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Sul Vulcano: vita, miti e storie letterarie ai piedi del Vesuvio

..oggi chi è più pericoloso? Il Vesuvio, che potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro, o l’uomo, che in meno di cent’anni ha prodotto danni d’ogni genere?

di cuttv
pubblicato 12 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:35

Una domanda tanto provocatoria quanto sensata per il nuovo film doc ‘Sul Vulcano‘ di Gianfranco Pannone, che guarda le nefandezze dell’uomo all’ombra quasi mitica del Vesuvio e della vita di tre uomini e donne che restano ai suoi piedi, votati ad un approccio fatalista e mediterraneo del difficile rapporto tra l’uomo e la natura.

Maria, che vive e lavora in un’azienda florovivaistica ai piedi di una villa vesuviana in abbandono, “coltiva” anche le proprie curiosità intellettuali ed è una custode discreta del vulcano.

Matteo, pittore di talento, rimette in gioco le sue opere fatte con la lava, testimonianza di un legame profondo con la terra da cui non si è mai staccato.

Yole, cantante “neomelodica”, vive la propria libertà di giovane donna conciliandola con un’autentica devozione per la Madonna, espressione popolare di un sacro che ha sempre caratterizzato il Vesuvio, da Dioniso/Bacco a San Gennaro.

E se il proverbiale fatalismo partenopeo, dietro cui vive ancora oggi una diffusa devozione religiosa, derivasse proprio dalla presenza del vulcano, che per ben due millenni ha dato e preso alla gente che vive sotto di lui?
Ma oggi chi è più pericoloso? Il Vesuvio, che potrebbe risvegliarsi da un momento all’altro, o l’uomo, che in meno di cent’anni ha prodotto danni d’ogni genere?

E sorge spontanea un’altra domanda: com’è stato possibile, tra case abusive e discariche d’ogni genere, produrre tanta bruttezza in così tanta bellezza?

Tre storie di vita vissuta sotto al Vesuvio amato e temuto, per la sua lava che devasta, rende la terra fertile e pone le esistenze al cospetto di forze ultraterrene e di una bellezza sublime che poche cose eguagliano.

Un viaggio ‘purificatore’ arricchito da materiali d’archivio, evocazioni letterarie che si spingono da Giordano Bruno al Marchese De Sade, da Giacomo Leopardi a Curzio Malaparte … raccontate dalle voci di Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta, Iaia Forte, Enzo Moscato, Renato Carpentieri, Aniello Arena, a ritmo con la di Daniele Sepe.

Dicono tutti che un giorno o l’altro quella
montagna vomiterà fuoco, seminando morte
persino a Napoli, figuriamoci qui.
Ci siamo così sotto da non avere nessuna
speranza di scampo.
Domenico Rea, “L’occhio del Vesuvio”

Un viaggio quasi mistico, antropologico, politico, prodotto da Alessandro Bonifazi e Bruno Tribbioli per Blue Film con Rai Cinema, in associazione con Istituto Luce-Cinecittà e Soul Movie, in collaborazione con Film Commission Regione Campania e SudLab.

Sul vulcano

Sul Vulcano, presentato Fuori concorso alla 67ma edizione del Festival del Film di Locarno, arriva al cinema con Luce Cinecittà da giovedì 13 novembre, con la prima partenopea al Cinema Modernissimo di Napoli e quella romana al Nuovo Cinema Aquila, seguiti dall’Oxer di Latina (17), l’Arsenale di Pisa (19), l’Alfieri di Firenze (20) e diverse altre città, prima di arrivare in dvd nelle librerie.

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Note di regia

Un posto unico al mondo

Sul Vulcano è un film ambientato in un posto unico al mondo, il Vesuvio, e, collocandosi tra passato e presente, si propone come un racconto a più voci sul delicato rapporto uomo-Natura, partendo dalla condizione storica dei napoletani, sempre in bilico tra filosofico fatalismo e dionisiaca vitalità.
E se fatalismo e vitalità, rivisitati oltre gli alibi che da secoli quasi immobilizzano Napoli, venissero assunti a valori di una rinnovata rinascita, fortemente mediterranea, dell’uomo moderno?

Tutto questo alla luce di un fatto, che chi vive su un vulcano porta storicamente dentro di sé: la Natura è più forte dell’uomo, persino oggi che l’uomo ha migliorato le proprie condizioni di vita.
Ecco che una nuova ecologia, in cui l’uomo torna a valutare i propri limiti, diviene necessaria, facendo tesoro di una storia millenaria: quella, appunto, di un vulcano intorno al quale vivono, più o meno consapevoli, centinaia di migliaia di persone.

Esiste una “vesuvianità”? A conoscere alcuni tra gli abitanti dei paesi che circondano il Vesuvio, da Somma a Ottaviano, da San Sebastiano a Cercola, da Torre del Greco a Bosco tre case… sembrerebbe proprio di sì!
In questa terra un po’ tutti si sentono figli del Vesuvio e, in apparenza senza sentirne il peso, portano addosso i segni di una presenza ricca di leggende, storie, racconti, che nel film si manifestano grazie al contributo artistico di alcuni importanti attori.
Sono loro, infatti, a dar voce a figure importanti che, lungo duemila anni, hanno raccontato il vulcano: da Plinio il giovane a Giordano Bruno, dal Marchese De Sade a Giacomo Leopardi, da Matilde Serao a Curzio Malparte…
E i testimoni, Maria, Matteo e Yole, pur avendo i piedi ben piantati nel presente, non sono affatto lontani da queste figure. Al contrario, le loro testimonianze comunicano, oltre che con le immagini del passato (quadri, incisioni e soprattutto il prezioso repertorio cinefotografico dell’Archivio Luce), proprio con le parole di quegli artisti che il Vesuvio lo hanno evocato da sempre.

