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Senza nessuna pietà: Recensione in Anteprima

Venezia 2014 | tiepidi applausi per Senza nessuna pietà, noir italiano presentato nella sezione Orizzonti

pubblicato 30 Agosto 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 22:43

Terzo film italiano al Festival del Cinema di Venezia dopo La Vita Oscena e Anime Nere grazie a Michele Alhaique, debuttante dietro la macchina da presa dopo aver lavorato per anni nei panni di attore. Senza Nessuna Pietà il film presentato nella sezione Orizzonti, ambientato in una Roma quasi irriconoscibile ed interpretato da un ‘gigantesco’ Pierfrancesco Favino, ingrassato e barbuto per entrare nei possenti muscoli del silente protagonista.

Un noir che si trasforma in storia d’amore, colpendo per la qualità della cupa fotografia digitale e per l’attenzione registica nei tratti somatici dei due personaggi principali, vedi il già citato Favino, tendenzialmente monoespressivo e sofferente, e la bella e brava Greta Scarano. Qui anche nei panni di produttore, Pierfrancesco indossa i panni di Mimmo, ingombrante muratore quasi ‘costretto’ a fare anche recupero crediti per un piccolo boss della periferia capitolina, il signor Santili, che ama e rispetta come un padre.

Tutt’altra storia con l’arrogante cugino Manuel, interpretato da un viscido e ritrovato Adriano Giannini. Sarà proprio quest’ultimo ad obbligare di fatto Mimmo a conoscere Tanya, giovane prostituta di Latina che un contrario Favino dovrà ‘controllare’ per circa 24 ore. Tra i due, inizialmente distanti anni luce l’uno dall’altra, scocca qualcosa. Mimmo si immorbidisce dinanzi alla bellezza di questa ragazza, mentre lei scorge nei suoi silenzi imbarazzati l’unica persona sulla Terra pronta a tutto pur di proteggerla. La reciproca voglia di amore ed affetto farà il resto.

Un film di genere che se inizialmente sembra virare verso la cinematografia criminale che negli ultimi anni è tornata a risplendere nelle sale nostrane, con il passare dei minuti muta sempre più forma e sostanza, diventando storia d’amore a tutti gli effetti. Debutto alla regia a due facce per Alhaique, tecnicamente ispirato e in grado di dirigere con mano ferma un grande Favino, più che convincente nel dare vita all’esplosivo Mimmo, tenero dentro e duro fuori. Una sorta di ‘Hodor’ italiano, anche se con più vocaboli a disposizione rispetto al collega televisivo di Game of Thrones.

Il mondo romano pennellato dal regista conquista, tra tramonti quasi pittorici e squarci di periferia in costruzione. Qui prende vita l’universo criminale guidato da Ninetto Davoli, clamorosamente a due facce in questa 71esima edizione della Mostra, prendendo parte anche a Pasolini di Abel Ferrara ma con i lineamenti di Riccardo Scamarcio. A completare il cast un trasformato Claudio Gioè.

Il doppio binario su cui viaggia Alhaique ha la pecca di farsi eccessivamente docile verso il finale, sinceramente stucchevole nella resistenza al dolore di un innamorato Pierfrancesco, perdendo mordente nella seconda parte, tra caccia al traditore e sentimenti reciproci da fare incontrare. Ma l’occhio mai troppo banale della macchina da presa, la quasi totale assenza di un tema musicale e quella Capitale cupa e dai profili apparentemente sconosciuti ammaliano, dimostrano che anni di recitazione e di presenza sul set hanno ‘formato’ il giovane Michele Alhaique, esordiente in sala nel 2008 con L’uomo che ama. Film di Maria Sole Tognazzi interpretato proprio da quel Favino che l’ha in questo caso prodotto, credendo nelle sue potenzialità in cabina di regia. Facendo centro al primo colpo.

Voto di Federico: 6,5
Voto di Antonio: 6,5

Senza nessuna pietà (Ita, 2014, drammatico) di Michele Alhaique; con Pierfrancesco Favino, Greta Scarano, Claudio Gioè, Adriano Giannini, Ninetto Davoli – uscita in sala: 11 settembre

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