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Venezia 2018, La Quietud: Recensione del film di Pablo Trapero

Il regista del premiato Il Clan è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia con il poco riuscito La Quietud.

pubblicato 3 Settembre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 16:57

Tre anni dopo il Leone d’Argento – Premio speciale per la regia ottenuto dal suo folgorante Il clan, l’argentino Pablo Trapero è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia grazie a La quietud, presentato fuori Concorso e in arrivo in Italia grazie a Bim Distribuzione.

Un titolo intimo e famigliare di puro matriarcato che solo apparentemente tace drammatiche verità politiche, trainato da Bérénice Bejo e Martina Gusman, splendide e molto somiglianti sorelle ritrovatesi nella tenuta di famiglia a causa di un ictus che ha colpito l’anziano padre. Una sorellanza che ha saputo resistere alla distanza (una vive a Buenos Aires, l’altra a Parigi) e ai problemi di cuore, pronti a riesplodere in queste quattro ricche mura condivise con l’arcigna madre, che ha sentimenti e attenzioni solo per una delle due figlie.

Rancori che tornano a galla dopo anni di difficile sopportazione, traumi emotivi passati mai del tutto digeriti, gelosie raramente esplicitate, inconfessabili segreti legati alla dittatura militare. Trapero, anche co-sceneggiatore, alimenta la sua ultima fatica con colpi di scena degni di una qualsiasi telenovela argentina, limitando inesorabilmente un’opera dalla sceneggiatura sovrabbondante e molto poco incisiva.

C’è davvero tanto, troppo, in questo ‘malsano’ rapporto tra sorelle che prende presto vita grazie ad una scena di puro autoerotismo saffico. Tornata a ‘casa’ dopo 15 anni d’assenza, Eugenia (ri)trova non solo l’adorante madre ma anche l’indimenticato amore adolescenziale e una prima gravidanza a lungo attesa, mentre la depressa sorella Mia vive con difficoltà una storia d’amore segreta, piange la malattia dell’amato e idolatrato padre e sopporta a fatica il complicato rapporto con la scorbutica mamma (interpretata dalla bravissima Graciela Borges). Gli abbracci e i sorrisi iniziali lasceranno presto spazio a risentimenti di varia forza e natura, mettendo a rischio l’unione apparentemente inscindibile di queste due sorelle.

Intrecci narrativi che attraverso il doloroso presente riportano a galla taciute verità passate. Trapero fatica a gestire il parallelismo temporale del suo La quietud, inevitabilmente segnato dal malato rapporto fisico ed emotivo delle sue due bellissime protagoniste, semplicemente indivisibili persino dinanzi ad apparentemente inaccettabili tradimenti. Peccato che drammaturgicamente parlando il film sbandi pericolosamente, a causa dei suoi multipli finali in cui isterismi, scene madri e denunce dal taglio politico si susseguono senza sosta, facendo lentamente scivolare il complesso doppio registro verso l’involontario grottesco.

La Quietud (Argentina, drammatico, 2018) di Pablo Trapero; con Martina Gusman, Bérénice Bejo, Graciela Borges, Edgard Ramirez, Joaquim Furríel – uscirà in Italia con Bim Distribuzione.

[rating title=”Voto di Federico” value=”4.5″ layout=”left”]