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Una Vita da Gatto: Recensione in Anteprima

Un due volte premio Oscar nei peli di un gatto. Dal 7 dicembre in sala.

pubblicato 4 Dicembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 03:36

Dal 2013 splendido Frank Underwood nell’acclamata serie TV House of Cards – Gli intrighi del potere, grazie alla quale ha vinto un Golden Globe, Kevin Spacey si fa vedere sempre meno al cinema, tanto da far crescere l’attesa e la curiosità dinanzi ad un suo ritorno. Ma anche lo stupore, onestamente sincero, nel vedere progetti a dir poco ‘evitabili’ per un due volte premio Oscar che oramai così poco cede al grande schermo. Una Vita da Gatto di Barry Sonnenfeld, regista de La Famiglia Addams e Men in Black, è da questo punto di vista l’emblema dello sbalordimento.

Spacey è Tom Brand, miliardario di successo che da tempo sogna di costruire il più alto grattacielo del Nord America. Un obiettivo tanto futile quanto per lui importante, a tal punto da fargli perdere contatto con la propria famiglia. Tom, infatti, è un padre e un marito assente. La moglie Lara e soprattutto la figlia Rebecca non sono altro che avanzi di tempo all’interno di una giornata quasi interamente dedicata allo sviluppo di questo mega palazzo. Il compleanno della piccola vedrà l’uomo cedere all’odio nei confronti dei gatti regalandole un felino, ma sulla strada verso casa un incidente cambierà per sempre la vita di Tom. Al suo risveglio dopo lo choc, infatti, Brand è ‘intrappolato’ nel gatto appena acquistato per la figlia, mentre il suo corpo fisico, trasportato in ospedale in fretta e in furia, è in coma. Adottato dalla sua stessa famiglia, Tom potrà ora vedere il mondo da prospettive decisamente differenti, mentre il tempo scorre e il suo vero corpo muore…

Dimenticate Quel pazzo venerdì di Mark Waters con Lindsay Lohan e Jamie Lee Curtis, perché in Una Vita da Gatto, comedy che strizza l’occhio ad un pubblico per famiglie, nulla o quasi funziona. Impianto registico e di scrittura da teen movie anni ’90, per la pellicola di un Sonnenfeld mai tanto inconsistente, incapace di far ridere e al tempo stesso di farsi involontariamente apprezzare, perché mai esageratamente kitsch. Addirittura 5 gli sceneggiatori spremuti per dar vita ad un titolo che procede stancamente verso un finale scontato e attraverso evoluzioni di trama che spaziano tra uno sbadiglio, un punto di domanda e la totale indifferenza. D’altronde per quale motivo lo spettatore medio dovrebbe così tanto appassionarsi all’inaugurazione di un grattacielo da record? Al fianco di Spacey, che per 3/4 di film si limita a prestare la propria voce al gatto “Mister Fuzzypants”, Jennifer Garner e Christopher Walken, terzetto di divi di primo pelo finiti non si sa come all’interno di un progetto produttivamente parlando discutibile e dalla dubbia qualità. Non è sboccato, ne’ trash, strappalacrime ne’ irriverente, gratuitamente volgare, adorabilmente ‘educato’ o intelligentemente pacato. Una Vita da Gatto è molto più semplicemente stupido.

Kevin, dichiaratamente sempre più interessato al mondo tv, ha forse voluto provare ad aprirsi ad un mercato per lui inedito, sbagliando però cavallo (tanto vale gettarsi sui redditizi cinecomic). Nine Lives, questo il titolo origiale della pellicola, non ha infatti davvero niente di originale, di accattivante, di realmente ‘magico’ o anche solo tiepidamente divertente, trascinandosi a fatica verso un precipizio che stroncherebbe la vita cinematografica di qualsiasi divo. Fortunatamente per Spacey, però, c’è un passato talmente abbagliante e un presente televisivo così ipnotico che il rischio suicidio assistito parrebbe non avere senso di esistere. Ma ulteriori scivoloni come questo, è chiaro, sono platealmente sconsigliati.

[rating title=”Voto di Federico” value=”2″ layout=”left”]

Una Vita da Gatto (Nine Lives, Usa, 2016) di Barry Sonnenfeld; con Kevin Spacey, Jennifer Garner, Robbie Amell, Cheryl Hines, Mark Consuelos, Malina Weissman, Christopher Walken, Talitha Bateman, Teddy Sears, Nathaly Thibault, Serge Houde, Jay Patterson, Meghan Gabruch, Ellen David – uscita mercoledì 7 dicembre 2016.