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Venezia 2019, Wasp Network di Olivier Assayas, recensione – melensa soap opera spionistica

Olivier Assayas sbarca a Cuba con Wasp Network, film in Concorso a Venezia 76.

pubblicato 1 Settembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 17:08

La più cocente delusione della 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia arriva dalla Francia, con Oliver Assayas inatteso protagonista. Ad un anno dall’apprezzato Il gioco delle coppie, il regista di Personal Shopper e Sils Maria è tornato al Lido con Wasp Network, film che ricostruisce la guerra di ‘spie’ Cuba/USA dei primi anni ’90, con una lunga serie di dissidenti cubani fuggiti a Miami con l’intenzione di destabilizzare e far cadere il regime di Fidel Castro.

René González, pilota di linea cubano interpretato da Edgar Ramírez, ruba un aereo e lascia l’Avana, abbandonando moglie e figlia al loro destino. González comincia una nuova vita negli Stati Uniti d’America, all’interno di un’organizzazione che pianifica attentati sul territorio cubano per far crollare il turismo, e inevitabilmente l’economia, in modo da spodestare il regime castrista.

Una spy story dai ritmi e dai toni di una telenovela latino-americana, quella scritta e diretta da un Assayas raramente tanto sfasato, così didascalico e inutilmente melenso. Il film avrebbe dovuto cavalcare storie di spie in terra straniera, tra azioni disperate e controspionaggio, ma l’annunciata partita a scacchi si tramuta presto in una soap opera a tinte rosa. Evidenti i problemi di scrittura, con il regista che fatica enormemente a gestire i vari personaggi e i diversi piani narrativi, prima di cedere spazio ad un twist che Assayas spiega e rispiega ben tre volte, nel caso in cui qualcuno non avesse ancora capito il colpo di scena. 10 anni dopo lo strepitoso Carlos Édgar Ramírez ritrova il regista francese, che gli affianca per l’occasione una Penelope Cruz solita ‘mamma coraggio’, uno stempiato Gael Garcia Bernal e un trasformato Wagner Moura, quasi irriconoscibile se paragonato ai kg di troppo dell’inquietante Pablo Escobar della serie Netflix Narcos.

Particolarmente confusinario, totalmente privo di ritmo, stucchevole nei dialoghi, affrettato nella sua evoluzione e mai neanche lontanamente avvincente, Wasp Network barcolla da subito tra strade sconnesse, senza mai riuscire ad intraprenderne una, con decisione. Tratto da fatti realmente accaduti, il film prova a raccontare drammatici eventi di storia moderna, vedi l’attentato all’Hotel Copacabana de l’Avana che nel 1997 uccise l’imprenditore italiano Fabio Di Celmo, attraverso l’umanità dei suoi protagonisti, invischiati in storie d’amore da libro Harmony.

Ed è questo l’errore principale, l’infelice scelta che affossa l’intero progetto, perché del regime castrista, dei suoi oppositori e della guerra spionistica cubano/americana rimane solamente rumore di fondo, avendo Assayas concentrato le proprie principali attenzioni sui rapporti personali, di coppia, fallendo clamorosamente obiettivo.

[rating title=”Voto di Federico” value=”3″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”3″ layout=”left”]

Wasp Network (Brasile, Francia, Spagna, Belgio) di Olivier Assayas; con Penélope Cruz, Edgar Ramírez, Gael García Bernal, Wagner Moura, Ana de Armas, Leonardo Sbaraglia – CONCORSO

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