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L’uomo che non cambiò la storia: trailer del docu-noir di Enrico Caria

L’uomo che non cambiò la storia: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul documentario di Enrico Caria nei cinema italiani dall’11 maggio 2017.

pubblicato 11 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 06:27

 

L’11 maggio Istituto Luce Cinecittà porta nelle sale italiane L’uomo che non cambiò la storia, il nuovo documentario del giornalista e sceneggiatore Enrico Caria.

Il docu-noir applaudito all’ultimo Festival di Venezia, dove è stato presentato fuori concorso, racconta la storia vera, straordinaria, tragicomica ed esemplare di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il principe dell’archeologia italiana, e del più clamoroso attentato mai immaginato nella storia del Novecento: quello contro Hitler e Mussolini, riuniti nel celebre viaggio del Fürher in Italia nel 1938. In quell’occasione il professore e archeologo, segretamente antifascista e improbabile tirannicida, fece loro da cicerone per le bellezze artistiche del Paese. Una brillante parabola politica e satirica, e una lezione di stile, in cui come la Storia ci ricorda i dittatori non morirono, ma la lezione di conoscenza e cultura di Bianchi Bandinelli straordinariamente sopravvive.

L’uomo che non cambiò la storia, prodotto e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, è liberamente tratto da “Il viaggio del Führer in Italia” di Ranuccio Bianchi Bandinelli.

 

Il regista Enrico Caria racconta la genesi del progetto.

[quote layout=”big”]Tutto nasce da un incontro fortuito, quello con un piccolo libro, Il viaggio del Führer in Italia. Un sorprendente diario di Ranuccio Bianchi Bandinelli che fino a quel momento conoscevo solo come luminare dell’archeologia, ignorando del tutto che avesse fatto come interprete durante il primo viaggio di Hitler in Italia. Un momento cruciale della storia in cui insieme ai due mostri che porteranno l’Italia sul baratro, c’è questo giovanotto che gli fa da Cicerone. Un compito che all’inizio rifiuta ma quando il cortese invito si trasforma in un ordine perentorio non ha più scelta. A quel punto si accorge che non c’è un’organizzazione vera, non viene mai sorvegliato e può decidere liberamente itinerari e spostamenti. E quindi d’un tratto realizza che l’ipotesi di un attentato potrebbe essere alla sua portata.[/quote]

 

Caria parla del professor Bandinelli il cui libro “Il viaggio del Führer in Italia” ha ispirato il film.

[quote layout=”big”]Come tutti i professori dell’epoca aveva giurato fedeltà al nazismo, tra l’atro su indicazione degli stessi Togliatti e Croce, ma sotto la sua divisa batteva un cuore antifascista. Il suo era un antifascismo individuale e non organizzato, ma abbastanza endemico da fargli inizialmente rifiutare l’offerta di far da guida e interprete ai due dittatori. Io abbino la sua immagine a quella dell’aspirante suicida. Colui che sale sul cornicione, si mette baratro e riflette. Non tutti poi si buttano – e non sappiamo quanto il professore abbia concretamente pensato di passare all’azione, – ma lì sul baratro ci si mette nella condizione mentale del ‘posso farlo’. Bandinelli non ha ucciso i due mostri ma ha vinto la sfida della superiorità della cultura sull’odio che porta solo distruzione e morte, lasciandoci un messaggio quanto mai moderno.[/quote]

 

ELENCO SALE

 

 

 

Fonte: Cinecittà.com