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Halloween: recensione della saga di Michael Myers

Il nuovo “Halloween” ha debuttato nei cinema e Blogo vi propone una carrellata sulla saga slasher creata da John Carpenter nel 1978.

pubblicato 31 Ottobre 2018 aggiornato 27 Agosto 2020 15:22

Quest’anno il 31 ottobre è stato preceduto da due appuntamenti imperdibili per i fan del genere horror, il 25 ottobre è uscito nelle sale il nuovo Halloween di David Gordon Green, uscita coincisa con il 40° anniversario dell’originale “Halloween” di John Carpenter. Quindi quale migliore occasione per ripercorrere l’intera saga di Michael Myers, dall’esordio fologorante del 1978 fino ai controversi reboot di Rob Zombie.

 

 

Halloween – La notte delle streghe (1978)

 

John Carpenter gira lo slasher definitivo, suspense ai massimi livelli, una colonna sonora indimenticabile e un killer mascherato che entrerà nella storia del genere horror. Halloween – La notte delle streghe di Carpenter diventa un vero e proprio spartiacque per lo “slasher” che fino ad allora era rappresentato da precursori del genere come Non aprite quella porta, La città che aveva paura, Reazione a catena di Mario Bava e il film da cui “Halloween” ha tratto più ispirazione, lo slasher canadese Black Christmas (Un Natale rosso sangue) di cui John Carpenter è un grande fan. L’Halloween di Carpenter resta ad oggi ineguagliato e inarrivabile e la recente e osannata operazione sequel/reboot del volenteroso David Gordon Green ci spiace dirlo, ma resta ad anni luce di distanza.

 

Halloween II – Il signore della morte (1981)

 

John Carpenter è produttore e co-sceneggiatore (con Debra Hill) di questo primo sequel diretto da Rick Rosenthal (Gli Uccelli II). Un anno prima usciva l’originale Venerdì 13 e gli omicidi coreografici sono nel frattempo diventati di gran moda, così Michael Myers invece di mani nude e coltellaccio, in Halloween II – Il signore della morte amplia il suo modus operandi uccidendo con una inedita creatività. In questo sequel scopriamo che Laurie Strode è in realtà Cinthya Myers, sorella di Michael, un escamotage per giustificare l’ossessione di Michael per la traumatizzata babysitter. Film discreto che diventa complementare all’originale poiché si svolge nell’arco della medesima nottata degli eventi narrati nel primo film. Tornano quindi Loomis (Doanl Pleasence), lo Sceriffo Leigh Brackett (Charles Cyphers) e naturalmente Laurie Strode (Jamie Lee Curtis). Michael nel finale finirà acceccato e bruciato vivo a sancire la fine del franchise, ma come sappiamo le cose andranno molto diversamente.

 

Halloween III – Il signore della notte (1982)

 

Halloween III – Il signore della notte è un “outsider” all’interno della saga poiché non presenta Michael Myers e non è ambientato neanche nello stesso universo dell’originale. John Carpenter torna a produrre e collaborare alle musiche e alla sceneggiatura. Alla regia c’è Tommy Lee Wallace (Ammazzavampiri 2) che dirige questa storia ambientata nei giorni che precedono Halloween e che miscela horror e fantascienza. Scopriremo una fabbrica di maschere di Halloween dietro cui si cela un terrificante piano apocalittico scoperto da un medico di pronto soccorso (Tom Atkins)  e ordito da un culto celtico guidato da una sorta di versione horror di Willy Wonka. Un capitolo intrigante e originale per nulla penalizzato dalla mancanza dell’iconico Michael Myers. Memorabili l’ossessivo jingle dello spot tv “Silver Shamrock” e le tre maschere (teschio, zucca e strega) che poi diventeranno un successo di Halloween anche al di fuori dello schermo.

