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PPZ – Pride and Prejudice and Zombies: recensione in anteprima

Horror sin troppo misurato, PPZ – Pride and Prejudice and Zombies sembra quasi rifiutarsi di far fondo sul serio alla mole di sano grottesco che reca in fronte. Eludendo trash e citazioni varie, il film di Steers propende verso un sicuro ancorché mortificante anonimato

pubblicato 3 Febbraio 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:58

Inghilterra vittoriana. Londra per la precisione. La nobiltà arroccata nel suggestivo countryside britannico, continuando a vivere come se niente fosse. Sì, si respira aria di Jane Austen, ma è ancora meglio di così: ci sono gli zombie. Che corrono, strepitano, si organizzano, e tutto il repertorio che contraddice la letteratura a riguardo (però oh, non lo fece già Romero con La terra dei morti viventi?). Operazione interessante quella di PPZ – Pride and Prejudice and Zombies, che infila a forza uno dei fenomeni più celebri della seconda metà del ‘900 in un quadro da XIX secolo.

A luci di nuovo accese si ha ben chiaro ciò che non va con il film di Burr Steers, ovvero che osa troppo poco per un progetto che ha da essere fuori di testa. Freno a mano tirato dall’inizio alla fine, qualche scena vagamente splatter non basta a tenere alta l’asticella di un’opera che non prende mai davvero quota, sebbene non si possa altresì dire che lasci indifferenti. Orgoglio, Pregiudizio e Zombie è roba più per amanti delle convergenze improbabili in territorio cinematografico, per quelli che hanno qualcosa da dire sulla complessità di testi sovrapposti; tutte cose che, ad essere sinceri, riscaldano anche chi scrive, solo che qui non si è a un simposio di letteratura né abbiamo i crediti per tenere conferenze.

Resta allora quell’impressione, a dire il vero piuttosto chiara, che un film così poteva (doveva?) premere di più l’acceleratore su talune componenti. Se infatti risulta da un lato interessante la scelta di mantenere un tenore a suo modo aulico, classico per così dire, dall’altro tocca pure confrontarsi con il fatto che sembra di assistere a due film diversissimi, da cui entriamo e usciamo in maniera a dire il vero straniante. E no, non è un bene.

Perché forse per primi agli autori non era ben chiaro cosa PPZ dovesse essere, ed allora la sensazione di un’opera poco amalgamata, non priva di spunti ma in larga parte disattesi, o magari sepolti da un lavorio di commistioni non proprio felice. Ha i suoi momenti, ma che ciò basti consentiteci di dubitarne. Far coesistere l’impronta b-movie ad una fotografia leccata è senza dubbio pretesa affascinante ancorché già proposta, ma appunto, poi bisogna anche avere la meglio su certe lodevoli iniziative.

La vicenda della famiglia Bennett, il cui padre manda le figlie in Asia per apprendere le arti marziali, rappresenta un invito a nozze per certuni, e francamente questo cosmo alternativo incuriosisce noi pure. Elizabeth, una delle Bennett, conosce l’affascinante Fitzwilliam Darcy, un noto cacciatore di zombie. La loro storia di amore/odio resta in primo piano, come si addice a certi racconti, solo che mentre i due si vomitano “complimenti” ed occhiatacce in puro stile british, di tanto in tanto salta fuori che a pochi metri qualche zombie vuole assaggiare loro il cervello, a crudo.

Non mi pare fuori luogo l’idea di non riempire ogni scena di zombie, optando piuttosto per una semi-discrezione di cui con ogni probabilità il film beneficia anziché no; tuttavia proprio l’insistere sull’intreccio tra love-story e cospirazione tende pericolosamente ad appiattire uno sviluppo che pecca, ritengo involontariamente, di un eccesso di seriosità. Eppure le premesse, il tono, ma in generale ogni aspetto ci dicono il contrario, ossia che qui si gioca molto sul citare un’opera celeberrima cercando semmai di vedere fino a che punto si possa spingere l’intuizione di infilarci dentro qualcos’altro.

Ecco allora dove Orgoglio e Pregiudizio e Zombie (titolo italiano del libro) forse pecca con maggiori ripercussioni sul risultato finale, ossia nel suo non esplorare sino in fondo le più tracce, ricalcando troppo l’immaginario vittoriano al cinema e troppo poco quello da zombie-movie, horror o che so io. Anche perché presa come parabola sentimentale, una vicenda del genere oggi non può che apparirci addirittura un po’ sciocchina; dell’altra sua vocazione si avvertono invece semplici spruzzate, forse per paura di tirare fuori un quadro troppo demenziale. Solo che a certe condizioni o sei demente oppure ordinario. C’è dunque bisogno di sottolineare ulteriormente quali dei due esiti fosse preferibile in questo caso?

[rating title=”Voto di Antonio” value=”5.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]

PPZ – Pride and Prejudice and Zombies (Pride and Prejudice and Zombies, USA, 2016) di Burr Steers. Con Lily James, Sam Riley, Jack Huston, Douglas Booth, Bella Heathcote, Matt Smith, Charles Dance, Lena Headey, Emma Greenwell, Suki Waterhouse, Hermione Corfield, Dolly Wells e Aisling Loftus. Nelle nostre sale da giovedì 4 febbraio.