresco e originale. Uno dei migliori horror degli ultimi dieci anni. Presentato nella Semaine de la Critique: ecco la recensione.

pubblicato 20 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:34

Scommetto che tra di voi c’è di sicuro qualche fan di un piccolo indie americano intitolato The Myth of the American Sleepover. Se non lo conoscete recuperatelo, anche in vista di It Follows, giusto per capire che piega ha preso la (breve) carriera di David Robert Mitchell. Il suo esordio infatti era un coming-of-age dolce e rarefatto, mentre la sua opera seconda è un film di genere.

Nessuno avrebbe mai potuto pensare che un giovane regista indie alle prime armi avrebbe dato una svolta così repentina e radicale alla sua filmografia, rischiando grosso. Ed è per questo che oggi ammiriamo tantissimo Mitchell, regista che è avviato ufficialmente ad una carriera eterogenea e ricca di sorprese. Perché sì: si può passare da un coming-of-age ad un horror nel giro di qualche anno. E farli benissimo entrambi.

Protagonista del film è la diciannovenne Jay, una tipica adolescente americana che si prepara all’autunno. Alla sua età questo momento dell’anno dovrebbe significare soltanto scuola, ragazzi e weekend al lago. E invece, dopo un semplice e ingenuo appuntamento “consumato” con un ragazzo, si ritrova ossessionata da strane visioni e da un’inspiegabile sensazione che qualcuno o qualcosa la stia seguendo. Confrontandosi con questo fardello, Jay e i suoi amici dovranno trovare un modo per fuggire a quegli orrori che stanno ad una minima distanza da loro…

Visioni inquietanti, donne nude sfigurate, vecchie che paiono uscite da manicomi, uomini altissimi: ti seguono senza sosta, ovunque tu vada, senza speranza che desistano. Una delle cose belle di It Follows è che c’è sì una scream queen, ma attorno a lei c’è un gruppo di amici molto unito, che sa bene cosa sta succedendo alla protagonista, le crede e decide di combattere il nemico assieme a lei. Una variante non da poco, visto che nei tipici horror anni 80 la protagonista restava sola per gran parte del film.

La scelta narrativa calza a pennello con la capacità di di Mitchell di descrivere la banale quotidianità degli adolescenti di oggi. Come nel momento in cui vengono presentati i primi personaggi del film, quando Jay esce dalla piscina ed entra in casa mentre gli amici guardano un film e parlano tra loro. Tra questi c’è uno degli amici d’infanzia della ragazza, ovvero colui a cui ha dato il suo primo bacio (ovviamente lui è ancora invaghito di lei).

It Follows è debitore di molto cinema horror anni 80. Il modello di riferimento è Carpenter, citato consapevolmente a piene mani in colonna sonora (curata da Disasterpeace). Ma fate attenzione anche a quando Jay cammina con un’amica per le strade del suo paesino di periferia tra le ridenti villette a schiera: ricorda Laurie Strode che cammina con le amiche per Haddonfield. E che dire del fatto che Jay vive proprio di fronte ad uno dei ragazzi del suo gruppo, tra l’altro uno dei suoi affair? L’idea sembra venire dritta da Nightmare e dalla posizione delle ville di Nancy e Glen.

Nel film in sostanza si trasmette il male (ovvero le visioni di persone che ti inseguono) facendo sesso con altre persone. Anche il sottotesto “sessuofobico” viene dritto da quel decennio lì, che per definizione era “moralista”: chi fa sesso deve morire. Letto così It Follows può anche essere discutibile, certo, ma a David Robert Mitchell non interessa proprio nulla di star lì a fare la morale a nessuno, è ben chiaro (una morale tra l’altro in ritardo, completamente fuori dal mondo). Altrimenti non si metterebbe a girare due film in cui degli adolescenti hanno giustamente gli ormoni in libertà…

Gli interessano invece le implicazioni più intime e private del discorso, e non certo la sua parte “moralista” per cui la trasmissione del male avviene attraverso il sesso. A Mitchell interessano i meccanismi che possono instaurarsi tra ragazzi che hanno cotte fra di loro, che sognavano da sempre di finire a letto con una persona che, però, ora ha la possibilità di sceglierne un’altra. Anche con una confezione di genere, insomma, gli interessa il mondo adolescenziale così com’è.

Resta il fatto che It Follows, al di là di ogni discorso, è un horror che fa davvero paura. Nella prima parte il regista se la cava davvero meravigliosamente, tenendo sulle spine lo spettatore per tutto il tempo. Come da tradizione tutto funziona bene grazie all’uso del sonoro, che fa da tappeto plumbeo e sottile per quasi tutto il film. Poi ci sono i balzi sulla sedia, presenti in quantità: ma se hanno effetto è perché l’atmosfera di base è gestita alla grande.

Fino a metà di It Follows lo spettatore quasi non ha pace. Finisce una sequenza di paura e ne inizia un’altra. La seconda parte perde fisiologicamente un po’ di mordente e tensione, ma resta comunque uno spasso. Soprattutto resta una storia compiuta e molto bella, scritta in modo molto intelligente e senza concessioni a facilonerie. Attenzione poi alla protagonista, Maika Monroe, già vista e apprezzata in At Any Price: è la versione giovanissima di Amber Heard.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”9″ layout=”left”]

It Follows (USA 2014, horror 94′) di David Robert Mitchell; con Maika Monroe, Keir Gilchrist, Jake Weary, Olivia Luccardi.

Festival di Cannes