 

Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers (1988)

 

Gli incassi deludenti di Halloween III spingono i produttori a riportare Michael Myers a bordo e in Halloween 4 – Il ritorno di Michael Myers oltre all’iconica “Ombra” ritroviamo Donald Pleasence ancora nei panni di Loomis, ma non Jamie Lee Curtis che nel frattempo ha trovato il successo in ruoli comedy come Una poltrona per due e Un pesce di nome Wanda e non intende tornare al genere horror. Laurie viene quindi eliminata dal film a seguito della sua morte per un incidente stradale e viene introdotta sua figlia di sette anni, Jamie Lloyd, interpretata da Danielle Harris che ritroveremo anche nel quinto film e poi nei reboot di Rob Zombie. Carpenter stavolta non collabora alla sceneggiatura ma si limita al ruolo di co-produttore. Alla regia c’è Dwight H. Little (Drago d’acciaio, programmato per uccidere). “Halloween 4” riprende 10 anni dopo gli eventi dell’originale, Michael in coma dopo il finale “esplosivo” di Halloween II scopre di essere “zio” e ripresi maschera e coltellaccio parte alla ricerca della nipotina, che guarda un po’ si trova ad Haddonfield, braccato come al solito da un Loomis sempre più ossessionato dal suo ex paziente. Dopo che Michael viene crivellato di colpi durante l’epilogo di una caccia all’uomo, ci viene mostrata nella riprese finale la piccola Jamie sopravvissuta, ma traumatizzata che impugna un paio di forbici insanguinate che ha usato per aggredire la matrigna. La ragazzina è in cima ad una rampa di scale e indossa un costtume da clown come lo zio Michael al suo primo omicidio, come si suol dire “buon sangue non mente”.

 

Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers (1989)

 

I buoni incassi di “Halloween 4” spingono i produttori a battere il ferro finché è caldo e così ad un anno di distanza arriva nelle sale Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers, diretto da l regista svizzero Dominique Othenin-Girard (Omen IV – Presagio infernale) e stavolta senza alcun coinvolgimento di John Carpenter. In questo quinto film, che inizia dove era terminato il quarto capitolo, si comincia ad inserire nella trama l’elemento sovrannaturale. Tornano il Dr. Loomis di Donald Pleasence e la Jamie Loyd di Danielle Harris che Pleasence voleva diventasse “puro male” nel sequel, ma i produttori non erano d’accordo e la trama stabilisce invece un contatto telepatico tra lei e Michael, in cui Jamie può vedere tutto ciò che fa il letale zio e viceversa. Ne scaturiscono violenti attacchi che costringono Jamie ad un ricovero in una struttura oispedaliera. Michael dopo una sorta di “letargo” rigeneratore durato quasi un anno, in cui è stato trovato e accudito da un anziano eremita all’interno di una baracca piena di simboli runici, si risveglia guarito dalle ferite subite nel finale del quarto capitolo e riparte in cerca della nipote. Alla fine di questo quinto capitolo Michael catturato da Loomis viene poi liberato dalla sua cella della locale centrale della polizia da un misterioso uomo di nero vestito, figura che preannuncia il culto celtico che sarà al centro della trama del sesto film.

 

Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers (1995)

 

Trascorrono ben 6 anni da “Halloween 5” prima che i produttori diano luce verde ad un sesto film, Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers diretto dal regista televisivo Joe Chappelle e scritto da Daniel Farrands. Il film include Donald Pleasence in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche e il primo ruolo da protagonista di Paul Rudd, futuro Ant-Man dei film Marvel. La trama segue una ragazza che vive con la sua famiglia nella casa d’infanzia di Michael Myers che tornato a casa farà della ragazza la sua nuova ossessione. In aiuto della ragazza arrivano Tommy Doyle, il ragazzino a cui Laurie Strode faceva da babysitter nell’Halloween originale e naturalmente il Dr. Sam Loomis. La trama segue gli elementi “celtici” del film precedente introducendo nel canone ufficiale “La maeldizione di Thorn”, un simbolo mistico visto per la prima volta nel quinto film e descritto come fonte dell’immortalità e della brama di uccidere di Michael Myers. Il film introduce anche il “Culto di Thorn”, una setta il cui scopo è proteggere Michael e sfruttare il suo potere per i propri scopi. Per quanto riguarda il resto del cast torna anche il personaggio di Jamie Lloyd, rapita nel finale del quinto film, mostrata come ormai adolescente, in attesa di un figlio e nelle mani della setta che tenta di portarle via il neonato. Il finale di questo sesto film vede l’ennesimo epilogo tra Loomis e Michael che sembra voler lasciare il dubbio sulla sorte di entrambi, ma in realtà già sappiamo quale sarà il proseguo degli eventi con Donald Plaeasence scomparso 8 mesi prima dell’uscita del film e Michael che tornerà per un settimo film, il celebrativo “20 Anni Dopo”, che cancellerà l’elemento sovrannaturale per riportare Michael alle origini e agli eventi successivi al secondo film, “Il signore della morte”.

