Home Festival di Venezia Venezia 2019, The King di David Michôd, recensione: l’Enrico V shakespeariano ai tempi di Game of Thrones

Venezia 2019, The King di David Michôd, recensione: l’Enrico V shakespeariano ai tempi di Game of Thrones

Su Netflix dal 1 novembre, The King adatta la celebre tragedia di William Shakespeare.

pubblicato 2 Settembre 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 17:06

Australiano esploso 10 anni or sono grazie al folgorante Animal Kingdom, David Michôd ritrova Joel Edgerton a 5 anni da The Rover grazie a The King, libero adattamento di due celebri tragedie di William Shakespeare: l’Enrico IV e l’Enrico V. The King, 3° titolo Netflix alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (ma fuori Concorso), arriverà on line il 1 novembre, puntando inevitabilmente agli Oscar del 2020, grazie anche ad un imponente messa in scena che ha visto il colosso streaming pesantemente investire su un progetto bellico e medievale.

Protagonista il giovanissimo Hal, principe ribelle e riluttante al trono d’Inghilterra, a tal punto da fuggire alla vita di corte per gettarsi tra le braccia del popolo, tra prostitute e fiumi di alcool. Tutto cambia quando l’odiato padre muore, perché la corona di sovrano spetta ora a lui, Enrico V, costretto a vivere e a muoversi in ambienti che aveva sempre detestato. I frutti lasciati dal tirannico Enrico IV sono marci e avvelenati, tanto da obbligare il giovane nuovo Re a destreggiarsi tra menzogne, intrighi di palazzo, povertà e guerre perennemente alle porte.

Impossibile non pensare al fenomeno seriale Game of Thrones, dinanzi al Re di Michôd, interpretato da un candido e combattuto Timothée Chalamet, sempre più lanciato in quel di Hollywood a due anni dal boom di Chiamami col tuo Nome. Il suo Enrico V è un principe rivoluzionario, più legato ai poveri che ai ricchi padroni con il quale è cresciuto, circondato da serpi, legato ad un padre detestato e ad un fratello minore che sopporta a fatica la sua ingombrante ombra.

Michôd ed Edgerton, non solo co-protagonista negli abiti del fedele e anziano cavaliere alcolizzato John Falstaff ma anche co-sceneggiatore, dipingono un’evoluzione necessaria, quella dell’ingovernabile Hal, pacifista obbligato alla guerra. Ambientato nel pieno Medioevo, The King racconta un mondo brutto, sporco e cattivo, un’era di pura brutalità in cui vita e morte erano quanto mai precarie. Regnanti a capo di popoli ma immancabilmente smossi, per non dire prosciugati, da beghe il più delle volte famigliari.

Un adattamento crudo e al tempo stesso umano, quello di Michôd, legato all’introspezione dei propri personaggi nella prima parte, più classica e meno avvincente, per poi lasciare al finale l’annunciata esplosione di sangue e violenza grazie alla celebre battaglia di Azincourt, che vide scontrarsi il Regno di Carlo VI contro il Regno d’Inghilterra, in trionfo grazie alle tattiche del giovane Enrico V, che riuscì in questo modo a farsi nominare erede del trono di Francia.

Una scena che i fan della serie HBO non potranno che associare alla mitologica Battaglia dei Bastardi, 59esimo episodio de Trono di Spade, tutta sangue e fango. 20 giorni di riprese, centinaia di comparse e oltre 70 cavalli sul set per Michôd, riuscito a rendere credibile la strategia, la paura, la fatica, l’orrore del campo di battagia, con un lungo piano-sequenza che vede Timothée combattere corpo a corpo, spada in mano, per lunghi e sfiancanti minuti. Al fianco di un Chalamet bello e tormentato si fanno spazio un Edgerton dal phisique du role alla Russell Crowe, un ambiguo Sean Harris, un moribondo Ben Mendelsohn e un inatteso Robert Pattinson, arrogante e stupido biondo Delfino di Francia con improponibile accento, dovendo rendere credibile un francese che parla inglese.

Esplicito il messaggio pacifista del film, cavalcato da un Re refrattario ma obbligato alla guerra causa raggiri di corte e picchi di onore da salvaguardare, mentre l’amicizia impossibile tra un principe diventato sovrano e un vecchio soldato ubriacone prende forma, diventando unica traccia emotiva di uno script che fugge l’amore. Michôd concentra le proprie attenzioni sulle torbide paludi del potere, che generano avidità e arroganza, slealtà, paura e paranoia, attingendo a piene mani dalle tragedie shakespeariane che avevano abbondantemente ispirato lo stesso George R. R. Martin, padre letterario di Game of Thrones.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

The King (Australia, UK) di David Michôd; con Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Sean Harris, Tom Glynn-Carney, Lily-Rose Depp, Thomasin McKenzie, Robert Pattinson, Ben Mendelsohn – FUORI CONCORSO – IN CINEMA SELEZIONATI E POI SU NETFLIX DAL 1 NOVEMBRE.

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