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Roma 2014 – Quando eu era vivo (When i Was Alive): Recensione in Anteprima

Opera seconda in salsa horror per Quando eu era Vivo di Marco Dutra

pubblicato 17 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:18

Tra le novità del Festival Internazionale del Film di Roma 2014 è impossibile non menzionare la nuova sezione Mondo Genere, dedicata ai film appartenenti ai più diversi generi cinematografici. Thriller e horror in testa. Ad inaugurarla nella giornata di oggi Quando eu era vivo (When i Was Alive), titolo brasiliano diretto da quel Marco Bruta 3 anni fa a Cannes con l’opera prima Trabalhar cansa. Un thriller a tinte spiritiche, questo ‘Quando ero Vivo‘, quasi interamente girato in un angusto e straniante appartamento di San Paolo.

Qui torna Junior, dopo anni nuovamente nella casa d’infanzia a causa del divorzio e della perdita del proprio lavoro. Una casa abitata da suo padre, diventato ossessionato dai muscoli e dalla dieta proteica, e da una giovane studentessa che ha preso in affitto proprio la sua vecchia stanza di quand’era bambino. Peccato che l’abitazione sia totalmente cambiata nel corso degli anni. Il ritrovato papà ha nascosto tutti i vecchi e inquietanti oggetti della moglie ormai morta, che Junior ritrova in una sorta di ripostiglio. Tra questi si fa strado uno strano spartito con delle inspiegabili parole scritte sul retro. Junior è convinto che sia un messaggio criptato lasciato a lui e a suo fratello, nel frattempo in manicomio, dall’amata e mai dimenticata madre. Con l’aiuto della studentessa musicista proverà a ‘decriptare’ il messaggio, andando a fondo nelle memorie dimenticate della propria famiglia. Tra spiriti e occultismo…

Un thriller intimista, inquietante nel volto del suo protagonista e nella calda e tenebrosa fotografia di Ivo Lopes Araujo. Sin dagli splendidi titoli di testa il giovane Dutra dimostra di saper utilizzare nel migliore dei modi gli stilemi del genere, imboccando lo spettatore con calcolata e mai annoiata lentezza. Autore anche del tema musicale, il regista brasiliano
ha compresso l’intero universo cinematografico della sua opera seconda in un appartamento. Tra misteriosi quadri all’uncinetto, teste di gesso e oggetti di ceramica, senza mai staccarsi di dosso dal folle volto di Antonio Fagundes, più che credibile nel dare credito all’ossessione misto pazzia che una volta varcata la porta della vecchia casa tornerà a farsi strada.

Tratto dal romanzo L’arte di provocare effetto senza causa di Lourenço Mutarelli, When i Was Alive semina ansia con pochi mezzi espressivi a disposizione. Va quasi di sottrazione, il regista brasiliano, affidandosi a suoni, tende che prendono vita a causa del vento e un intermezzo ‘found footage’. E’ un vecchio VHS d’infanzia, infatti, a raccontarci il passato della famiglia di Junior. Con la madre protagonista. Lei e la sua ossessione per l’occulto, vista con terrore dal marito e mai del tutto dimenticata dai due figli.

Elegante nella regia e coraggioso in alcune scelte di ‘normalità’ orrorifica, Quando eu era vivo lascia probabilmente troppe verità non dette alle proprie spalle, dando così allo spettatore il compito di rispondere ai quesiti volontariamente lasciati irrisolti dal regista. L’immersione nell’occulto è innegabilmente troppo netta e improvvisa, e qui Dutra cade in difetto, ma lo psycho thriller da lui confezionato ‘tiene’ per l’intera durata, tra demoni d’infanzia e un conflitto padre/figlio che verità dopo verità si farà sempre più intricato e senza via d’uscita. Fino alla mostruosa accettazione finale.

Voto di Federico: 7
Quando eu era vivo (Brasile, 2014, thriller, When i Was Alive) di Marco Dutra; con Antonio Fagundes, Marat Descartes, Sandy Leah, Gilda Nomacce, Kiko Bertholini, Helena Albergaria, Rony Koren, Tuna Dwek