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La vendetta di un uomo tranquillo: recensione in anteprima

Thriller competente, La vendetta di un uomo tranquillo è storia di trasformazioni che ci vengono sottoposte nei tempi e modi opportuni. Buon esordio per Raúl Arévalo

pubblicato 20 Marzo 2017 aggiornato 30 Luglio 2020 00:55

È un non troppo lungo pianosequenza ad immetterci con veemenza nella vicenda di La vendetta di un uomo tranquillo. Siamo all’interno di un’auto, il cui conducente, Curro (Luis Callejo), fa da autista ad un gruppo che sta compiendo una rapina presso una gioielleria. Qualcosa va storto, lo vediamo, e Curro è costretto a sgommare lontano dalla zona, solo, mentre gli altri criminali si sono già dileguati. Il tentativo di fuga però e vano e si conclude con un rocambolesco incidente a seguito del quale l’autista viene prelevato dalla polizia.

Otto anni dopo siamo nel bar di un piccolo centro. Raúl Arévalo non vuole svelarci subito quale sia la relazione tra quanto avviene otto anni dopo e quella rapina e lo fa assecondano il genere, snocciolando con buon tempismo informazioni/rivelazioni, senza però consentire che ci si smarrisca in corso d’opera. Qui conosciamo José (Antonio de la Torre), uomo di poche parole e di cui non si conosce un granché, sebbene sia amico stretto del proprietario del bar. In questo stesso bar lavora anche la bella Ana (Ruth Diaz), la quale si trova in una situazione piuttosto complicata col suo uomo, in procinto di uscire di galera dopo otto anni di detenzione. Insomma, avete capito.

È pressoché impossibile aggiungere altro in merito alla trama del film senza compromettere in qualche modo le grandi e piccole svolte, i colpi di scena che ne costituiscono l’ossatura. Perché La vendetta di un uomo tranquillo è un thriller che gioca molto proprio su quanto viene gradualmente rivelato, sulle pieghe di un racconto contrassegnato da depistaggi, malgrado le svolte più significative siano probabilmente due. Poco importa: come già ravvisato, tocca allo spettatore scoprire tutto ciò.

Quanto a noi, a ciò che si può e si deve dire in merito a questo debutto di Arévalo, è che quest’ultimo riesce a portare a casa il risultato a fronte di poche decisioni azzeccate. In primis quella di abbracciare il genere, discostandosene il giusto e là dove può risultare funzionale alla vicenda che sta raccontando: una padronanza dei codici ai quali dunque non si sottomette passivamente, ritagliandosi al contrario degli spazi, fossero pure meri interstizi, da riempire con un approccio più personale, sebbene non per forza di cose autoriale. Specie se per “autorialità” s’intende qui il tentativo di prevaricare sui personaggi, sulle situazioni, imponendo uno stile o che so io; niente di più sbagliato, ed è anche per questo che La vendetta di un uomo tranquillo scivola via piuttosto bene, trattandosi perciò di un prodotto mainstream che non sfigura affatto pure se considerato nell’alveo di un cinema meno «di cassetta», come si diceva un tempo a torto o a ragione.

Altro elemento vincente sta nella scelta del cast: si guardino le foto dei vari attori e li si confronti con i personaggi che interpretano così per come appaiono. Stravolti non meno che centrati, con particolare riferimento a José, di cui già nel film si ha modo di apprezzarne la “trasformazione” per via di alcuni filmati di famiglia che riguardano il suo personaggio. In ultimo luogo c’è la scelta della fotografia, un evocativo Super 16 la cui grana, appena percettibile, contribuisce in maniera determinante alla creazione di quel mood specifico che impreziosisce ciò a cui assistiamo.

Di più è davvero difficile dire, se non che questa sorta di viaggio on the road che si stabilisce da un certo punto in avanti diventa anche occasione per sondare, per quanto superficialmente, l’anima di un popolo, quello spagnolo, soffermandosi sulla provincia, ben lontana dall’euforia e progressismo tanto sbandierato e veicolato non solo tra i media ma pure da coloro che bazzicano i grandi centri iberici. Un clima saturo, opprimente finanche, su cui Arévalo impianta bene la sua storia, attraverso la quale ci conduce senza asfissiarci ma al tempo stesso senza mollare la presa.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”7.5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]

La vendetta di un uomo tranquillo (Tarde para la ira, Spagna, 2016) di Raúl Arévalo. Con Antonio de la Torre, Luis Callejo, Ruth Díaz, Alicia Rubio, Manolo Solo, Raúl Jiménez e Font García. Nelle nostre sale da giovedì 30 marzo 2017.