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Speciale Venezia: Intolerance

E’ del 1916 ma Intolerance sarà al Festival di Venezia. Lo sarà con orgoglio nella sua versione restaurata. Il film, diretto da David Wark Griffith, racconta il tema dell’intolleranza con quattro storie ambientate in quattro diversi periodi storici: “La caduta di Babilonia” (episodio babilonese), “La passione di Cristo” (episodio ebraico), “La notte di San Bartolomeo”

di carla
11 Agosto 2007 09:07

E’ del 1916 ma Intolerance sarà al Festival di Venezia. Lo sarà con orgoglio nella sua versione restaurata. Il film, diretto da David Wark Griffith, racconta il tema dell’intolleranza con quattro storie ambientate in quattro diversi periodi storici: “La caduta di Babilonia” (episodio babilonese), “La passione di Cristo” (episodio ebraico), “La notte di San Bartolomeo” (episodio francese), “La madre e la legge” (episodio moderno).

Quando uscì il film fu un fiasco, era costato tantissimo (due milioni di dollari per 100.000 metri di pellicola e ben 5.000 comparse!!!), anche la critica lo guardò con sufficienza, venne giudicato troppo difficile, complicato persino presuntuoso. Griffith era avanti e pochi lo capirono… Il film presentava delle invenzioni decisamente nuove ed ardite (siamo nel 1916 ve lo ricordo!)… Griffith usò il montaggio alternato, praticamente una sua invenzione (ne parleremo presto nel Cine-Dizionario) e utilizzò una serie di riprese dall’alto con le macchine da presa su palloni aerostatici. Una vera impresa.

Scrisse Anita Loos:

“Quando Intolerance fu finito, e D. W. Griffith lo stava montando, un giorno mi mandò a chiamare e mi disse che le didascalie le lasciava scrivere a me. Così mi sedetti con Griffith in sala di proiezione e credo di essere stata la prima a vedere il film perché Griffith lavorava con la massima segretezza e nessuno di coloro che avevano recitato Intolerance sapeva di che cosa si trattasse. Avevano idee del tutto confuse su ciò che D. W. Griffith stava preparando. Quando mi invitò a vedere il film, lo guardai con un sacro terrore a causa del mistero che fino a quel momento lo aveva circondato. Mi sembrò terribile. Non riuscivo a vedere. Non ero abbastanza intelligente per percepire l’ampia visione di quell’uomo. Il modo in cui mescolava gli elementi temporali, che non era mai stato visto prima, lasciava completamente smarriti gli spettatori. E anche me. Ma mi feci coraggio e scrissi le didascalie. Come tante cose terribilmente importanti della vita, quando succedono non ci se ne accorge, così non mi resi conto del momento storico che stavo vivendo mentre vedevo quel film”.

Una curiosità: un’inquadratura particolare è il filo rosso che collega tutte le storie, si vede una donna che culla il suo bambino. Quella donna è la mitica Lillian Gish.


Un estratto dal film…

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