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Cannes 2017: dalla prossima edizione niente più film di Netflix

Festival di Cannes 2017: passi per quest’anno, dalla prossima edizione cambia musica: il Festival di Cannes non accetterà più film la cui uscita non sia prevista pure nelle sale cinematografiche francesi. In attesa della risposta di Netflix e affini

pubblicato 10 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 06:30

In queste settimane si è discusso sull’opportunità o meno di presentare in Concorso al Festival di Cannes due film che usciranno esclusivamente su Netflix, dunque disponibili ai soli abbonati al servizio. Si tratta di The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach ed Okja di Bong Joon-ho, in larga parte finanziati proprio dal colosso statunitense per la distribuzione in streaming e on demand di film e serie TV. Dato che è stata ventilata addirittura una possibile esclusione, il Festival francese ha ritenuto a ragion veduta necessario esporsi con un comunicato ufficiale.

Il Festival di Cannes è al corrente dell’ansia generata dall’assenza di distribuzione di questi film in Francia. Invano il Festival di Cannes ha chiesto a Netflix di accettare che questi due film potessero raggiungere pure il pubblico delle sale francesi anziché soltanto i suoi abbonati. Perciò al Festival dispiace che non sia stato raggiunto alcun accordo in tal senso. Il Festival è lieto di accogliere un nuovo operatore che ha deciso di investire nel cinema ma intende ribadire il proprio sostegno alla modalità tradizionale attraverso cui vengono mostrati i film in Francia e nel mondo. Di conseguenza, dopo aver consultato i membri del proprio Direttivo, il Festival di Cannes ha deciso di adattare le proprie regole a questa situazione fino ad oggi inedita: ciascun film che intenda competere in Concorso a Cannes dovrà impegnarsi ad essere distribuito nelle sale cinematografiche francesi. Tale misura verrà applicata dall’edizione del 2018 del Festival Internazionale di Cannes in avanti.

Una posizione chiara, netta, che va in un senso preciso. Frutto di una cultura, quella francese, che continua a relazionarsi alla Settima Arte come portavoce, primo sostenitore nonché per certi versi tutore, in quanto Patria di nascita. La questione è comunque interessante, dato che per la prima volta il dibattito relativo alle modalità di distribuzione investe anche il circuito festivaliero, per lo meno così in alto.

D’altronde i servizi di streaming e on demand rischiano a priori di mettere a repentaglio l’esistenza stessa dei Festival, che nella sala, almeno fino ad oggi, trovano la loro ragion d’essere. Un discorso più ampio ed in qualche modo complesso, che meriterebbe una trattazione a parte.

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