A sintetizzare efficacemente il senso di questo confronto/scontro tutto partenopeo con il vulcano, a testimoniare questa continua dialettica tra uomo e vulcano, è Giordano Bruno, che non a caso nacque a Nola, ai piedi del Vesuvio, e che, col suo “panteismo” religioso, diviene una sorta di nume tutelare del film.
Giordano Bruno, in uno dei suoi tanti scritti, ci ricorda un sogno avuto a 12 anni, in cui a parlargli è il Monte Cicala, dirimpettaio del Vesuvio, verdissimo di alberi e piante.

Il Cicala parla al quasi adolescente Giordano, suggerendogli una metafora della vita: non basta salire fino a lui per conoscere il mondo, troppo facile! Bisogna avventurarsi lassù, sulla cima di suo fratello, dove tutto è più ostico, respingente.
Da un lato, dunque, c’è il gentile Monte Cicala, che finisce col rappresentare l’ideale di una Natura per certi versi addomesticabile e per questo persino conveniente; dall’altra parte il Monte ribelle dall’ampio cratere, rappresentazione di una Natura “matrigna” ma non necessariamente ostile.

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…quello che dicono i testimoni…

Qui è difficile stare, non è semplice. E’ difficile stare.
E’ una lotta, che se riesci a mantenerti onesto a livello morale e a livello intellettuale è una vittoria di tutti i giorni.
Maria

Ci sono ragazzi come me che non ce l’hanno fatta, chi perché aveva il padre così, chi perché c’era il fratello…, chi perché c’aveva uno zio, oppure a chi proprio ci piace di fare ‘sta vita. A me personalmente non piace.
Yole

Qui si sta molto bene, ma allo stesso momento c’è la minaccia.
Vivi come una contraddizione, che a volte è anche schizofrenica…
Spero sempre che la catastrofe sia dolce, che non faccia molti danni, ma questa è anche un po’ un’utopia.
Matteo

Pure le rocce sono tutte originarie del Vesuvio, c’è poco da fare. Non sono bianche, non sono rosa, sono nere.
Vincenzo

E’ un’illusione! Si illudono ma purtroppo il Vesuvio c’è. Non possiamo fare finta che non c’è. C’è!
Armando

Oggi se il Vesuvio erutta non voglio credere che dobbiamo rivolgerci di nuovo a San Gennaro, perché San Gennaro già ha fatto abbastanza.
Pasquale

… e quello che dicono poeti, filosofi, scrittori …

Il Vesuvio urlava nella notte, sputando sangue e fuoco. Dal giorno che vide l’ultima rovina di Ercolano e di Pompei, sepolte vive nella tomba di ceneri e lapilli, non s’era mai udita in cielo una così orrenda voce…
da La Pelle, di Curzio Malaparte

Le faglie ed i vulcani di questa natura completamente criminale precipitano l’anima in una vertigine che la spinge a grandi azioni e a passioni tumultuose.
da Juliette o la benedizione del vizio, di Donatien Alphonse-Francois de Sade

Questi campi cosparsi
di ceneri infeconde, e ricoperti
dell’impietrata lava,
che sotto i passi al peregrin risona;
dove s’annida e si contorce al sole
la serpe, e dove al noto
cavernoso covil torna il coniglio;
fur liete ville e colti,
e biondeggiàr di spiche, e risonaro
di muggito d’armenti;
fur giardini e palagi,
agli ozi de’ potenti
gradito ospizio; e fur città famose
che coi torrenti suoi l’altero monte
dall’ignea bocca fulminando oppresse
con gli abitanti insieme.
da La ginestra, di Giacomo Leopardi

Qui, in mezzo a questa “terra di nessuno” del vulcano, qualsiasi dilettante avrebbe predetto la distruzione della città con matematica certezza, ma apparentemente nessun cittadino di S. Sebastiano ne avrebbe mai ammessa la possibilità
da Napoli ’44, di Norman Lewis

Nell’immaginario collettivo, l’immondizia che sommerge Napoli assume la stessa valenza dell’eruzione del Vesuvio che ricoprì la bella e lussuosa Pompei.
da L’immondizia del mondo, di Fabrizia Ramondino

…guarda da quella parte il mio fratello Vesuvio. E’ mio fratello e ti vuol bene anche lui, lo credi? Ora dimmi: se ti mando là, ci vuoi andare? Rimarrai poi con lui.
dal De immenso, di Giordano Bruno

questa città appassionata morirà bene, morirà degnamente nell’altissima e fiammeggiante apoteosi di fuoco.
da La leggenda del futuro, di Matilde Serao

… dal Monte Vesuvio rilucevano in più di un punto estesi focolai di fiamme ed alte colonne di fuoco: il loro fulgore spiccava più chiaro delle tenebre della notte… L’indomani già altrove era giorno, lì era notte: una notte più nera e fitta di tutte le notti
da Lettere a Tacito, di Plinio il giovane

L’osservazione di tali terribili casi è istruttiva: essa umilia l’uomo mostrando che egli non ha alcun diritto di aspettarsi soltanto facili conseguenze dalle leggi della natura volute da Dio.
da Scritti sui terremoti, di Immanuel Kant

Imparano lentamente e dimenticano con grande rapidità. Li tengo d’occhio, adesso credono che io dorma e si sono fatti di nuovo insolenti, ammiccano, si mettono a studiare i miei segreti, fanno gli spacconi dicendo che anche loro sono capaci di produrre esplosioni più violente e rumorose delle mie.
da Il sangue di San Gennaro, di Sándor Márai