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Anuncian Sismos: recensione in anteprima del film in concorso a Torino 2014

Torino Film Festival 2014: due registe al timone di un piccolissimo film argentino che racconta tematiche importanti. Ma Anuncian Sismos è innanzitutto amatoriale oltre l’accettabile…

pubblicato 26 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:13


Di cinema argentino, soprattutto indipendente, non conosciamo praticamente nulla. Un peccato, perché in realtà ultimamente si sono formate delle piccole ma forti realtà in cui intraprendenti registi giovani si danno da fare per finanziare le proprie opere, e in alcuni casi si danno una mano l’un l’altro.

Anuncian Sismos è uno di questi film piccolissimi, fatto probabilmente con manco due euro. Nelle intenzioni però c’è una volontà non poco importante: quella di parlare ai giovani di una nazione, che ovviamente è la loro. Perché quello che raccontano Rocío Caliri e Melina Marcow, registe del film, è una realtà quotidiana in cui si ritrovano dolori universali.

Siamo nel Nord dell’Argentina. Una cittadina è sconvolta da un’inspiegabile ondata di suicidi fra giovani. Tra coloro che vengono colpiti da vicino c’è l’adolescente Mariano, la cui sorella si è tolta la vita 7 mesi fa. Assieme alla madre e al fratellino più piccolo tentano di andare avanti, ma l’assenza della ragazzina continua a farsi sentire quotidianamente. La madre piange, ma per non farsi notare taglia costantemente cipolle.

Mariano allora entra a far parte di un programma scolastico di emergenza: una banda musicale i cui componenti sono tutti parenti di un suicida, o sono in qualche modo “collegati” ai suicidi. Lo scopo del progetto è tenere unite fra loro queste persone. Ma forse anche isolarle dal mondo, come fossero portatrici di un contagio.

Ispirato a una storia vera, Anuncian Sismos comincia nel modo più strano possibile, con un campo lungo che inquadra una ragazza che cammina su una collina piena di sassi, per poi passare alla soggettiva di un binocolo. Qualcuno sta guardando da lontano un funerale in un cimitero: scopriremo che chi sta guardando è proprio Mariano.

Raccontato così pare un inizio abbastanza promettente, persino un po’ inquietante se si vuole, ma bisogna essere onesti e dirlo subito: non è proprio così. Anuncian Sismos è tra i film più amatoriali presentati al Torino Film Festival, una cosa che potrebbe far passare i film del Mumblecore per dei laccatissimi e robusti blockbuster. Il budget dev’essere appunto sotto lo zero, ma il problema sta in altro.

Qui c’è una palese mancanza di regole cinematografiche di base. Com’è possibile credere ancora ad una “presentazione” dei personaggi fatta nel modo in cui avviene nella scena dell’arrivo di Mariano alla sua prima lezione di musica? E non si venga a dire che si tratta di una scelta di tono, perché per tutto il film c’è un evidente problema di scrittura. E meno male che alcuni attori si impegnano a salvare la baracca (vedi la direttrice della scuola verso il finale).

Anuncian Sismos dice cose importanti, forse importantissime per i giovani argentini, innanzitutto sul distacco tra mondo degli adulti / professori e ragazzi. Alcune frasi vengono scritte dagli stessi protagonisti sulla lavagna in scenette che si distaccano dal contesto diegetico: “Tutto quello che succede una volta può ripetersi per sempre”, “L’istruzione è come la libertà: si prende”…

Ad un certo punto viene chiesto a Mariano di provare a evitare la violenza a ogni costo: “Ma come si fa se se ne è circondati?”, risponde lui. Però sono idee diluite all’interno di una confezione che fa seriamente cadere le braccia, e che non può uscirne viva manco dopo solo un’oretta di film (dura 68 minuti): nella scena della festa nel finale non c’è un campo lungo manco a pagarlo. E no, non stiamo parlando di un film di Kechiche.

Voto di Gabriele: 3

Anuncian Sismos (Argentina 2014, drammatico 68′) di Rocío Caliri e Melina Marcow; con Jacinto Bonillo, Juan Castro Olivera, Mariana Ferro.

Torino Film Festival