 

 

Halloween – 20 anni dopo (1998)

 

Dopo la fase “celtica” con un Michael Myers divenuto una sorta di golem immortale, arriva Halloween – 20 anni dopo noto anche come “H20” a dare un colpo di spugna alla digressione sovrannaturale di Michael, riportando gli eventi ad una connessione diretta con il sequel “Halloween II – Il signore della morte” con la sceneggiatura di Kevin Williamson (Scream) in origine intitolata “Halloween 7: The Revenge of Laurie Strode”. Quella prima bozza della sceneggiatura si ricollegava al sesto film, con flashback sulla morte di Jamie, la figlia di Laurie Strode che dopo gli eventi di Halloween II ha finto la propria morte e ha assunto una nuova identità così da giustificare la morte del personaggio in Halloween 4. Laurie ora si chiama Keri Tate ed è la preside di una prestigiosa scuola privata dove Michael si dirige dopo aver saputo che la sorella è ancora viva. il compianto Donald Pleasance appare in “H20” in un cameo vocale mentre Nancy Stephens torna nei panni dell’infermiera Marion Whittington, assistente storica del dottor Loomis apparsa nei primi due film. John Carpenter visto il ritorno di Jamie Lee Curtis era intenzionato a dirigere il film, ma le trattative con Dimension Films naufragarono su una clausola voluta dal regista per un contratto di tre film. “H20” funziona a corrente alternata e la reunion di Laurie Strode e Michael Myers non raggiunge le vette di pathos sperate, o perlomeno quelle attese da un sequel diretto dei due film originali, di cui questo sequel sembra solo una copia sbiadita. Il cast include anche un giovanissimo Joseph Gordon-Levitt che ha un incontro ravvicinato con Michael nell’incipit del film e un esordiente Josh Hartnett nei panni del figlio adolescente di Laurie Strode / Keri Tate.

 

Halloween – La resurrezione (2002)

 

Dopo il ritorno di Laurie Strode e la presunta morte di Michael Myers decapitato nel finale del settimo film, arriva l’ottavo e peggiore film dell’intera saga: Halloween – La resurrezione che vede alla regia Rick Rosenthal, già regista del sequel Halloween II – Il signore della morte. Questa volta Michael tornato alla sua vecchia casa d’infanzia abbandonata la trova occupata dalla troupe di un reality horror trasmesso in diretta streming su Internet. Il problema principale non è come si potrebbe pensare la limitata location e personaggi fastidiosi oltre il consentito, ma bensì l’incipit che per giustificare il ritorno di Michael senza ricorrere all’elemento sovrannaturale mostra Laurie Strode che scopre di aver decapitato un paramedico invece del fratello, paramedico che Michael, manco fosse Hannibal Lecter, ha ucciso e infilato nel sacco mortuario al suo posto. Un escamotage che definire ridicolo è un eufemismo, ma non bastava un Michael trasformato in un “genio del crimine”, ci dobbiamo poi sorbire una Laurie Strode traumatizzata e internata in manicomio, dopo l’involontario omicidio del paramedico padre di famiglia, che finisce per essere trovata e uccisa da Michael in quello che appare come un modo per Jamie Lee Curtis, costretta per contratto ad apparire almeno in un cameo, di liberarsi di un personaggio ormai diventato un peso per l’attrice. Nel finale di questo ottavo capitolo Michael “muore” folgorato, ma una volta portato all’obitorio riapre gli occhi in una scena in puro stile Jason Voorhees.

