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Sei mai stata sulla luna?: recensione in anteprima

Beghe sentimentali e sullo sfondo diffidenze mai sopite tra città e campagna. Sei mai stata sulla luna? prende due modelli, Raoul Bova e Liz Solari, lasciando che s’innamorino sotto il sole e la pioggia di Nardò

pubblicato 19 Gennaio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:51

Guia (Liz Solari) è una donna in carriera, attraente, elegante nonché di successo. Il suo lavoro è la sua vita, mentre tutto il resto è contorno. Collabora con una rinomata rivista di moda milanese, ma è corteggiata anche a Parigi, che se la contende con la nostra capitale della moda. Tuttavia Guia ha un passato, che da Milano la porta a Nardò, dove ha lasciato i suoi cari – definitivamente, dato che sono pressoché tutti morti.

Si tratta perciò di decidere del destino di una masseria di famiglia, un podere al quale più o meno tutti in paese sono legati. Però. Eh, però il discorso è un altro. Sei stata mai sulla luna? non è affatto interessato ai profili se non nella misura in cui concorrono a rinforzare l’obiettivo di fondo, che è raccontare una o più storie dalle venature romantiche. Perché di questo si tratta: una commedia romantica a suo modo trasognata, per quanto costellata di dinamiche tendenzialmente stanche e banali.

È così. Del paesino pugliese si riconosco appena pochi scorci, per il resto ci si serve di esso tutt’al più per evidenziare lo stacco dalla Milano dei grattacieli, ordinata nel suo caos, fatto di sfilate e metting anziché di concime e uova fresche. Dopodiché si tratta di approntare un lavoro standard su ciascun personaggio, dalla donna in carriera al marito che dell’evasione fiscale ne ha fatta una professione; il barista vecchio stampo che gareggia con quello che vuole aprirsi a una goffa quanto anacronistica modernità; dall’impiegata che sogna l’amore della propria vita dandosi ad appuntamenti con persone incontrate casualmente su internet, al contadino tuttofare che però è Raoul Bova.

Due mondi che non si toccano né a priori né nel corso del film, nel quale ci nemmeno lo stereotipo per cui l’amato/a si dice disposto/a sacrificare tutto per amore dell’altro/a ci viene risparmiato. Anche se Genovese tenta invece di depistare, per quanto maldestramente, portando avanti un discorso che un briciolo di credibilità potrebbe pure averla, ma che in questo caso avrebbe potuto funzionare nella misura in cui ci si fosse limitati a riportare ciò che accade all’inizio e ciò che accade alla fine (e che epilogo…); è tutto ciò che ci sta in mezzo ad essere irrimediabilmente inverosimile. Nessun peccato grave, se non l’ennesima conferma di quanto alcuni tra i nostri cineasti fatichino a proporre storie che emergano, che spicchino dalla massa informe di opere che sono sempre le stesse.

Raccontare in modo così approssimativo l’amore, il buon senso e le paure di chi è tenuto a compiere scelte difficili – tra le note di seppur gradevoli remix di pezzi come Battie Davis Eyes o Take on Me – denota una scollatura non tanto dalla realtà, quanto dalla già evocata verosimiglianza, che proprio non consente di entrare dentro a una vicenda che fa di tutto per tenerti alla larga. Ci si prova con qualche battuta meglio riuscita, con qualche botta e risposta un po’ più serioso, ma la sostanza resta quella. Evidentemente dalle nostre parti non interessa offrire punti di vista, indagare, dunque nemmeno intrattenere, perché la storia di una donna con la puzza sotto il naso che si ammorbidisce perché ritiene di aver trovato l’uomo della sua vita, ma fino a un certo punto, forse non suscita più nemmeno lo stesso appeal di quando certi romanzi e racconti edificanti potevano davvero contare su un folto gruppo di frequentatori.

Oggi ci si domanda a che pro un’opera così innocua e palesemente priva di ambizione; nemmeno lo scherzare o speculare in qualunque altro modo su certe meccaniche, certi scenari. Che sono poi la passerella di attori validi ma utilizzati male, come un Neri Marcorè o un Pietro Sermonti: il primo poliedrico, purché diretto in un certo modo, mentre il secondo irresistibile se inserito in una situazione comica in senso stretto. Certo, è bene mescolare le carte, senza affibbiare competenze troppo specifiche, ma così com’è si tratta più di una serie di elementi gettati a caso dentro a un pallottoliere, che non importa quanto tu possa girare, le palline resteranno sempre quelle e sempre le stesse.

Superfluo, se non addirittura indisponente, inerpicarsi in rimandi e richiami, sciorinando nomi, correnti o titoli, evidenziando la schizofrenia di un genere che non si riconosce da tempo, per poi addirittura concludere con la solita solfa sulla commedia che ci rese grandi (a chi poi, se non chi la fece e interpretò?). Tutte cose che possono tutt’al più accarezzare l’ego di critici scafati e navigati, ma la solfa è sempre la stessa. A guardare film come Sei mai stata sulla luna? (italiani e non) le perplessità vertono sul perché si tenda a lasciarsi andare in questo modo, costruendo storie alle quali non sembrano credere per primi nemmeno gli autori.

Qualunque altro discorso, esposto da chi il film non l’ha particolarmente gradito ovviamente, non potrebbe risolversi in altro modo se non in un lungo panegirico, forse addirittura canzonatorio, come piace alla rete. Dal canto nostro possiamo giusto immaginare una situazione di brainstorming in fase di stesura della sceneggiatura, in cui ciascuno se ne esce con la trovata più esilarante, tra cavoli e battelli (chi il film lo vedrà capirà). Detto ciò non facciamo alcuna fatica nel resistere alla tentazione, ferma restando l’oggettiva impossibilità di rievocare un solo momento in cui il film in questione ci abbia non dico scosso, ma quantomeno sottoposto uno spunto a cui aggrapparsi per poter allargare il discorso. E a questo punto sarà che a noi manca la fantasia; ad ogni buon conto il film è lì, vediamo come risponderanno gli spettatori. Di nuovo.

Voto di Antonio: 3

Sei mai stata sulla luna? (Italia, 2014) di Paolo Genovese. Con Raoul Bova, Liz Solari, Sabrina Impacciatore, Neri Marcorè, Giulia Michelini, Sergio Rubini, Emilio Solfrizzi, Pietro Sermonti, Nino Frassica, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia, Rolando Ravello, Isabella Briganti e Mia Benedetta. Nelle nostre sale da giovedì 22 gennaio.