Home Festa del Cinema di Roma Roma 2014 – Wir sind jung. Wir sind stark. (We Are Young. We Are Strong.): Recensione in Anteprima

Roma 2014 – Wir sind jung. Wir sind stark. (We Are Young. We Are Strong.): Recensione in Anteprima

Roma 2014 – Sentiti applausi da parte della stampa per il tedesco Wir sind jung. Wir sind stark.

pubblicato 16 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:20

Ha solo 34 anni Burhan Qurbani, figlio di rifugiati di guerra afgani cresciuto in diverse città della Germania e nel 2010 premiato alla 60ma Berlinale con il suo lungometraggio d’esordio, Shahada. Passati 4 anni Qurbani ha portato al Festival Internazionale del Film di Roma la sua opera seconda, in anteprima mondiale nella sezione Cinema d’Oggi. Wir sind jung. Wir sind stark. (We Are Young. We Are Strong.) il titolo, vero e proprio spaccato storico di quel che avvenne in Germania nel 1992.

3 anni solo dopo la caduta del Muro di Berlino, con un Paese improvvisamente ‘libero’ di vagare, terribilmente impoverito dalla riunificazione e soprattutto non più tenuto a bada dalla temuta Stasi. A Rostock, nell’agosto di quell’anno, presero letteralmente fuoco i moti neonazisti che sconvolsero la Germania tutta. Proteste e violenze contro gli immigrati richiedendi asilo che divamparono nella ‘notte del fuoco’, quando 3000 neonazi incendiarono un centro di accoglienza che ospitava 150 rifiugiati vietnamiti. Qurbani porta al cinema proprio quella drammatica e terrificante giornata di odio xenofobo, di rabbia repressa e di cecità politica, rappresentata con fermezza da un bianco e nero angosciante, asettico.

Il regista segue loro, i giovani forti e arrabbiati del titolo che credono di essere invincibili persino dinanzi ai poliziotti in tenuta antisommossa. Giovani che guardano con nostalgia ad Hitler e a quel passato in cui la Germania era solo e soltanto dei ‘tedeschi’, tanto dall’odiare qualsiasi straniero. Immigrati e non.

Stefan e i suoi amici, giovani, annoiati e disoccupati, aspettano i saccheggi notturni e gli scontri con la polizia che sono ormai diventati la normalità per Rostock. Questo perché la politica prende sottogamba il problema. Una politica ‘rappresentata’ dal volto preoccupato ma poco decisionista di Martin, padre di Stefan in bilico tra ideali da difendere e carriera da coltivare. Tutto questo con la città che è pronta ad esplodere persino contro quei vietnamiti ormai ‘tedeschi acquisiti’ come Lien, lavoratrice che vorrebbe rimanere perché certa che sia questa la sua nuova patria. Sbagliando.

Dividendo l’opera in capitoli ‘orari’, che lentamente e con crescente ansia ci avvicinano alla notte degli scontri in cui persino il bianco e nero lascerà spazio al colore, in modo che paura, odio, fuoco e rabbia prendano vita cromatica diventando finalmente tangibili, Burhan Qurbani ha così rappresentato una triste pagina della recente storia tedesca, ai più probabilmente sconosciuta.

Notevole l’impianto visivo, impreziosito dalla disturbante fotografia di Yoshi Heimrath e dall’occhio del regista, autore di almeno un paio di scene straordinarie. Da un aleniante bagno nel mar Baltico ad un complicatissimo piano sequenza che precederà la notte del fuoco, improvvisamente illuminata anche nei colori. La crisi socio-economica del 1992 che portò alla nascita dei movimenti neonazisti che misero in ginocchio Rostock è in qualche modo simile alla crisi vissuta in questi ultimi 5 anni dall’Europa intera, Italia in testa. Non a caso l’intolleranza xenofoba è riesplosa in molte parti del vecchio Continente, Germania compresa.

Per evitare che il tentato e mancato genocidio di 22 anni fa veda la luce oggi Qurbani ha voluto dare un volto a quei giovani teppisti, provando a capire il perché di un’azione simile. Così scellerata e profondamente criminale. Senza concedere ne’ concedersi happy ending di nessuna sorta. Perché il rigurgito d’odio rispetto al diverso e allo straniero è sempre pronto ad esplodere. Anche tra i più piccoli e nelle generazioni che rappresentano il nostro futuro. Per combatterlo c’è bisogno di conoscerlo. E per conoscerlo c’è forse la necessità di vederlo rappresentato. In modo che chiunque possa capirne le potenzialità, compreso chi sa e finge di non sapere, vede e finge di non vedere, e soprattutto non agisce anche se in grado di agire.

Voto di Federico: 8

Wir sind jung. Wir sind stark. (Germania, 2014, We Are Young. We Are Strong.) di Burhan Qurbani; con Saskia Rosendahl, Joel Basman, Jonas Nay

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