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Poveri ma Ricchi di Fausto Brizzi: Recensione in Anteprima

Trainato da Lucia Ocone e Christian De Sica, Poveri ma Ricchi di Fausto Brizzi si candida a Re italico delle Feste di Natale.

pubblicato 12 Dicembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 03:21

Ci voleva il remake di una commedia francese (‘Les Tuche‘, uscita in patria nel 2011) per illuminare di risate il Natale italiano. Lo tsunami di cinepanettoni che si è abbattuto sul dicembre tricolore (6, comprendendo Siani in uscita il 1° gennaio), ha probabilmente fatto venire a galla il suo vincitore, ovvero Poveri ma Ricchi di Fausto Brizzi, sguaiato titolo che rimanda con piacere all’impianto comico del primo storico Vacanze di Natale dei Vanzina, anno domini 1983. Dalla Cortina maccheronicamente vissuta dai benestanti Covelli e dai peracottari Marchetti, tanto diversi quanto ugualmente cafoni, siamo in questo caso passati ad un’unica famiglia in grado di abbracciare entrambi gli opposti sociali. I Tucci.

Poveri e burini, con padre mozzarellaro, madre casalinga, nonna teledipendente, cognato botanico nullafacente, figlia vanitosa e figlio genio incompreso (Kevi il nome, senza N perché non sapevano ci volesse), i Tucci sono sempre stati poveri. Da generazioni. Tutto cambia quando la sorte si abbatte sul loro destino, sotterrandoli di denaro: 100 milioni di euro. Tanto hanno vinto. Inizialmente restii ad annunciare la vincita, perché terrorizzati dall’assalto di amici e presunti parenti ‘sciacalli’, ad un certo punto esplodono e decidono di darsi alla bella vita, lasciando la provincia laziale per sconfinare al nord. Destinazione: Milano. Qui, tra i grattacieli di Piazza Gae Aulenti, i ricchi snob di zona che non ostentano perché fa cheap e un portafoglio apparentemente senza fondo, i Tucci proveranno a toccare con mano quel che credevano non aver mai raggiunto: la felicità. Ma i soldi, che indubbiamente ‘aiutano’, ti portano davvero a farla tua?

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Arrivato al suo decimo film da regista e in passato sceneggiatore di una decina di cinepanettoni targati DeLaurentiis, Fausto Brizzi ha dato vita al suo film più smaccatamente comico, cavalcando cliché senza alcun tipo di pudore. Non solo Milano e ‘Roma’ (diciamo provincia) a confronto nei differenti stili di vita, ma anche poveri (neanche a dirlo genuinamente simpatici) e ricchi (ovviamente insopportabilmente odiosi e inaspettatamente minimal) continuamente a paragone. Modificato lo script in funzione del pubblico italico rispetto alla commedia originale, perché ad esempio in Francia i vincitori delle lotterie diventano volti noti e non ‘taciuti’ come avviene nel Bel Paese, Brizzi e Marco Martani hanno stritolato i luoghi comuni tipo che riguardano ricchezza e povertà al giorno d’oggi, provando a fare quel tipo di satira sociale un tempo perfettamente indossata dai Vanzina dei primi anni ’80. Perché puoi vincere pure 100 milioni di euro, ma se nasci ignorante e senza un soldo in tasca non sarai mai un signore: al massimo puoi diventare un poveraccio arricchito. I Tucci sono infatti cafoni, clamorosamente volgari e non hanno alcun problema ad esternarlo. Anna Mazzamauro, piacevolmente ritrovata dal cinema di genere nazionale dopo anni di immotivata dimenticanza, ne è la plastica rappresentazione, parlando quasi esclusivamente vomitando parolacce. Non sono da meno Christian De Sica e Lucia Ocone, la cui coppia fa furore.

Se De Sica ha ancora una volta confermato di essere una spanna sopra a tutti in ambito commedia popolare, persino con osceno capello riccio e rossiccio alla Donald Trump a traino, la Ocone si è trasformata nel jolly inatteso. La sua Loredana Tucci non è altro che una visione meno ‘porca’ e ancor più popolana di Feliciana, suo celebre personaggio televisivo, a cui Brizzi ha fortunatamente lasciato ampio spazio. Il feeling con De Sica è trascinante, i due si alzano battute a vicenda per poi schiacciare a punto e il film, anche solo grazie alla loro presenza, va di fatto giù come una ciccolata calda sulla neve. Brignano, tornato spalla e proprio perché maggiormente trattenuto più centrato, porta invece avanti il filone ‘sentimentale’ con l’ex volto Disney Lodovica Comello, per una sottotrama tanto surreale, tutta giocata sui soliti equivoci e meno credibile quanto giustificabile, perché Poveri ma Ricchi nasce come fiaba popolare, letteralmente raccontata dal più piccolo di casa (e recitativamente parlando meno apprezzabile, Giulio Bartolomei). Ovviamente non tutto è oro ciò che luccica, perché si banalizza all’estremo qualsiasi lettura morale riguardante ricchezza interiore ed esteriore, ma Poveri ma Ricchi si può forse definire il cinepanettone che più si avvicina alla vincente struttura del capostipite vacanziero del 1983, tutto centrato sull’eternamente comica lotta di classe all’italiana.

Una leggera favola di Natale fieramente sboccata che tra supplì a profusione (vs. finger food), assurdità varie (il solito ladro che perseguita Brignano) e camei da urlo (non solo l’annunciata e geniale presenza di Al Bano) finisce per fare il suo sporco lavoro, divertendo con battute fulminanti (il ‘foglione’ degli ospiti ad una mostra d’arte) e personaggi che da subito conquistano la simpatia di chi osserva, tanto da puntare ad un capitolo due di fatto già in lavorazione che vedrà i Tucci sbarcare in America. Ma di questa ‘trasferta’ oltreoceano, incassi permettendo, se ne parlerà tra 12 mesi.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

Poveri ma Ricchi (commedia, Italia, 2016) di Fausto Brizzi; con Christian De Sica, Enrico Brignano, Lucia Ocone, Lodovica Comello, Anna Mazzamauro, Ubaldo Pantani, Al Bano, Gabriel Garko, Giobbe Covatta, Gianmarco Tognazzi, Bebo Storti, Camila Raznovic – uscita giovedì 15 dicembre 2016.