 

Halloween – The Beginning (2007)

 

Con Laurie Strode tornata nella tomba e un Michael Myers ormai al tramonto dovranno trascorrere cinque anni prima di poter rivedere l’Ombra in azione.  Stavolta il franchise viene approcciato in formato reboot dallo specialista in horror Rob Zombie, reduce dal successo del dittico La casa dei 1000 corpi / La casa del diavolo. Scegliere un filmmaker dalla forte personalità come Zombie comprendeva l’inevitabile rischio di snaturare il materiale originale e così è stato. Halloween – The Beginning racconta l’infanzia di Michael mostrandone la deriva borderline e questo approfondimento distrugge ogni briciola di mistero celato dietro l’iconica maschera. Inoltre l’Halloween di Zombie è brutale e ultraviolento con Michael che diventa una sorta di Jason di Venerdì 13, enorme e massiccio, capace di sradicare porte e capovolgere macchine, un vero e proprio “mostro” che tra il primo e il secondo film arriva ad assumere le sembianze di uan sorta di moderna Creatura di Frankenstein. “Halloween – The Beginning” è un film creato a misura dei fan di Rob Zombie, ma il formato “reboot” spinge Zombie a prendere il film originale e a stravolgerlo, con un sequel che se possibile farà ancora peggio, cancellando ogni traccia residuale del Michael Myers originale che diventerà solo un pallido ricordo. Il cast del reboot include Danielle Harris apparsa ancora bambina in Halloween 4 e 5 e Malcolm MacDowell in una nuova e irritante versione del Dr. Loomis. Con 80 milioni di dollari d’incasso l’Halloween di Rob Zombie diventa il più alto incasso della saga, primayo recentemente spodestato dal nuovo Halloween di David Gordon Green con i suoi 172 milioni di dollari incassati nel mondo.

 

Halloween II di Rob Zombie (2009)

 

Se con il suo reboot Rob Zombie aveva volutamente snaturato l’originale mettendo a nudo il passato di Michael, in questo sequel il regista va oltre e si lancia in una deriva psicologica portandoci nella mente di Michael, che include visioni di se stesso ragazzino, di sua madre e di un cavallo bianco. Per Halloween II Zombie decide di concentrarsi maggiormente sulla connessione tra Laurie e Michael, e l’idea che i due condividano problemi psicologici simili. Zombie voleva che il sequel fosse più realistico e violento del suo predecessore e voleva vedere come gli eventi del primo film hanno influenzato i personaggi. Quando è arrivato il momento di fornire al film una colonna sonora, Zombie ha avuto difficoltà a trovare un posto per includere il tema originale di “Halloween” di John Carpenter così alla fine è stato incluso solo nella scena finale del film. Zombie in un incipit onirico cita l’ambientazione ospedaliera dell’Halloween II originale per poi prendere tutt’altra direzione, ribadendo il suo desiderio di creare un Halloween a misura di Zombie.

 

Halloween di David Gordon Green (2018)

 

Ora occupiamoci del nuovo osannato Halloween di David Gordon Green che altro non è che un rimaneggiamento, neanche tanto sottile, del settimo capitolo della saga: Halloween – 20 anni dopo. Green ha potuto contare su diversi fattori: ben 8 film da cui attingere, poca memoria da parte degli spettatori a causa della confusionaria continuity creata dalla saga, che tra morti e resurrezioni non è risulta affatto semplice da ricordare. Il sottoscritto ha preferito visionare l’intera saga prima di metter mano al nuovo film e forse è stato un errore poiché il sequel di David Gordon Green non ci è sembrato affatto il capolavoro di cui tutti parlano, ma bensì un frullatone che pesca dall’intera saga (ecco perché ignorare tutti i sequel, per poterne fruire a piene mani). In questo nuovo Halloween sinceramente troviamo personaggi a dir poco risibili come l’attempato allievo del Dr. Loomis, vera e propria macchietta, una Jamie Lee Curtis troppo spesso sopra le righe a cui si aggiunge un finale delirante in stile protofemminista, in cui si grida a gran voce a morte il misogino, e in cui Michael ad un certo punto riesce a perdere completamente la sua dignità di icona horror, e mentre prende botte a destra e a manca sembra poterlo sentire sotto la maschera chiedersi: “Dove sono Jason e Freddy quando ce n’è bisogno?”. Tanto di cappello a David Gordon Green per un’operazione furba e costruita ad arte per una nuova platea di “patiti” dell’horror, per il sottoscritto ci vuole ben altro che una maschera sdrucita, l’iconica colonna sonora di Carpenter, qualche citazione buttata qua e là e un’eroina che fa il verso a Sarah Connor per gridare al capolavoro.