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Giraffada – trailer e poster del dramma di Rani Massalha

Giraffada: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film drammatico di Rani Massalha nei cinema italiani dal 29 maggio 2014.

pubblicato 20 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:33

Dopo una tappa al Bari International Film Festival, il prossimo 29 giugno debutta nelle sale italiane Giraffada, il dramma diretto da Rani Massalha, regista francese di origine palestinese al suo primo lungometraggio dopo il corto Elvis di Nazareth vincitore a Cannes del Premio Speciale Unifrance.

Il film ambientato in Palestina racconta di Ziad, un bambino di 10 anni molto legato alle due giraffe dello zoo di Qalqilya. Durante un attacco aereo israeliano, la giraffa maschio viene uccisa. La sua compagna è così sconvolta che smette di mangiare e la sua sopravvivenza è a rischio. C’è solo un posto in cui Yacine, padre di Ziad e veterinario locale, può trovare un altro maschio giraffa, il Ramat Gan Safari Park in Israele…

Il film è una co-produzione Francia, Germania, Italia e Palestina interpretata da Saleh Bakri, Roschdy Zem, Ahmad Bayatra, Mohamad Bakri e Laure de Clermont. La trama ufficiale:

Yacine vive con suo figlio Ziad in Palestina al confine con la West bank, vicino al muro che li separa dai coloni israeliani. Lavora come veterinario all’interno di uno zoo al cui interno c’è anche una coppia di giraffe, Rita e Brownie, la vera e unica passione di suo figlio Ziad. Una foto reporter, Laura Orsini, approda da loro dopo essere stata ferita durante uno scontro tra dimostranti e viene medicata da Yacine. Tra i due si stabilisce subito un feeling e Laura decide di fermarsi per fare un reportage sullo zoo. Yacine compie gli anni e organizza una festa coi suoi collaboratori allo zoo. Lungo il muro, quella notte, ci sono scontri ed esplosioni, una di queste spaventa molto Brownie che si mette a correre nel recinto, va a sbattere e muore. Rita, la sua compagna, è tristissima,perde l’appetito e di conseguenza anche Ziad, molto simpatetico coi due animali, si rifiuta di mangiare. Rita peggiora sempre di più e Yacine, visitandola, capisce che è incinta ma che si sta lasciando morire. La soluzione è una sola: trovarle un altro compagno. Così Yacine chiede aiuto ad un veterinario amico dai tempi della scuola, Yohav. E’ israeliano e vive ad Haifa, lavora anche lui dentro uno zoo. Decide di andare a trovarlo e nel suo piano coinvolge Laura.

Laura parte per Haifa con una macchina nel cui bagagliaio sono nascosti Yacine e Ziad. Passano il confine e arrivano ad Haifa. Yacine ha un piano: rapire dallo zoo dove lavora Yohav una giraffa maschio e portarla da Rita. Yohav è perplesso e ha paura ma alla fine mette a repentaglio la sua carriera per aiutare l’amico. La giraffa, Romeo, viene rapita di notte e caricata su un rimorchio. Yacine, Laura e Ziad partono per un viaggio di ritorno a casa facendo solo le strade di campagna per eludere i controlli. Con un rimorchio è ancora più difficile passare inosservati. Dopo due giorni rocamboleschi in cui esauriscono la benzina, incontrano soldati israeliani che li aggrediscono e temono per la vita di Romeo che è sotto sedativi da molte ore, riescono miracolosamente a ritornare a casa. La scena è surreale. Un uomo, una donna, un bambino e una giraffa camminano passando il confine…ma l’arrivo allo zoo nasconderà una brutta sorpresa per Ziad… Giraffada - trailer e poster del dramma di Rani Massalha (6) Note di produzione:

Il film è ambientato in Palestina: sullo sfondo sono costanti le tensioni tra palestinesi e israeliani, ma il cuore della storia è il rapporto tra un padre – Yacine, il veterinario dello zoo di Qalqilyia– e il suogiovane figlio, Ziad, che a soli dieci anni si deve confrontare con le difficoltà quotidiane di una vita resa ancora più complessa dalla perdita della madre. Il rapporto tra padre e figlio funge così sia da fulcro emozionale sia da motore narrativo: se Ziad all’inizio del film cita la filosofia di vita del padre (“Un minuto sei una mera possibilità, il prossimo tu esisti. Come un albero che cresce su una parte della strada solo perché il vento soffiava in quella direzione.”) in realtà per tutto il film Ziad cercherà di provare a se stesso e a suo padre che la volontà e il desiderio possono invece avere la meglio sulla casualità della natura. E sarà proprio Ziad, con la testarda tenacia di bambino, a spingere il padre ad agire, a mettersi in gioco, a rischiare la propria libertà: e tutto questo per amore del proprio figlio, che equivale all’amore per la libertà tout court.

L’amore di un padre per un figlio, e di un figlio per il padre: il contesto è specifico – la Palestina, il giogo israeliano – ma i sentimenti sono quanto di più universale si possa raccontare e mettere in scena.. In Giraffada l’azione è al servizio di emozioni forti, primarie, commoventi nel senso più etimologico del termine : quanto è disposti un uomo a rischiare per l’amore per il proprio figlio? Storie di esseri umani, innanzitutto. Un padre, un figlio. E una giovane donna, Laura, una giornalista che lotta con tutta la forza dell’idealismo di una cittadina europea che esercita una professione di grande responsabilità. Non è nata in quei luoghi, in fondo ne è solo un’ospite temporanea: potrebbe disinteressarsi della vicenda di Yacine e Ziad, dello zoo di Qalqilyia, ma invece no, decide di sostenere la loro causa. E così aiuterà Yacine e Ziad a recuperare una giraffa in Israele, mettendo anche lei in gioco la propria incolumità e libertà. Giraffada - trailer e poster del dramma di Rani Massalha (3) Una storia universale di uomini, bambini e donne, ripetiamo. Ma non solo: protagonisti sono anche gli animali, ovvero le giraffe del titolo. Ogni moderna fiaba che si rispetti non può che arricchirsi di senso ed emozioni dalla presenza di animali: in questo caso sono due giraffe, animali bellissimi, esotici, delicati, esposte anche loro alla follia e alla violenza umana: Anzi esposte ancor più tragicamente perché tali follie e violenze non possono comprendere.

E così le disavventure della coppia di giraffe diventano una metafora delle disavventure di noi umani. Così la vulnerabilità delle giraffe è la nostra vulnerabilità, portata all’estremo: non hanno voce per parlare, vivono in gabbie con sbarre ben visibili (ma il muro palestinese non è forse una gabbia?). E in fondo, il lutto della giraffa che perde il proprio compagno nell’attentato è come il lutto di Yacine per la moglie che ha perso. E la giraffa che sopravvive aspetta un bambino, così come Yacine ha un figlio che ama e di cui è responsabile. E il ristabilimento di una nuova coppia di giraffe ala fine, è il parallelo nel mondo animale della coppia che potrebbe rappresentare Yacine e Laura, se l’ingiustizia umana non li allontanasse.

E così i sentimenti che proviamo per queste giraffe, l’empatia profonda per il loro dolore non possono non ricordarci che anche noi – dietro le sovrastrutture di secoli di civiltà e culture diverse – siamo animali. E tornano in mente i versi de La capra, di Umberto Saba, che in una capra aveva visto specchiarsi la sofferenza umana: lì la capra era descrita “dal viso semita”, ed evocava la tragedia dell’Olocausto. Nel caso di Giraffada si parla del popolo palestinese. Ma la sostanza non cambia: soprusi, violenza, guerra… non ha senso fare differenze di nazionalità o religioni perché il dolore è universale, così come l’amore, il desiderio di fratellanza e di pace.