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La battaglia degli imperi – Dragon Blade: Recensione in Anteprima

Jackie Chan, John Cusack e Adrien Brody protagonisti de La battaglia degli imperi – Dragon Blade, polpettone pseudo-storico che ha avuto l’ardire di far incontrare il wuxia cinese con il peplum.

pubblicato 21 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 10:04

Sette anni per riuscire a realizzarlo, oltre 65 milioni di dollari di budget, una troupe da 700 e passa uomini con 10 lingue diverse parlate sul set, oltre 3200 km percorsi attraverso gli immensi territori della Cina, il temibile deserto del Gobi da dover gestire, il più giovane attore premio Oscar di sempre nel cast insieme ad un mito del kung-fu, un volto del k-pop asiatico e un figlio d’arte particolarmente attivo e apprezzato ad Hollywood. Ingredienti sulla carta scoppiettanti eppure clamorosamente bruciati sull’altare del ridicolo da Daniel Lee, 56enne regista di questo improponibile La battaglia degli imperi – Dragon Blade, polpettone pseudo-storico che ha avuto l’ardire di far incontrare il wuxia cinese con il peplum.

Al centro della trama, infatti, una storia realmente accaduta, ma qui dannatamente romanzata, durante l’era della Dinastia Han occidentale e dell’Impero Romano. Siamo nel 50 a.C, sulla Via della Seta, con i soldati della legione romana condotta dal generale Lucio che arrivano ai Cancelli delle oche selvatiche dopo esser scappati da Roma per proteggere il piccolo Publio dal fratello malvagio Tiberio, entrambi figli del Console Crasso, ucciso dal più grande dei due. Qui Lucio combatte contro Huo An, comandante della squadra che protegge la Via della Seta nella regione occidentale ingiustamente accusato di tradimento. Deposte le armi dopo un iniziale duello, tra i due nasce un’intensa e inusuale amicizia, tanto da vedere la legione di Lucio aiutare gli uomini di Huo An a terminare i lavori di riparazione dei Cancelli. Peccato che Tiberio sia alle porte con un enorme esercito che si prepara all’attacco, puntando alla conquista della Cina tutta e alla vendetta nei confronti di Lucio e Publio, ma Huo An, stoico nel difendere il proprio Paese ed eletto comandante della legione romana, non cede di un millimetro e chiama a raccolta i 36 eserciti dell’intero Impero per l’ultima epica battaglia.

Si può fare un film di ‘guerra’ costruendo l’intera struttura su un melenso messaggio pacifista, da trascinare fino all’ossesso con cannonate di retorica? Daniel Lee, regista e sceneggiatore di questo indifendibile kolossal dalla produzione tanto megalomane quanto sconclusionata, è riuscito nell’impresa, cavalcando da subito il messaggio della ‘tolleranza’ per risolvere qualsiasi conflitto tra etnie diverse. Evidentemente tagliato in fase di montaggio, perché confusionario tanto nello sviluppo quanto nella spiegazione dei fatti malamente narrati, Dragon Blade è un trionfo di involontario kitsch cinematografico, un instant-scult di cui ridere senza che regista e produttori ne avessero le minime intenzioni, a causa di una serie infinita di surreali scene in cui tutto quel che capita è spesso insensato e inconsapevolmente comico. A non aiutare un doppiaggio monster, con battute fuori scena da Premiata Ditta, e una regia onestamente sconcertante tra infiniti rallenty, continui e disordinati flashback, bruschi stacchi di montaggio e improvvise svolte che trasudano ilarità nonché enorme caos narrativo.

Ulteriormente affossato dalle musiche di Henry Lai, che oscillano tra l’inutilmente epico/roboante e lo sdolcinato da drama di serie Z, Dragon Blade vede il 62enne Jackie Chan, qui anche produttore, raschiare il fondo di una carriera che tanto gli ha dato e che altro commiato meriterebbe, con il pesce fuor d’acqua John Cusack e un boccoloso Adrien Brody volti hollywoodiani prestati alla causa dinanzi al facile e fumante soldo. Mai credibile il primo e semplicemente macchiettistico il secondo, per un film che tra insostenibili bimbi ciechi, falchi guerrieri, bandiere pacifiste, personaggi che entrano ed escono a loro piacimento dalla stroria e un inascoltabile inno alla gloria da cantare in latino e tra le lacrime da parte dei romani in guerra, si fa minuto dopo minuto sempre più irrazionale, tanto da scemare nella non voluta parodia di genere.

Riuscito nella titanica impresa di incassare 116,790,000 dollari sul suolo cinese, La battaglia degli imperi – Dragon Blade ha poi pesantemente floppato ovunque sia sbarcato, Usa e Regno Unito in testa, puntando ora quel box office italico che dinanzi all’Impero Romano che va alla conquista della Dinastia Han potrebbe persino destare interesse. Sbagliando, perché dietro le sue limitate verità storiche Daniel Lee ha dato vita ad un blockbuster tanto pomposo nelle scenografie e nell’evidente sperpero di risorse economiche quanto gratuitamente farsesco.

[rating title=”Voto di Federico” value=”1″]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”1″]

Dragon Blade (Cina, 2015, azione) di Daniel Lee; con Jackie Chan, John Cusack, Adrien Brody, Sharni Vinson, Peng Lin, Kevin Lee, Raiden Integra, Alfred Hsing, Tomer Oz, Temur Mamisashvili, Paul Philip Clark, Si Won Choi, Max Huang, Mika Wang, Yang Xiao, Tin Chiu Hung, Shaofeng Feng – uscita giovedì 30 giugno 2016.