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Cannes 2016, American Honey: recensione del film di Andrea Arnold in Concorso

Festival di Cannes 2016: con American Honey Andrea Arnold scandisce parte del percorso della giovane Sasha, alle prese con un insolito viaggio on the road nel Midwest americano

pubblicato 15 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:23

Chi nel febbricitante American Honey scorgesse un ritratto tutto atmosfera, luce del sole che si riflette dovunque e libertà, non sarebbe lontano dal vero. Per questo suo primo film on the road nel cuore (da non intendere geograficamente) degli USA, Andrea Arnold opta per un lungo viaggio di quasi tre ore in compagnia della gioventù americana. Parte di essa, s’intende.

A dispetto di un tratto che rimanda al documentario, la finzione rimane pregnante, perciò si sciolgono come neve al sole eventuali critiche circa l’assurdità del contesto. La diciottenne Star (Sasha Lane) si unisce ad una carovana di coetanei, dediti a truffe “innocenti” come lo sembrano loro: individuano un’area della città che di volta in volta visitano e per qualche decina di dollari vendono porta a porta abbonamenti a riviste di camion, barche ed altro ancora.

Qui Star incontra Jake (Shia LaBoeuf), con il quale da principio s’instaura un legame sfuggente, eppure forte. A conti fatti, American Honey è la loro storia d’amore, di come si prendono e si lasciano, della passione sfrenata che poco alla volta, incomprensione dopo l’altra, giunge a una sua strana ancorché tangibile maturazione.

Si tratta di ragazzi minorenni o appena maggiorenni, che del mondo non sanno granché, le cui motivazioni in nessun caso emergono, nemmeno quelle dei protagonisti. La Arnold è sempre attaccata a loro, li segue, osserva non solo loro ma anche quello che cattura la loro attenzione. In questo modo la regista britannica fa qualcosa di simile rispetto a quanto fa Harmony Korine in Spring Breakers, sebbene quest’ultimo denoti maggiore cognizione di causa in merito a certe dinamiche, ed in generale quel film si trovi su un altro livello anche ma non solo per via della sua maggiore compattezza.

Ciò che infatti incide nella resa di questo seppur amabile spaccato della Arnold è senz’altro una durata che non eleva American Honey al rango di esperienza, come probabilmente si voleva: semplicemente tende a girare troppo intorno ad alcune cose, fermo restando che un’idea del genere si sarebbe prestata benissimo ad una vera e propria serie TV.

Difetto invalicabile? Beh, in verità non si tratta nemmeno di un vero e proprio difetto. Va considerato che la prima ora e mezza passa senza che quasi ci si accorga, laddove nella restante ora e poco più si tenda a fare maggior fatica. Ed è un peccato, perché American Honey è bello da vedere, oltre che interessante da vivere; Sasha è un personaggio non ancora formato, come t’immagini essere una ragazza della sua età oggi. Mai abbastanza persuasa circa i confini tra ciò che è bene e ciò che male, per così dire, perché a questi ragazzi la morale è l’ultima cosa che li ispira o li agita: loro vogliono risposte, le stesse che nessuno è riuscito loro a dare.

Tanto vale allora cercarle nello stare insieme, nel ballare davanti alle casse di un supermercato sulle note di We Found Love, che è lì non per caso. E se quella non è la risposta definitiva, di certo è quanto di meglio si possa ottenere al momento. Non saprei dire quanto la Arnold ci vada vicino alle controparti reali dei suoi personaggi, ammesso che ve ne siano: quel che è certo è che questa generazione non è diversa da quelle che l’hanno preceduta, i loro problemi sono quelli dei loro coetanei di ogni epoca. Solo che adesso tocca a loro, tutto qui.

La Arnold intercetta bene questa tensione interiore, concentrandosi costantemente sull’azione però, che in American Honey non in ogni caso mantiene lo stesso livello di coinvolgimento. Ciò detto, rimanere indifferenti alle peripezie della piccola ma già grande Sasha è arduo, del suo tormentato rapporto con Jake e di come la vediamo crescere una scena dopo l’altra. E sta qui la bravura della regista, o quantomeno l’intelligenza, disposta ad ascoltarli questi ragazzi, per capirli e nient’altro.

Gira che ti rigira il punto è questo: vogliamo capire? Perché in caso contrario non bastano le luccicanti immagini, le assurde situazioni in cui Sasha ed il suo gruppo di cercatori va cacciandosi. Il mood di American Honey è connaturato a tutto ciò ed i tempi diluiti, unitamente al ritmo che non vuole essere conciliante nell’accezione convenzionale del termine, non potranno mai bastare se goduti a sé stante. Diversamente restate alzati e lasciatevi andare: potrebbe venire voglia anche a voi di ballare come degli scemi.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Gabriele” value=”9″ layout=”left”]

American Honey (USA, 2016) di Andrea Arnold. Con Sasha Lane, Shia LaBeouf, McCaul Lombardi, Arielle Holmes, Crystal Ice, Veronica Ezell, Chad Cox, Garry Howell, Kenneth Kory Tucker, Raymond Coalson, Isaiah Stone, Dakota Powers, Shawna Rae Moseley, Chris Wright, Riley Keough, Will Patton, Sam Williamson, Bruce Gregory, Tyler Forke, Daran Shinn, Chris Bylsma e Andrea Fantauzzi.

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