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Pitch Perfect 3: Recensione in Anteprima

In sala dal 14 giugno, Pitch Perfect 3.

pubblicato 1 Giugno 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 20:03

Probabilmente nessuno, neanche in casa Universal, avrebbe mai potuto immaginare il successo a cui è andato incontro il ‘franchise’ Pitch Perfect. Sceneggiato da Kay Cannon, il primo capitolo incassò 115 milioni di dollari dopo esserne costati appena 15, per poi fare bingo con il sequel del 2015, in grado di arrivare ai 287 milioni di dollari worldwide dopo esserne costati 29.

Persi per strada Jason Moore ed Elizabeth Banks, registi dei primi due capitoli qui rimasti in abiti produttivi, Pitch Perfect 3 è figlio proprio di quell’impensabile boom del 2015. Troppo ghiotta, per tutti, l’occasione di fare nuovamente cassa facile. Un atto dovuto e molto poco ispirato diretto da Trish Sie, regista di Step Up 5 che nulla ha aggiunto alla ‘saga’, letteralmente diventata un’accozzaglia di improbabili situazioni intervallate da musica e canzoni.

Come già visto nel dimenticabile Sex and the City 2, anche in questo caso le ‘ragazze’, ovvero le Bellas, abbandonano il territorio americano per ampliare il proprio demenziale raggio d’azione, ritrovandosi tre anni dopo l’ultima volta per un vero e proprio ‘tour’. Inevitabile lo ‘scontro’ con altri tre gruppi, questa volta supportati da strumenti musicali, mentre il passato famigliare di Ciccia Amy travolge tutto e tutti inaspettatamente, costringendo le ‘girls’ a fare quadrato per salvare la pelle.

Uscito a Natale nelle sale d’America, con altri 184 milioni di dollari incassati in tutto il mondo, Pitch Perfect 3 arriva solo ora nei cinema d’Italia, perché mai particolarmente apprezzato nel Bel Paese. Il primo capitolo uscì addirittura con un altro improbabile titolo (Voices), mentre persino il ricco sequel floppò miseramente. E’ chiaro che dinanzi a questo sgonfio 3° episodio, i risultati non potranno che essere similari.

Sin dalla primissima scena, che sulle note di Toxic di Britney Spears ci mostra le Bellas in versione ‘007’, con annessa inguardabile esplosione in mare aperto, Pitch Perfect 3 rimarca la pochezza di scrittura che caratterizza un sequel completamente privo di contenuti. Le sbilenche sottotrame ideate da Kay Cannon, in chiara crisi creativa, rasentano il nulla, cavalcando fino all’ossesso l’ormai spolpato concetto di ‘famiglia’ non tradizionale, che va ben oltre quelli che possono essere i legami di sangue (leggasi amiche).

Tutte per una, una per tutte‘, potrebbero urlare in coro le Bellas, neanche a dirlo tallonate dai soliti cinici cronisti interpretati da Elizabeth Banks e John Michael Higgins, mentre il grande John Lithgow, fresco vincitore di un Emmy grazie a The Crown, batte semplicemente cassa nell’indossare i panni del padre di Ciccia Amy a lungo scomparso. Un personaggio, il suo, ai limiti dell’irrealtà. Proprio Rebel Wilson, dall’alto della propria fisicità, è l’unica della crew a dare l’impressione di crederci sempre e comunque, a differenza di una Anna Kendrick visibilmente indispettita da un sequel rozzo e insipido, trascurabile e fastidiosamente scontato.

Una slapstick musical-comedy al limite dell’improvvisazione, discutibile persino nel montaggio audio (lip sync a tratti imbarazzante) e nello sviluppo di una trama praticamente inesistente. Abbiamo le Bellas, un concerto che si fa concorso che si fa tour, e una sorta di spy story a riempire 90 minuti di problematico sviluppo. La speranza, visti i 587 milioni di dollari complessivi incassati dai 3 capitoli, è che la Universal abbia messo un punto definitivo alla sua redditizia saga, perché le ragazze sono diventate donne e davvero nulla hanno più da dire. O da cantare.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4″ layout=”left”]

Pitch Perfect 3 (Usa, commedia, 2018) di Trish Sie; con Anna Kendrick, Rebel Wilson, Hailee Steinfeld, Brittany Snow, Anna Camp, Alexis Knapp, Hana Mae Lee, Ester Dean, Chrissie Fit, Kelley Jakle, Shelley Regner, John Michael Higgins, Elizabeth Banks, Ruby Rose, John Lithgow, Matt Lanter – uscita giovedì 14 giugno 2018.