Home Festival di Cannes I miei giorni più belli: recensione in anteprima del film di Arnaud Desplechin

I miei giorni più belli: recensione in anteprima del film di Arnaud Desplechin

Festival di Cannes 2015: il ritorno in piena forma di Arnaud Desplechin, che con My Golden Days (Trois souvenirs de ma jeunesse) firma un coming-of-age originale e stratificato, e una storia d’amore intensa. Sorprendentemente non in concorso, ma presentato all’interno della Quinzaine des Réalisateurs.

pubblicato 18 Maggio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 15:46

Che bello ricevere in regalo un bellissimo film di un regista molto amato dopo che il precedente era stato uno scivolone. My Golden Days (il titolo originale è Trois souvenirs de ma jeunesse) arriva dopo l’esperienza anglofona di Arnaud Desplechin con Jimmy P., che pareva sin da subito fuori dalle corde del regista.

Invece questo suo ultimo lavoro è Desplechin allo stato puro. Forse perché si tratta di un film francese fino al midollo: nulla di male, anzi. Lasciamo fare agli autori quello che sanno fare meglio e dove lo sanno fare meglio, se questo è il risultato. Anche perché My Golden Days è tra i suoi film davvero più ispirati, ricchi, sentiti.

Paul Dedalus si prepara a lasciare il Tajikistan per tornare in patria, in Francia, ma viene fermato prima di poter prendere l’aereo. Inizia così a dover rendere conto della sua storia privata a un uomo che lo sta misteriosamente interrogando. L’uomo quindi ricorda l’infanzia a Roubaix e gli attacchi di follia della madre, ricorda la sua morte e la sofferenza del padre.

Ricorda del legame con il fratello Ivan e la sorella Delphine. Ricorda anche di quando aveva 16 anni, di quel viaggio nell’USSR che lo portò a regalare la sua ‘identità’ a un giovane desideroso di andare in Israele. E infine ricorda di quando aveva 19 anni, di suo cugino Bob che scappò di casa da una madre troppo protettiva, delle feste con l’amica Penelope, degli amici Mehdi e Kovalki, gli studi a Parigi, della sua vocazione per l’antropologia.

Però, nel suo cuore e nella sua testa, uno spazio gigantesco è riservato solo a lei, la ragazza che aveva addocchiato per anni e che solo dopo molto tempo ha avuto il coraggio di avvicinare: Esther. Il grande amore della sua vita, con la quale avrà una relazione passionale, forte, intensissima, e che in un modo o nell’altro non potrà mai dimenticare.

Malinconico, energico, incredibilmente romantico. Questo è il Desplechin di My Golden Years. Che è un lavoro innanzitutto sorprendente per la sua struttura. Non si riesce a entrare subito nel film. Desplechin ha bisogno di dividerlo in tre capitoli e una chiusa finale. Il primo, il più breve, è dedicato all’infanzia di Paul. Il secondo, un pochino più lungo, è dedicato al suo viaggio in Russia.

Poi c’è il capitolo lungo, che occupa molto più di metà film, e che ha un titolo inequivocabile: Esther. Per arrivare qui ci sono voluti per forza i precedenti capitoletti, perché hanno cambiato Paul per sempre. Ora non riesce più a stare fisso a Roubaix. Va a studiare a Parigi, ma torna spesso a casa per visitare la famiglia, gli amici e soprattutto l’amata fidanzata.

Le difficoltà nel mantenere il rapporto non sono poche: ci sono la distanza, il carattere sempre più fragile di Esther, gli amici che potrebbero non essere gli stessi. Ma l’amore resiste, anche a lunghe e costanti lettere che i due si scambiano giorno dopo giorno quando sono separati. Nel film c’è molta roba in più che si accumula e accumula, con gran piacere dello spettatore, che si gode un coming of age fuori dalle righe e molto stratificato.

C’è il toccante rapporto tra Paul e la Presidentessa della sua Facoltà, ci sono le storie private di tutti gli amici che ruotano attorno, ci sono i fantasmi del passato, i pericoli… Ricordi e ricordi di quei “giorni dorati” che non torneranno più. My Golden Days ci dice qualcosa di profondo sulla (nostra) paura di restare prima o poi soli con questi ricordi. E infatti non è un film in cui una storia d’amore è inserita dentro un contesto ben preciso: pare infatti una storia d’amore a cui attorno ruota un contesto, e l’effetto è ben diverso.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]

My Golden Days (Trois Souvenirs de ma jeunesse, Francia 2015, drammatico 123′) di Arnaud Desplechin; con Quentin Dolmaire, Lou Roy-Lecollinet, Mathieu Amalric, Dinara Drukarova.

Festival di Cannes