Home Festa del Cinema di Roma Roma 2015 – Hitchcock/Truffaut: Recensione in Anteprima

Roma 2015 – Hitchcock/Truffaut: Recensione in Anteprima

L’epocale intervista di François Truffaut ad Alfred Hitchcock diventa ora documentario grazie a Kent Jones, riuscito con il potere delle immagini e delle parole a mostrare il Cinema in tutta la sua grandiosa bellezza

pubblicato 20 Ottobre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 11:42

Il 13 agosto del 1962 un giovane François Truffaut, all’epoca 30enne e con 3 film alle spalle, diede il via ad una leggendaria intervista durata 8 giorni con Alfred Hitchcock, proprio quel giorno 63enne, all’apice della sua fama e in post-produzione con Gli Uccelli, suo 48esimo lungometraggio. Quell’epocale incontro voluto e cercato da Truffaut, un tempo non solo regista ma anche critico presso le Cahiers du Cinéma, divenne poi mitologico libro ancora oggi considerato una sorta di ‘Bibbia’ imprescindibile per tutti i cinefili e addetti ai lavori dell’industria cinematografica.

Una conversazione sul Cinema fatta da due uomini di Cinema che ribaltò le convenzioni di un tempo e la percezione della critica nei confronti di Hitchcock, visto come puro e semplice ‘maestro della suspense’, ‘intrattenitore’ da grande schermo. Una bestemmia che Truffaut, suo grande ammiratore, volle smontare pezzo per pezzo, mostrando l’immenso regista inglese per quello che era: un’artista.

Kent Jones, critico, regista nonché co-sceneggiatore de Il mio viaggio in Italia, doc di Martin Scorsese, ha preso quella lezione di cinema tra due mostri sacri della settima parte e l’ha tramutata in immagini con Hitchcock/Truffaut, rianimando la visione di fatto unica e rivoluzionaria del regista britannico attraverso le parole di 10 colleghi come David Fincher, Arnaud Desplechin, Kurosawa, Wes Anderson, Paul Schrader, Richard Linklater, Olivier Assayas, James Gray, Peter Bogdanovich e l’immancabile Scorsese.

Un omaggio ad un genio per decenni considerato solo e soltanto un ottimo ‘mestierante’, per poi come troppo spesso accade andare incontro al ‘mito eterno’ una volta morto. A mostrare un Hitchcock diverso ai critici d’America fu proprio Truffaut, attraverso quell’intervista/libro che vide la Nouvelle Vague piegarsi con riconoscenza ad una Hollywood che solo in Francia, paradossalmente, vedevano come rivoluzionaria, per poi andare incontro ad una generazione di nuovi ‘artisti’ tutti influenzati dal rigoroso approccio registico di Alfred, ovvero Coppola, De Palma, Spielberg, Friedkin, Lucas, Scorsese.

Jones, attraverso inserti audio originali di quell’infinita intervista e estratti dei suoi film, è di fatto andato ad illustrare gli aspetti tecnici più o meno reiterati nella cinematografia di Hitchcock, partendo da alcuni titoli della sua ricca filmografia. Un modo efficace e onestamente ipnotico per mostrare la grandiosità di un regista per cui nulla era lasciato al caso. Un doveroso omaggio ad un monolite che senza rendersene conto, probabilmente, influenzò un’intera industria attraverso la propria maestria.

Colui che tramutò un mezzo di comunicazione di massa in pura forma d’arte. Colui che sfruttò il sistema divistico di un tempo smontandolo comunque pezzo dopo pezzo, considerando gli attori puro e semplice ‘bestiame’. Colui che ribaltò modalità di scrittura e di regia, dando poi vita ad un’irripetibile sintonia con il pubblico. Un generatore automatico di emozioni, irrimediabilmente attratto dall’essenza stessa della ‘paura’ e lontano mille miglia dal più digeribile concetto di logica, da lui definita ‘noiosa’. Dilatando il tempo all’interno delle proprie opere, Hitchcock finì indirettamente per segnarlo concretamente nella vita reale dei cinefili di tutto il mondo, attraverso punti di vista, trovate e idee poi citate, omaggiate e riprodotte migliaia di volte nei decenni a seguire.

Soffermandosi su alcuni film in particolare del maestro, vedi Vertigo e Psycho, Jones inonda lo spettatore di particolari ai più sconosciuti e in questo caso svelati da immensi ‘colleghi’ del regista, capitanati da uno strepitoso Scorsese e tutti concordi nel sottolineare l’importanza storica di Hitchcock nell’evoluzione della settima arte. Una riconoscenza che senza Truffaut, probabilmente, avrebbe ulteriormente tardato ad arrivare, negando ad uno dei più grandi registi di tutti i tempi il più che doveroso riscatto artistico a lungo inspiegabilmente negato, e qui rimarcato da una lezione di Cinema su ciò che è stato e come si è evoluto (e grazie a chi!) il Cinema stesso.

[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]

Hitchcock/Truffaut (Francia, doc, 2015) di Kent Jones

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